Se si eccettua Alexa, con la quale i rapporti sono andati molto presto nella direzione di un’alleanza platonica, Sarita è stata la prima di sole tre donne con cui ho parlato dall’inizio alla fine del lockdown, nonché l’unica nel trio con qualche chance di farmi infatuare seriamente. Ci scriviamo a partire da marzo con genuina voglia di conoscerci. C’è affinità intellettuale e curiosità reciproca, confronto su diversi temi e condivisione di esperienze, la giusta dose di flirt e fantasie su cosa potremmo fare uscendo assieme. Mi piace davvero tanto, caratterialmente ed esteticamente. Peccato giusto per il naso, che a tratti mi porta a chiedermi se Pinocchio e la Fata Turchina non avrebbero fatto meglio a fermarsi alla terza bottiglia per quella notte. Ma cerco di non farci caso, mi sentirei davvero superficiale a focalizzarmi su un dettaglio di tale insignificanza davanti a due tette così grosse. Tutto promette bene, molto bene. Almeno finché anche lei non tenta, come Samantha, di darsi per morta alla prima proposta concreta di appuntamento dopo la riapertura. Al mio sollecito risponde con un maldestro tentativo di sbolognarmi, asserendo di non aver mai avuto alcuna reale intenzione di uscire con me, né con altri uomini. Naturalmente, nel copione non mancano le note scuse di repertorio come «ho messo Tinder per noia» e «sto troppo bene da sola». Se non sapessi che si tratta di balle colossali dovrei alterarmi, poiché la premessa dell’interesse reciproco nel conversare era esplicita fin dall’inizio. Dicesse il vero, significherebbe avermi consapevolmente illuso per due mesi interi allo scopo di riempirsi il tempo e avere attenzioni, senza mezzi termini.
Quando, non prima di averla declassata di due posizioni nell’ordine di precedenza, glielo faccio notare, tira giù la maschera di donna forte e indipendente e ammette la verità: ha paura, paura di conoscere un uomo che le piaccia e sconvolga la routine che si è creata come scudo, portandola ad autoannullarsi per lui come in passato ha fatto per il suo ex. La fermo mentre dice «penserai che sia una stupida», porgendole l’accoglienza e la comprensione che ogni uomo dovrebbe avere nei confronti di una donna che gli confessa certi timori, con un lungo e conciliante discorso riassumibile in «piantala di sparare stronzate e usciamo» (seguitemi sulla pagina 2 di Picche – Il blog di Andrea Rodolfo Nadia per questa e altre efficacissime tattiche di rimorchio!). Passiamo una serata meravigliosa. Tutto va al posto giusto, al punto che il bacio per congedarci diventa un’altra ora passata assieme, coccolandoci in macchina. Non vuole staccarsi da me e non lo nasconde. Quando infine la riaccompagno a casa, la convinco a rientrare ironizzando sul fatto che i suoi genitori si stiano preoccupando, chiedendosi dove sia finita. Ma nel darle un ultimo bacio commetto un grosso errore tecnico: anticiparle quale sarà il mio prossimo giorno libero e proporle già qualcosa, dandole tempo di rimuginarci sopra. Quando la risento per chiederle conferma ci ha ormai pensato su abbastanza da far riaffiorare ogni paturnia, adesso più forte di prima a causa della conclamata direzione in cui stiamo andando. Anche soffermarmi troppo e continuare a coccolarla dopo averla baciata è stato uno sbaglio. Sa che finiremmo a letto, ha il terrore delle possibili conseguenze e preferisce autosabotarsi dicendomi di no piuttosto che affrontare di petto questo blocco psicologico invalidante.
Colgo il neanche tanto sottinteso “puoi unirti se vuoi”
Chiaramente abbiamo idee molto diverse a riguardo: lei afferma che “a quanto pare” non prova abbastanza attrazione nei miei confronti per riuscire a superarlo, io le rispondo secco che si tratta una balla che preferisce raccontarsi per accettare meglio il fatto di non voler superarlo. Considerato come ci siamo salutati dopo aver passato metà della serata a scambiarci effusioni, non capisco proprio cosa si aspetti di provare verso un uomo per poterla definire «abbastanza attrazione». Ma hey, cosa voglio saperne io? Dopotutto, già vent’anni fa ben due mie compagne delle scuole elementari mi hanno scaricato dicendo «sei molto carino, ma Leonardo DiCaprio è meglio». Ci sono donne che semplicemente preferiscono sognare. Poi dicono che la pornografia faccia perdere a noi uomini il contatto con la realtà.
«Ma è proprio sicura?».
«Ha detto che preferisce rischiare di rimpiangerlo».
«Pensi che supererà mai ‘sto blocco?».
«A un certo punto l’impulso biologico chiamerà anche lei, allora si accorgerà che pure Leonardo DiCaprio ha la pancetta da birra e se ne piglierà uno qualunque».
«Non so, ma potrebbe essere… avanti la prossima!».
Nello stesso periodo concorre Michela, che sulle prime si dimestica egregiamente. Vispa, arguta, dotata di grande ironia e di una qualità rarissima fra le ventenni che apprezzo in particolare: la modestia. Ascolta molto, non crede di aver capito tutto della vita, sa quando affermare con forza le proprie opinioni e quando lasciare che parli chi ha più esperienza. La dinamica seduttiva maestro-allieva che si instaura fra noi mi porta in breve tempo ad essere impaziente di vederla di persona, almeno finché… non la vedo su Instagram, dove la scopro irrimediabilmente moltiplicata in larghezza rispetto a come appariva dalle poche e ben studiate foto su Tinder. A gran malincuore per via dell’impegno che mette, a differenza di molte, nel mantenere stimolante la conversazione, perdo interesse fino a cessare di contattarla. Giusto per educazione, mi riprometto almeno di risponderle nel caso in cui sia lei a farlo, cosa che avviene quasi un mese dopo, quando ormai ho smesso da un pezzo di aspettarmelo, proprio il giorno in cui Sarita si tira indietro da quello che altrimenti sarebbe stato il nostro secondo appuntamento. Senza nemmeno menzionare la mia latitanza, Michela mi dice di essere in giro con un gruppo di amiche. Colgo il neanche tanto sottinteso “puoi unirti se vuoi” e le raggiungo.
«Nessuna obiezione, le auguro il meglio».
Sono in sei e almeno due me le farei molto più volentieri di lei. Ma non me la sento di darle un colpo così basso, a maggior ragione vedendo come cerca la complicità del resto del gruppo per riuscire ad isolarsi con me. Passeggiamo un po’ per conto nostro, le prendo un attimo la mano per aiutarla a passare dietro una macchina e spontaneamente decide di tenermela. Faccio le dovute perizie per venire in pace con me stesso e decidere a mia volta se cogliere l’occasione o no. Da un lato, è molto intelligente. Dall’altro, “è molto intelligente” sono esattamente le parole che userei per cercare di venderla a un amico. La verità è che se non fosse per il bruciore del due di picche appena ricevuto da Sarita non la starei nemmeno prendendo in considerazione, ma per farmi avanti ho bisogno di trovare un motivo che lasci il mio ego intatto. Qualcosa di meglio di “sono andato in bianco con una che mi interessava di più”. Hey, ci sono! Facciamo che “merita di esser premiata per l’impegno e la perseveranza”. All’atto di salutarci, dopo diversi minuti mano nella mano, vado per baciarla sulle labbra e… mi schiva. Lì per lì cerca di farla passare per un “non ancora”, ma la pantomima dura giusto fino al giorno dopo, quando, frugando frettolosamente nel cassetto delle scuse di rito, ne tira fuori che non è il momento giusto nella sua vita per fare una nuova conoscenza.
«Guarda, non so cosa le sia frullato in testa per cercarti dopo un mese, tenerti la mano e poi rifiutarti, ma in ogni caso questa te la meritavi».
«Nessuna obiezione, le auguro il meglio».
«Avanti la prossima!».