La Fionda

Green Pass, trans e Cirinnà (senza il cane): l’esenzione non passa

Mentre tutta Italia smonta pezzo per pezzo la cuccia del proprio cane e c’è anche chi, a sprezzo dell’odore, fruga nella lettiera del gatto (hai visto mai?), sperando di trovare qualche rotolo dimenticato di banconote, è opportuno registrare la moltiplicazione in progressione geometrica delle discriminazioni, che marcia in proporzione inversamente diretta alle proteste di chi ha fatto della lotta alla discriminazione la cifra del proprio essere. Tutto nasce dal “Green Pass”, forse l’esempio più mastodontico di discriminazione legalizzata mai realizzata in Italia dal tempo delle orride leggi razziali del fascismo. Ormai è chiaro per tutti: il provvedimento non ha nulla a che fare con aspetti sanitari o profilattici, ma è soltanto un modo per spingere, per amore o per forza, i riottosi a vaccinarsi, senza che vi sia alcuna assunzione di responsabilità politica o istituzionale.

Già basterebbe questo per far sollevare in armi i paladini antidiscriminazione: il “Green Pass” crea cittadini di serie A e cittadini di serie B, nei fatti e nel concreto godimento di alcuni diritti che fino all’altro ieri erano dati per scontati, eppure nessuno di volti noti alza un ditino per protestare. Questo perché, cosa ampiamente compresa ormai, ci sono discriminazioni che non esistono, ma pagano dal lato mediatico e politico, e altre che invece no. La prova è quanto accaduto poco dopo che si è stabilito il lasciapassare verde. Forse di ritorno dall’aver portato a passeggio il proprio cane capitalista, Monica Cirinnà ha un’illuminazione e si è rende conto che sul certificato del Green Pass, una volta scansionato, viene fuori il sesso biologico delle persone. Sì, quello dato dalla natura una volta per tutte già quando si è nella pancia di mammà, e che non cambia né può cambiare di una virgola qualunque sia il sentire individuale e a prescindere dalle amputazioni a cui ci si sottopone. Orrore, scandalo e vituperio! Ecco allora l’uscita a reti unificate: «il Green Pass discrimina i transessuali!».

Monica Cirinnà con il marito Esterino Montino
Monica Cirinnà con il marito Esterino Montino

Niente esenzione al “Green Pass” per i trans.

È vero, in effetti: trattandosi di un documento sanitario, dunque con una base scientifica, ha questa pessima abitudine di dire la verità. Se sei maschio, sei maschio; se sei femmina, sei femmina. Anche se ci si autopercepisce come salamandra del lago Xochimilco. E allora come si fa a rifiutare la verità dei fatti? Semplice, si chiede un’esenzione. Ecco allora che Monica Cirinnà, dopo aver riempito con le crocchette la ciotola di platino del proprio cane, fa la sua propostona: «i trans siano esentati dal Green Pass!». Alle sue spalle si è visto saltellare gaio come non mai l’On. Alessandro Zan, speranzoso di resuscitare il suo orrido DDL agganciandosi alle fantasie cirinnesche. Il piano però fallisce: a mala pena sono esentati dal “Green Pass” (cioè dal vaccino) i malati terminali, figuriamoci se si possono esentare i trans… Rimane però il tentativo, che è una specie di virtuosismo logico. Quello che la Cirinnà ha proposto, infatti, riponendo il guinzaglio tempestato di diamanti del suo cane, è stato di stabilire una discriminazione nella discriminazione. Straordinario, solo lei poteva riuscirci.

Il no che ha ricevuto, in realtà, è strettamente imparentato con il tipo di (in)cultura di cui da tempo si fa veicolo, ovvero dell’ideologia queer. Poniamo il caso che miracolosamente la sua proposta fosse stata accolta e che addirittura, non sia mai, il DDL Zan fosse vigente. A quel punto la schiera dei no-vax avrebbe potuto dichiararsi trans, affermare a chiare lettere di percepirsi come appartenente al sesso opposto al proprio, et voilà: esenzione ottenuta. Ecco, anche, perché le è stato detto no. Ed è un peccato perché, guardando al lato positivo della questione, il parapiglia che ne sarebbe seguito avrebbe contribuito in un colpo solo a seppellire l’ideologia queer e i suoi derivati, come il DDL Zan, che già non godono di buonissima salute, visto che sempre più medici negli USA, patria di questa vague, si espongono apertamente contro aberrazioni come le terapie ormonali a minorenni, transizioni prima del dovuto e cose simili.



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