Avrete visto tutti in questi giorni il bel viso della pilota, maggiore dell’aeronautica, che abbiamo messo qui in copertina. Lei è Annamaria Tribuna: di stanza presso la 46esima Brigata Aerea di Pisa, ha al suo attivo oltre duemila ore di volo in missioni aeree in tutto il mondo. Una grande professionista del nostro esercito che svolge compiti di grande complessità, come sono quelli connessi al pilotaggio di aerei militari, e non di rado anche di grande pericolosità. Conosciamo questo volto perché nei concitati giorni del ritiro occidentale dall’Afghanistan moltissime testate hanno raccontato una cronaca che l’ha vista protagonista. Com’è noto, l’occidente si è ritirato in modo affrettato e non di rado confuso: abbiamo ancora negli occhi le folle di uomini e donne che tentano di salire sui cargo americani in partenza, in cerca di un paese più democratico e libero, e abbiamo ancora nelle orecchie le notizie di molti morti in attentati e attacchi proprio presso l’aeroporto di Kabul. Lì era il maggiore Tribuna, in quei giorni concitati, nella cabina di pilotaggio di un C-130 carico di soldati e attrezzature italiani, qualche giornalista e diverse decine di afghani in fuga. È stata lei a far alzare in volo il grosso velivolo ed è a questo punto che si innesca il battage giornalistico.
Secondo le cronache, l’aereo, al momento del decollo e subito dopo, sarebbe stato bersagliato da colpi di mitragliatrice provenienti da terra, manovrati dai talebani. Una situazione di grande pericolo che il maggiore Tribuna avrebbe superato grazie ad alcune abili manovre evasive, conducendo poi in sicurezza il cargo in Kuwait. Di fatto, ha messo in pratica ciò che è stata addestrata a fare e che probabilmente altri suoi colleghi di sesso maschile avrebbero fatto (e hanno fatto) altrettanto bene. Ora, provate a cercare un qualunque articolo che parli di questo fatto e analizzate i toni con cui si parla del maggiore Tribuna: una vera e propria esaltazione. Stando alle descrizioni del mainstream la militare ha compiuto una specie di miracolo e, naturalmente, c’è riuscita inquantodonna, per sua stessa natura superiore ai colleghi uomini. Le descrizioni che vengono fatte rasentano il ridicolo. Leggete questo brano tratto da un articolo de “La Nazione”, e fatelo con il tono da Istituto Luce: «Del resto il maggiore Tribuna è una pilota pronta al combattimento, addestratissima per quel tipo di scenario e per mettere in pratica manovre fulminee e decisive». Vogliamo credere che la stessa maggiore Tribuna provi imbarazzo per questo modo di raccontarla retorico e volutamente spinto oltre i limiti della cronaca, debordante nel campo dell’indottrinamento ideologico e della propaganda.
La “sorpresa” dei Servizi Segreti.
Sì, perché il messaggio che si vuole veicolare è per sua stessa natura falsificante: le donne possono fare le stesse cose che fanno gli uomini (il che è pur vero, ma solo in parte), anzi le sanno fare meglio degli uomini (il che, nei suoi tratti generici, è un’asserzione del tutto falsa), e gli uomini per secoli, e ancora oggi, non gliele vogliono lasciar fare (ugualmente falso, come dimostra l’arruolamento del maggiore Tribuna nell’aeronautica e il suo dislocamento in un teatro come l’Afghanistan). Oltre che falsificante è implicitamente discriminatorio. Avete visto da qualche parte articoli dedicati a piloti o soldati italiani che abbiano fatto correttamente il loro dovere esaltati come se fossero eroi o, peggio, una reincarnazione di John Rambo? No, naturalmente. Il profluvio di articoli dedicati all’incolpevole maggiore Tribuna ha una funzione comunicativa ben precisa anche sotto questo aspetto: se si parla di qualcosa, questo qualcosa esiste; se non se ne parla, non esiste. In questi termini strumentalizzanti, l’efficienza operativa delle nostre forze armate dell’aria appare alla distratta opinione pubblica come rimessa soltanto al personale di sesso femminile (che, nel complesso delle Forze Armate italiane, rappresenta il 5%). Insomma: l’occasione per raccontare una condotta corretta ed efficiente dei nostri militari in uno scenario confuso e molto teso, è stato trasformato dai media mainstream in una nuova occasione di bieco confronto-conflitto tra generi.
Ma c’è una sorpresa, saltata fuori nei giorni successivi al battage da women-power costruito attorno al maggiore Tribuna e tenuta molto molto in sordina. E la sorpresa è che, fonte Servizi Segreti, pare che l’aereo sia decollato in una situazione del tutto normale, che non fosse per nulla fatto oggetto di colpi di mitragliatrice. Ne venivano sparati, ma altrove e in aria per tenere lontana dall’aeroporto una folla di afghani. Insomma, stando a quanto dice l’intelligence, quanto raccontato dai giornali è una totale montatura: il C-130 è decollato normalmente, facendo le manovre di rito, il resto è solo circo mediatico. Leale al riserbo tipico dei militari, il maggiore Tribuna non ha commentato, forse anche perché impegnata a prepararsi per qualche altra importante missione. A ribellarsi alla rivelazione dei Servizi Segreti sono invece i media, specie le giornaliste donne, che s’imbizzarriscono, giurano e spergiurano che, perdincibacco, loro erano all’interno dell’aereo, anzi in cabina di pilotaggio, anzi le pallottole le hanno proprio viste, anzi ne hanno presa una al volo per ricordo, quindi è tutto un complotto dell’intelligence per «coprire qualcuno» e per negare la superiorità delle donne. Così ad esempio protesta Chiara Giannini de “Il Giornale”, postando su Instagram il livido su una bella mano dalle unghie laccate (foto sopra): «Possono dire ciò che vogliono. Ero a bordo del C-130, in cabina coi piloti. Nella foto la mia mano, mi sono fatta male mentre l’aereo andava giù», ha scritto. È da comprendere: è sempre brutto quando la realtà arriva a smentire le bugie costruite da un’intera categoria al servizio di una narrazione tossica ma redditizia, visto il seguito che suscita. Nei giorni in cui il maggiore Tribuna veniva esaltata, ad esempio, su una pagina Facebook femminista è apparso un post che purtroppo non riusciamo più a recuperare ma che diceva in sostanza: «le donne sono capaci di fare queste cose straordinarie e qui intanto ci sterminano con i femminicidi!». È una claque di questo livello che i giornalisti non vogliono perdere, ecco perché contestano la rivelazione dei Servizi Segreti.