Dal 2018 Jakub Stanislaw, militare di carriera, si presenta come presidente dell’associazione PIM. Non malignate, non è un supermercato: la sigla sta per “Padri In Movimento”, giovane e confusa associazione che si autodefinisce “movimento innovativo” ma di innovativo non ha nulla poiché arriva decenni dopo una quarantina di piccole e grandi associazioni, comitati e movimenti con la stessa mission che PIM crede ammantata di spirito innovativo. Le associazioni di genitori, alcune anche di secondo livello poiché accorpano altre associazioni, hanno iniziato a sbocciare nei primi anni ’90, quando il povero Jakub nemmeno immaginava che un giorno, trent’anni dopo, sarebbe diventato il fedele scudiero del femminismo più ottuso. Se vuole studiare un po’ di storia del movimento dei genitori separati, giusto per capire quanto sia “innovativo” il suo PIM, può cercare la pubblicazione “Quando eravamo genitori fantasma“. Si trova anche online chiedendo al curatore, Vincenzo Spavone, che Jakub conosce bene perché si presentava alle sue riunioni indossando una divisa mimetica che avrebbe fatto scappare la Murgia.
Nel libro c’è un po’ di tutto: associazioni storiche e meteore rimaste in piedi meno di un anno, iniziative parlamentari e manifestazioni di piazza, fusioni e scissioni, successi e fallimenti, istanze presentate e aspettative disilluse, nomi, date, fatti. Se non sa comprendere bene i testi può farsi aiutare da qualcuno, (comunque ci sono anche le figure). Erano e sono associazioni di genitori, è importante chiarirlo perché la falange della quale il nostro amico è diventato portavoce lancia strali avvelenati contro le associazioni misogine, orde di padri brutti, sporchi e cattivi che odiano le donne, sono violenti e pedofili, si sbattono come matti fingendo di interessarsi dei figli ma in realtà hanno come unico obiettivo quello di non pagare il mantenimento. No Jakub, non è così. Solo un terzo delle realtà associative è composto esclusivamente da padri (non per questo odiatori di donne): la maggioranza offre assistenza e orientamento a madri e padri e ha soci ambosessi, anche nel direttivo, inoltre vi sono associazioni esclusivamente femminili.
Le tante esternazioni prima del salto della quaglia.
Nonostante questa innegabile evidenza, il femminismo demente continua a sproloquiare sulla terribile e potentissima “lobby dei padri separati”, un esercito di complottisti antimamme, misogini e violenti. E lo fa pure Jakubbone, scattando sull’attenti alle direttive di chi lo manovra. Curioso, perché dalle parti di PIM si mostra la lucidità mentale di un paracarro e la coerenza di una vongola: nel 2018, ad esempio, Jakub sosteneva teorie e obiettivi più o meno analoghi alle altre realtà associative, poi è stato folgorato sulla via del counseling e ha fatto un capriolone che molti acrobati gli invidiano, convertendosi alle bislacche teorie di qualche santona barricadera. Orrore! La verità è che il milite poco tempo fa chiamava i padri a raccolta, li esortava a svegliarsi, tuonava contro la magistratura che massacra i padri a causa della 54/06 stravolta da una “interpretazione femminista”, testuale. Non ci credete? Be’, sul sito di “PIM – Padri In Movimento” ancora oggi è presente la posizione iniziale, alla voce “chi siamo”.
Parla della forzatura giudiziaria per nascondere dietro la dicitura di affido condiviso il sostanziale mantenimento del modello monogenitoriale, parla del favore giudiziario verso le madri, dell’assegno, della privazione paterna come penalizzante discriminazione imposta dalla magistratura. Tutte teorie che oggi farebbero drizzare i peli sulle gambe delle femministe, quelle che notoriamente non si depilano per liberarsi dall’oppressione patriarcale, però nel 2018 il povero Jak le scriveva e ancora non le ha cancellate dal sito. E sono tante le esternazioni del nostro militare preferito, postate su gruppi Facebook di padri separati che frequentava prima di votarsi alla causa delle counselor. Voleva abolire il divorzio (posizione pilloniana, rapportata all’attuale Jakub non fa ridere molto?) ma, aspetto più rilevante, riconosceva il fenomeno delle false accuse e proponeva di sanzionarlo severamente. Ce ne sono a dozzine di post così, magari nei prossimi giorni gli amministratori dei gruppi avranno la pazienza di riesumarli tutti per farci fare qualche risata. Soprattutto confrontandoli ai suoi post attuali.
Se qualcuno avesse voglia di fare qualche ricerca.
Però la potentissima lobby dei padri separati evidentemente potentissima non è, non ha potuto garantirgli la visibilità che forse sperava e il Nostro ha fatto il salto della quaglia, passando giulivo dall’altra parte della barricata, che invece gode di parlamentari e agenzie di stampa compiacenti, il che si traduce in conferenze stampa istituzionali, comunicati istituzionali, spazi mediatici a pioggia, risalto mediatico a sit-in, scioperi della fame e manifestazioncine anche se con 8 partecipanti, onnipresenza social e poi foto, filmati, articoli eccetera. Negli articoli, nei post e nelle interviste c’è spesso uno spazietto per Jakubbone (un’elemosina, giusto come biscottino per premiare la fedeltà): è utile infilarcelo per potersi vantare dell’appoggio “dei padri”. Lui è contento così, si sente importante e non capisce che le valchirie se lo portano dietro solo per usarlo strumentalmente. Per essere degno dell’endorsement nel gruppo dell’odio antipaterno è divenuto in fretta hater anche lui: prima si dichiarava paladino della bigenitorialità, in un attimo ha fatto il voltafaccia e ora getta discredito sul festival della bigenitorialità. Senza ovviamente mai averci messo piede. Ecco un suo post, uno dei più soft, tralasciando quelli in cui insulta, denigra e invita i sostenitori della bigenitorialità a tornare nelle fogne.
Volendo fare una citazione colta, sembra incarnare l’utile idiota di Leniniana memoria, in mano com’è a burattinaie che ne sfruttano il nome altisonante per far credere che i padri italiani solidarizzino con gli sproloqui delle varie Somma, Betti Dakli, Maison Antigone e altre, che per avvalorare quegli stessi sproloqui lasciano intendere: “vedete? anche i padri dicono che abbiamo ragione”. Ecco, i padri… Chi c’è dietro Jakub? Quanta gente aggrega dietro la presuntuosa dicitura Padri in Movimento? Lo statuto sicuramente sarà adeguato ai criteri di democrazia previsti dalla riforma del terzo settore che imponeva come termine ultimo per l’adeguamento ottobre 2020. Statuto, libri contabili, libro soci, organigramma, cariche elettive, verbali d’Assemblea e verbali del Consiglio Direttivo saranno sicuramente in regola, come sarà sicuramente a verbale l’assemblea che rinnova Jakub come presidente regolarmente eletto. Chissà da chi sarà composto il direttivo di PIM, il Consiglio, il Comitato guida, chi sarà il tesoriere, chi il segretario, quanti i soci in regola con le quote annuali? In sostanza, Jacubbone rappresenta realmente il movimento dei padri, o rappresenta solo se stesso? Sarebbe interessante saperlo, per pesare correttamente l’adesione di una moltitudine di soci o di un singolo servitore delle teorie e delle lobby femministe. Se qualcuno avesse voglia di fare qualche ricerca, visto che si tratta di informazioni pubbliche per la legge sulla trasparenza, ci faccia sapere.