Il 3 ottobre si terranno a Roma le elezioni comunali e già adesso molti esponenti di partiti o liste civiche scoprono le carte e mostrano all’elettorato di che pasta sono fatti. Ci salta agli occhi allora un mega-articolo di Roma Today, palesemente compilato non per informare ma per un endorsement, indotto da amicizie trasversali o da prebende (chissà), finalizzato a presentare e promuovere la lista civica “Roma Futura”, che da subito si dichiara a sostegno del candidato del PD, l’ex ministro Roberto Gualtieri. Una delle tante liste civetta, insomma, messe lì per agguantare un elettorato specifico che forse il PD da solo non saprebbe attirare. La presentazione della lista è avvenuta qualche giorno fa alla presenza dell’urbanista Giovanni Caudo, ex assessore nella giunta di Ignazio Marino e ora promotore come capolista della lista stessa, per il Comune e tutti e 15 i municipi romani. In quella veste non si fa remore a declinare apertamente la natura dell’iniziativa: «liste di sinistra e femministe in tutti e 15 i municipi», dichiara, come se ci fosse da vantarsi. «Il voto a Roma Futura è due volte utile», prosegue poi, spiegando: «per far vincere Roberto Gualtieri e per rappresentare lo spazio di chiunque abbia una qualsiasi remora verso i partiti del centrosinistra tradizionale». Appunto, come si diceva, c’è gente che ormai ha schifo a votare il centrosinistra, ed ecco che la lista civetta arriva per intercettare i malpancisti, che hanno così a disposizione una lista caratterizzata, udite udite, da tre principi cardine: «femminismo, egualitarismo ed ecologismo».
Sull’ecologismo, ben venga, ci mancherebbe. Sono però i primi due termini a confliggere in modo inconciliabile. Non si può essere al contempo egualitaristi e poi sostenere un’ideologia come quella femminista, per sua stessa natura suprematista nei confronti di un intero genere, quello maschile, vissuto come nemico. Le due cose non c’azzeccano, ma Caudo fa finta di niente e, al grido di «largo a giovani e donne» (sottinteso forse: tutti gli altri si fottano), piazza in lista profili da far tremare le vene e i polsi. Tipo Francesca Tolino, che vanta attivismo in case rifugio e centri antiviolenza, ma soprattutto di essere stata testimonial della preziosissima campagna “Libera di abortire” e delle manifestazioni contro il “cimitero dei feti”. O come Lorenzo Gasparrini, la cui breve bio va riportata interamente perché è davvero emblematica: «Si dedica alla divulgazione degli studi di genere, soprattutto rivolti a un pubblico maschile. Conduce seminari, workshop e laboratori, pubblica costantemente su riviste specializzate e non. È autore di “Perché il femminismo serve anche agli uomini”; “NO. Del rifiuto e del suo essere un problema maschile”; “Non sono sessista, ma… Il sessismo nel linguaggio contemporaneo”; “Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni”». Praticamente il curriculum perfetto del cicisbeo che si fa strada con la sistematica criminalizzazione del maschile. Bei personaggini insomma, e sa solo il cielo che soggetti sono stati collocati nelle liste dei municipi, che probabilmente sono diventate la pista di atterraggio delle numerose nullafacenti militanti nei centri antiviolenza, chiamati ora ad assolvere una delle loro funzioni principali, quella di trampolino politico.
Centri antiviolenza anche per vittime maschili.
Siamo certi di non sbagliarci perché il mondo di riferimento è quello lì. Un altro “mondo di mezzo” che cerca casa nelle istituzioni romane. Qualcuno infatti ricorderà cosa tentò di fare Gualtieri quando, nelle vesti di ministro dell’economia per il governo Conte, nel febbraio 2020 tentò di inserire nel periodico “Decreto Milleproroghe” una regalia da circa un milione di euro di soldi pubblici all’associazione “Casa Internazionale della Donna” di Roma, allora gravata da un debito milionario verso il Comune di Roma per affitti non pagati praticamente da sempre. Il tentativo in allora fallì, ma Gualtieri venne poi premiato per averci provato: si candidò alle suppletive del marzo 2020 per un seggio alla Camera, in sostituzione di Gentiloni, intanto volato a Bruxelles. Svolse la sua campagna elettorale praticamente stabilendo il suo quartier generale presso la “Casa della Donna”, che infine lo trascinò alla conquista del seggio. Da quel momento della morosità della Casa Internazionale della Donna non si è più parlato, probabilmente perché nel frattempo il M5S della Raggi si è alleato con il PD di Gualtieri, e l’associazione ha potuto continuare, come aveva sempre fatto, a invitare ex terroriste rosse o donne condannate per aver pugnalato il compagno in convegni contro la “violenza di genere”. Queste insomma sono le logiche che Gualtieri per il PD e la lista civica “Roma Futura” intendono inoculare dentro l’istituzione comunale romana. E questo sia da monito agli elettori della Capitale, di qualunque tradizione politica essi siano: il rischio minimo è che con i loro soldi si paghino i debiti non di tante associazioni meritevoli e in difficoltà, ma di una soltanto, impegnata a distruggere la figura maschile, a vittimizzare quella femminile e a combattere contro l’istituzione della famiglia. Il rischio massimo è che si passi da “Mafia Capitale” a “Ro$a No$tra”. La scheda elettorale, cari romani, l’avete in mano voi. Fateci su un pensiero.
Ma, chiederete, l’alternativa a un delirio infernale del genere c’è? Come no, stavolta c’è eccome. E intercetta proprio quell’elettorato che, come ha detto Caudo, vorrebbe trovare qualcuno capace di «rappresentare lo spazio di chiunque abbia una qualsiasi remora verso i partiti del centrosinistra tradizionale». Ovvero: siete tradizionalmente di sinistra ma il PD e i suoi amici vi fanno ribrezzo? Vi capiamo, comprendiamo il vostro tormento interiore. La soluzione c’è: il Partito Comunista di Marco Rizzo. Ah, un partitino, direte voi. Certo: finché non lo votate, resta un partitino, non è che è “partitino” per sua natura. E, come dice orgogliosamente il suo Segretario, non è un partito “di sinistra”, ma genuinamente “comunista”. Cosa possa voler dire questo, oggi, lo si può capire andando a cercare (sui social, perché il mainstream dà ovviamente poco spazio a Rizzo) le sue dichiarazioni sui più svariati temi. Vi si troveranno molto spesso buon senso, equilibrio, coerenza. Merce rara in politica oggi. Può apparire strano che da queste pagine, dichiaratamente anticomuniste e antifasciste, si faccia endorsement per il Partito Comunista. Ma occorre essere precisi: l’endorsement è per un candidato specifico del partito di Rizzo. Stiamo parlando di Fabrizio Marchi, storico esponente della questione maschile, combattente per la parità contro le proposte e le imposizioni femministe. Lui è da votare. Lui è da mandare in Campidoglio, senza se e senza ma. E non tanto perché sia bravo, bello o simpatico, bensì per le sue proposte concrete. Una prima, ad esempio, lanciata tempo fa, è di equiparare lo status degli uomini separati, cui viene sistematicamente tolta la casa, a quello degli sfrattati, in modo da avere i dovuti vantaggi nelle graduatorie per l’assegnazione di alloggi comunali. Una seconda, lanciata di recente, e molto più dirompente: se eletto, proporrà che il Comune finanzi l’apertura di centri antiviolenza anche per vittime maschili.
Fabrizio Marchi è la risposta giusta.
Diranno subito le invasate: ma vittime maschili non ne esistono! Il conteggio che teniamo in homepage e numerose altre statistiche dicono esattamente il contrario. E il sommerso è infinito: non essendoci una rete di sostegno ed essendoci anzi una remora psicologica molto forte nel maschile ad ammettere di essere vittima di violenza da parte di una donna, tutto resta seppellito nell’ignoto. Magari trasformandosi in depressioni da cui non si esce più o nei frequenti suicidi. Luigi Tarascio si è tolto la vita lanciandosi nel vuoto, nel luglio 2019, proprio a Roma: lasciò su Facebook le ragioni del suo gesto, che denotavano come fosse vittima di violenza psicologica da parte della moglie. Luigi sarebbe ancora vivo se avesse avuto a disposizione un supporto accessibile e gratuito? Probabilmente sì. E come lui i tanti che non conosciamo che tacciono, sopportano perché alla loro natura maschile è richiesto di essere forti, e passano il resto della vita in profonde sofferenze pratiche e interiori, quando non decidono di togliersela. Ma non c’è solo questo, c’è anche la Convenzione di Istanbul, proprio quella che, debitamente mistificata, si dice che giustifichi l’esistenza di soli centri antiviolenza per donne. È falso. Basta leggerla per verificare che la Convenzione parla di violenza di genere e violenza domestica, in quest’ultimo caso bidirezionale. Nulla nel suo testo vieta l’apertura e il finanziamento pubblico di centri di assistenza per uomini (o indistintamente per uomini e donne). Eppure ad oggi in Italia il rapporto è di 365 per donne contro 3 per uomini. La proposta di Marchi, se realizzata, contribuirebbe a diminuire questo gap, è sacrosanta sotto ogni profilo, ed è qualcosa che un’amministrazione comunale può concretamente fare. Uomini e padri, ma anche donne compagne di un uomo separato, ed anche madri, sorelle, figlie di uomini vittime silenti di violenza, di destra o di sinistra che siate, potete davvero avere ancora dubbi se votare qualcuno della “cupola rosa” di Gualtieri e dintorni, o se votare Fabrizio Marchi? Se sì… be’, allora vi abbiamo persi e vi serve più tempo e ancora più mazzate, rapine e ingiustizie per ravvedervi.
In conclusione, e per chiarezza: queste pagine non sono “apolitiche”, nel senso che riconosciamo nella politica un’attività nobile e necessaria da cui nel mondo moderno è impossibile prescindere. Di contro e dichiaratamente esse sono e restano totalmente e radicalmente “apartitiche”. Non facciamo riferimento ad alcun partito organizzato e tutti i partiti esistenti in Italia si guardano bene, pavidi quali sono, dal fare riferimento a noi, pur leggendoci di nascosto. Tuttavia, come abbiamo sempre detto: supporteremo con tutte le nostre forze qualunque partito o qualunque candidato che si faccia esplicitamente portatore di valori paritari e antisessisti. Adottiamo questo approccio perché il nemico è grande e forte, con esso è in atto una guerra feroce, e in guerra il nemico del mio nemico è mio alleato, chiunque egli sia. L’esempio è a portata di mano: USA e URSS si allearono contro il nazismo e lo schiacciarono, pur essendo totalmente incompatibili. Infatti, distrutto il nemico comune, entrarono poi in conflitto. La situazione oggi è la stessa: sinistra, destra, centro, alto, basso, poco ce ne cale. C’è un nemico che sotto il profilo civile, sociale, culturale, mira a devastare la vita di tutti, quindi la propria tradizione politica e le proprie abitudini di voto devono piegarsi a questa emergenza immediata, votando chi è disposto a combattere quel nemico, qualunque sia il partito a cui appartiene. Per questo, da anticomunisti, chiediamo a tutti i romani che ci leggono di non avere indugi e il 3 ottobre votare convintamente il Partito Comunista di Rizzo, scrivendo nelle preferenze il nome di Fabrizio Marchi. L’urgenza ora è far entrare lui (e altri come lui) là dove si può decidere e portare equilibrio. Ottenuto questo, torneremo ad occuparci con passione di anticomunismo (e antifascismo), ma adesso la priorità è un’altra. E Fabrizio Marchi ne è la risposta giusta.