“Madame” è il nome d’arte di una diciannovenne vicentina, al secolo Francesca Calearo, cantante rap italiana molto nota e apprezzata. Qualche giorno fa decide di postare sui suoi social questa riflessione: «Farò un elogio agli uomini per ringraziarli della loro bellezza, della loro fragilità, della loro forza, del loro amore. Purtroppo involontariamente possiamo maturare una sorta di timore per gli uomini, il terrore a volte dei loro occhi, dei loro pensieri. Ma far di tutta l’erba un fascio è sempre stato lo sport dei superficiali. Gli uomini sono bellissimi. viva gli uomini, viva i loro corpi, viva le loro anime». Non è esattamente quella che si dice una disamina precisa della maschilità, ovviamente, ma si tratta di un messaggio ad uso dei social media compilato da una giovanissima donna, quindi la sua semplicità e tenera ingenuità sono più che giustificate. Nel merito, il post di Madame risulta una sorprendente e gioiosa manifestazione di generosità e riconoscimento nei confronti degli uomini. In un contesto socio-culturale normale, la sua esternazione innescherebbe sicuramente un applauso e forse anche un pacato confronto su alcuni concetti importanti e soltanto accennati, come quando parla del timore che certe caratteristiche maschili possono suscitare nelle donne. Davvero si tratta dell’embrione di un’elaborazione concettuale che potrebbe arrivare alle profondità delle relazioni umane e dunque essere utilissima. Il contesto socio-culturale attuale, però, non è normale, purtroppo. È anzi talmente inquinato da poter generare soltanto aberrazioni. E questo infatti accade.
In men che non si dica i canali social di Madame vengono presi di mira da un esercito di giovani e giovanissime donne e uomini inferociti per le sue parole. Scatta insomma la proverbiale shitstorm, una gigantesca tempesta di merda rovesciata sulla rapper vicentina, rea di aver frantumato un tabù: è vietato, in questa fase storica, parlare bene o anche solo concedere un minimo riconoscimento alla sfera maschile. La violenza espressiva degli attacchi che Madame subisce è disorientante soprattutto perché proviene da un’utenza giovane intimamente convinta di essere dalla parte del giusto e del bene, a dispetto dell’odio di cui è capace di farsi interprete (mettiamo qui di seguito un breve compendio degli insulti rivolti a Madame). È facile individuare due punti fermi nella rumorosa massa che si accanisce sulla rapper. Il primo è il presupposto ideologico che tale massa ha assorbito, quello che costituisce il cuore stesso dell’ideologia femminista: gli uomini sono tutti violenti e carnefici, impegnati (consciamente o inconsciamente) in una sistematica repressione e oppressione del genere femminile, che dunque incarna sempre il ruolo della vittima. Chiaro che, con questa chiave di lettura unica della realtà, chiunque spezzi una lancia nei confronti degli uomini risulti eretico, come tale da bruciare rapidamente sul rogo. Vero è che anche le masse più stupide hanno bisogno di un breviario cui fare riferimento per dire le sciocchezze che dicono e giustificare la propria violenza. Il “Libretto Rosso” delle femministe feroci che hanno divorato Madame contiene un elenco di slogan a loro volta giustificati da statistiche già da tempo dimostrate come orientate, manipolate, comunicate volutamente in modo distorto, all’unico scopo di confermare l’assunto di partenza. Ed è questo il secondo punto fermo che accomuna tutte le commentatrici e i commentatori: è gente che si è bevuta fandonie come “una donna uccisa ogni tre giorni”, “una donna vittima di violenza ogni 15 minuti” e così via. Leggere per credere (clicca per ingrandire):
Femminismo non significa affatto “parità”.
Unica persona ad ergersi in difesa di Madame, a un certo punto, è la parlamentare di Fratelli d’Italia Daniela Santanchè. Il che forse peggiora pure le cose. Per chi sta massacrando la rapper, che avendo commentato pro-uomini ha perso il suo status di “donna” (per altro pure dichiaratamente bisessuale) e dunque può essere maltrattata, la Santanchè è un’altra donna che ha perso il suo status, essendo di destra. Tutti soggetti portatori di femminilità, sì, ma di serie B, forse anche meno, essendo l’una eretica e l’altra “fascista”. Questi sono i percorsi mentali deviati di chi guarda il mondo tramite le lenti del femminismo. Per parte sua Madame lascia scorrere la shitstorm, che dai social media finisce (secondo un piano preordinato) anche sui media mainstream. Qualcuno dice si sia trattato di un’uscita calcolata da parte di Madame, nell’ottica della promozione di una nuova canzone. Può darsi, poco importa. Il suo post è dirompente nel clima attuale votato alla criminalizzazione e all’odio verso l’uomo, tanto basta. La stessa rapper poi pubblica una risposta alle critiche: «Il problema di voi amici polemici è che non sapete parlare, ma nemmeno pensare alle cose, ai fatti, alle persone belle e positive che la vita vi mette davanti. L’importante è sempre additare. ‘Ha fatto! Ha detto! Al lupo al lupo! Scandalo!’. Vi concentrate sul sesso, sull’orientamento, sulla provenienza, sui gusti, sulle scelte molto più di quanto pensiate! E’ un’ossessione! Non riuscite mai a parlare delle persone. Mi dispiace per le persone che non hanno mai avuto la fortuna di incontrare una bellissima persona di sesso maschile». Questa prima parte della sua replica mantiene il tono del post originario: teneramente ingenuo, sufficientemente blando nei toni da riuscire a mettere a nudo la diverticolite mentale di chi l’ha attaccata. Ma è il prosieguo della sua replica a essere particolarmente interessante.
«Vi rendete conto», scrive Madame, «che state dicendo che dato che ho fatto un elogio agli uomini sono anti-femminista? Ma voi, giurati, sapete che il femminismo è la parità dei sessi? Che se non rispettate un uomo siete anti-femministi voi? Sapete che io sono una donna libera e posso elogiare un bellissimo uomo? Vi dirò di più. Io userò la mia penna per parlare delle persone buone, in questo caso degli uomini buoni, degli uomini bellissimi. Andate nella natura, fate l’amore, annusate dei fiori, camminate nudi nei boschi con i vostri amici, abbracciatevi, dormite e mangiate meglio che potete, che a rodervi il fegato dietro i vostri pensieri negativi finite davvero per riscontrare problemi gravi sia nell’anima che nel corpo. Viva gli uomini! Viva le loro anime! Viva i loro corpi! Viva le persone buone! Viva le persone intelligenti! Viva l’umanità delle persone!». Mettiamo da parte il finale, al contempo hippy e scintillante di gioventù, e soffermiamoci sull’equazione che Madame fa: femminismo = parità. Dunque chi si esime dall’apprezzare gli uomini e anzi li demonizza, fa opera di antifemminismo. Un bell’esempio di loop ragionativo in cui Madame stessa e i suoi critici possono restare prigionieri anche per sempre. A meno di non smembrare il presupposto errato che Madame, come praticamente tutto il resto del mondo, acquisisce come corretto, quello dell’equivalenza tra femminismo e lotta per la parità. Quell’equazione, cara Madame, è il pelo di pecora che il lupo s’è messo addosso per aggirarsi indisturbato nel gregge. Toglierglielo è facile, basta cercare nella storia del movimento femminista una mobilitazione fatta a favore degli uomini. Se il femminismo fosse davvero per la parità, da qualche parte se ne dovrebbe pur trovare almeno una, no?
Niente di naturale o casuale, ma tutto di calcolato.
No, invece, non se ne trova, non ce ne sono mai state. Dietro la maschera della lotta per la parità il femminismo nasconde un’altra cosa: la lotta di liberazione della donna dall’uomo, considerato da sempre oppressore della sfera femminile tramite la forza e la violenza. Ed ecco che arriviamo all’assunto di cui si è parlato poc’anzi. Il femminismo è un movimento che, in tutte le sue articolazioni, da Olympe de Gouges a Michela Murgia, ha un unico comune denominatore: la guerra, vissuta come “di liberazione”, a tutto il genere maschile. La guerra contro un nemico si conduce, da sempre, facendo sì che la propria comunità ne abbia paura e per questo lo odi. Ecco allora che il femminismo ha educato e indottrinato, in passato e ancora oggi, molte donne ad avere paura di quel genere che per secoli ha sacrificato se stesso, spesso con gioia e senso dell’onore, per proteggere e mantenere il genere femminile. Meriti che la paura cancella, trasformando l’ammirazione in odio, la vicinanza in livore vendicativo. Fortuna che questa aberrazione ideologica attecchisce solo in uno sparuto manipolo di donne. La maggioranza la pensa come Madame e continua a comportarsi di conseguenza. Il problema è che le seguaci del femminismo odiatore, pur essendo una risibile minoranza, sono estremamente rumorose e organizzate, specie sui social media. È a loro che si deve se le varie shitstorm che colpiscono chiunque osi dire la verità sulle relazioni tra i generi sono considerate normali, accettabili, quasi auspicabili. È a loro e ai tantissimi interessi economici e di potere che mobilitano che si deve il putrescente brodo di coltura che legittima un manipolo di senatori a presentare un emendamento come quello di cui si è parlato stamani, apertamente orientato contro gli uomini e contro i padri, come se fosse cosa del tutto normale. Noi a Madame diciamo invece grazie. Per la luminosa e semplice ingenuità con cui ha gettato un sasso in uno stagno che non sapeva, forse, fosse popolato da mostri. La comunità delle persone normali e per bene, Madame, ti ringrazia per averlo fatto. Hai dato la prova al mondo che non c’è nulla di naturale o casuale e tutto di calcolato nell’odio dilagante verso gli uomini e i padri.