Recentemente abbiamo parlato dell’iniziativa di Antonella Baiocchi, Assessore alle Pari Opportunità al Comune di San Benedetto del Tronto, che si è fatta promotrice e ha inaugurato la “Panchina Dell’Inclusione”, ossia l’opera dell’artista Pietra Barrasso creata in nome della “Tutela della violenza oltre il genere”. Ebbene, l’abbiamo raccontato, immediatamente dopo l’inaugurazione, alcune rappresentanti del femminismo suprematista e del pensiero unico, istigate da alcune avversarie politiche dell’Assessore, hanno pensato bene di manifestare il proprio dissenso e, con una diretta manifestazione del proprio stile assolutista e antidemocratico, hanno ricoperto la panchina con manifesti inneggianti alla “vittime di violenza che sono solamente donne”. La stessa Assessore Baiocchi ha dovuto ripulire la panchina e la piazzetta dal mare di carta con cui si è inteso “tapparle la bocca”. La paura delle deturpatrici, è evidente, è quella che queste iniziative culturalmente equilibrate e inclusive possano propagarsi in altri comuni, facendo a pezzi la visione femminista della violenza e della società.
Secondo l’assessore Baiocchi, il vero “killer” è l’analfabetismo psicologico e relazionale che porta fuori strada le persone rispetto al percorso di rispetto civile che la gran parte di persone ha nel cuore. «Tra le più gravi conseguenze di questo analfabetismo psicologico» – sostiene l’Assessore Baiocchi – «c’è il cosiddetto pensiero dicotomico, un vero e proprio “programma infetto”, che spinge la persona a elaborare gli eventi in termini assolutistici: tutto o niente, bianco o nero, ho ragione io hai torto tu, senza vie di mezzo». Continua l’Assessore: «Considerato, a livello scientifico, tra le più gravi distorsioni cognitive, una delle conseguenze del pensiero dicotomico è la gestione conflittuale delle divergenze, la quale induce a gestire ogni contrasto, ogni dissenso, con una modalità che non permette l’esistenza di entrambi gli interlocutori, ma prevede come unica soluzione possibile l’eliminazione (il “sacrificio”) di uno dei due poli oggetto della divergenza».
Una transizione verso una società davvero paritaria.
«In definitiva – conclude l’Assessore – è necessario superare l’atteggiamento dicotomico secondo cui chi difende le donne va contro gli uomini, chi difende gli uomini va contro le donne. Sono fermamente convinta che questo atteggiamento non porti a nessuna evoluzione, e anzi alimenti la violenza che si vuole contrastare. Nessuno nega che la violenza contro le donne esista, ma esiste anche quella contro gli uomini, per cui auspico che le pari opportunità diventino concretamente inclusive, e che si aprano centri antiviolenza che accolgano anche gli uomini. Lo scorso 30 dicembre 2020 il Comune di S. Benedetto del Tronto ha avuto il coraggio di promuovere, con tanto di patrocinio e contributo, l’apertura del primo centro anti violenza a tutela anche degli uomini vittima di violenza. Si chiama “CAV oltre il genere”, e in 8 mesi ha effettuato 212 consulenze per 98 persone, senza alcuna distinzione tra uomini e donne».
Le riflessioni dell’Assessore Baiocchi sono tanto profonde e fondate quanto dirompenti, come fa notare in una sua riflessione Alessio Cardinale di Adiantum. La matrice della violenza, indubbiamente, non è soltanto psicologica, ma anche antropologica e sociologica, cioè insita da sempre nella società umana, senza distinzione tra uomini e donne. Modellate nel tempo attraverso lo svolgersi dei vari periodi storici, le varie forme di violenza si sono espresse incarnando “matrici” di volta in volta diverse. La matrice attuale, che vede le donne sempre più “uguali” agli uomini anche in termini di violenza psicologica e fisica, è un fatto sociologico, che rappresenta la manifestazione della transizione femminile verso la piena consapevolezza del proprio ruolo paritario rispetto a quello degli uomini. Nelle società c.d. occidentali, le pari opportunità sono state raggiunte da tempo, e tutte le donne che vogliono arrivare ai vertici, impegnandosi con determinazione, ci riescono tranquillamente. Prova ne sia che l’Europa al momento è dominata dalla leadership indiscussa di tre donne: Angela Merkel, Christine Lagarde e Ursula Von Der Leyen, e questo solo a titolo di esempio apicale.
L’Assessore Baiocchi deve avere il sostegno di tutti.
In questa fase di transizione e cambiamento, però, si è gradualmente inserita la frangia più estrema, composta da donne che hanno ereditato dal femminismo un’ideologia suprematista sull’uomo. Questa frangia porta avanti il modello sociologico opposto a quello dell’inesistente patriarcato, quello del femminismo suprematista, che oltrepassa il confine democratico delle pari opportunità e sconfina nel pericolosissimo concetto di “parità forzosa”: ad un tot di uomini in ogni ambito della società, deve corrispondere lo stesso tot di donne negli stessi ambiti, solo in forza dell’appartenenza al genere femminile e senza osservare alcun altro criterio di selezione. Il femminismo suprematista ha ormai preso il comando di questa matrice sociologica, diventando essa stessa matrice psicologica del cosiddetto pensiero unico e contribuendo a creare, in una società bisognosa di nuovi punti di riferimento, le regole del politicamente corretto, che è presto diventato un moderno metodo di censura di tutto ciò che tende ad allontanarsi dal pensiero suprematista e che propone un modello di società civile dove tutto ciò che è “donna” è buono e giusto, e tutto ciò che è “uomo/maschio” è violento e corrotto. Il femminismo suprematista non prevede deviazioni dal suo pensiero unico, per cui ogni tentativo di promuovere differenti sfumature sociali viene stroncato con assolutismo, spesso con violenza verbale, sempre con menzogne, anche quando quelle stesse riflessioni provengono da una persona di sesso femminile “non allineata”.
Per questo un manipolo di consigliere della Commissione Pari Opportunità, quasi tutte in quota PD, della Regione Marche ha preparato e diffuso su qualche media locale un comunicato per attaccare l’Assessore Baiocchi. Un concentrato di ideologismo beota lontano anni luce dalla realtà e contenente due bugie, le solite. La prima è che la violenza contro le donne sia “più specifica e più speciale” di tutte le altre: a sostegno di questa sciocchezza si citano le solite fragilissime convenzioni internazionali, significative nella misura in cui sono state prodotte da lobby femministe (alle signorine piace vincere facile…); un po’ come dire che per gli Accordi di Monaco del 1938 la Germania nazista aveva ogni diritto ad annettersi i Sudeti e la Cecoslovacchia… La seconda è che da inizio anno i “femminicidi” in Italia sarebbero 41. Sciocchezze: quelli “propriamente detti” sono 17, praticamente un’inezia sul piano internazionale, un dato mai così basso, mentre i restanti sono omicidi volontari generici, una fattispecie che colpisce gli uomini in misura doppia rispetto alle donne. Usuali contenuti risibili, stantii, abusati, frusti, meri tic verbali che rappresentano la giustezza del percorso intrapreso dall’Assessore Baiocchi. La quale, se perseguirà su questa strada, avrà il massimo sostegno nostro e dovrà avere il sostegno di tutti, al pari di altre donne illuminate e meritevoli su questo fronte (pensiamo ad esempio a Maria Concetta Falivene o a Barbara Benedettelli). Prosegua senza esitazioni, Assessore. Non si faccia intimidire da giganti dai piedi d’argilla che, al di fuori del mondo fittizio dei social media, crollano ormai inesorabilmente, pezzo per pezzo, sotto il peso della realtà.