La Fionda

Uomini e donne vittime e autori di delitto: la verità nei dati statistici

Lunedì abbiamo chiarito ancora una volta l’escamotage usato dalle femministe per declinare a proprio favore dati ufficiali che già di loro, da circa dodici anni, sono stati piegati al dettato criminalizzante dell’uomo e vittimizzante della donna. La chiave di volta è stata non studiare più solo le caratteristiche degli autori e delle vittime di delitti separatamente, ma coniugare le due categorie in base soltanto al criterio del sesso, secondo il parametro «chi uccide (o fa violenza a) chi?». Un modo per vincere facile visto che è noto dalla notte dei tempi che sono gli uomini a commettere la maggior parte dei reati, in special modo quelli violenti (ma anche a salvare vite e a immolarsi, ma questa è un’altra storia…). In questo articolo applicheremo il vecchio caro metodo dell’analisi separata di autori e vittime di reati, prendendo le informazioni dalla banca dati dell’ISTAT raggiungibile a questo link, nella sezione denominata “il percorso giudiziario”. Lì è possibile scaricare e analizzare dati in gran parte comparabili su donne e uomini denunciati e condannati per uno svariato numero di reati, e le donne e gli uomini vittime di quegli stessi reati. Sul piano metodologico: le riflessioni che faremo tengono conto del diverso arco di tempo in cui sono stati misurati i fenomeni: i dati sui condannati coprono gli anni dal 2000 al 2017, mentre quelli sui denunciati e sulle vittime gli anni dal 2008 al 2019. In ogni caso si tratta di forbici temporali abbastanza ampie per rendere significativo l’utilizzo del valore medio, che noi adotteremo come riferimento. Il tutto per rispondere alle seguenti tre domande: 1) per quali reati uomini e donne vengono denunciati di più e quale differenziale c’è per i reati che hanno a che fare con la violenza di genere o le relazioni di genere? 2) Per quali reati uomini e donne vengono condannati di più e quale differenziale c’è per i reati che hanno a che fare con la violenza di genere o le relazioni di genere? 3) Per quali reati uomini e donne sono più vittime di reati legati alla violenza o alle relazioni di genere e quale differenziale tra di essi? Per rispondere a queste domande abbiamo calcolato la media delle denunce, delle condanne e delle vittime per ogni reato, divise tra uomini e donne, ordinando il tutto in graduatorie decrescenti. Abbiamo individuato poi in ogni graduatoria i reati tipicamente ricadenti nella “violenza di genere” o affini e confrontato la posizione in graduatoria di uomini e donne. Con i risultati che seguono.

Quali sono i primi dieci reati per cui uomini e donne vengono più denunciati? L’esito dell’osservazione delle due graduatorie generali dà un quadro chiaro del popolo italiano: uomini e donne indistintamente tendono a rubare come non ci fosse un domani, più “altri reati” che però la banca dati ISTAT purtroppo non specifica. In ogni caso, i primi dieci reati per cui uomini e donne vengono denunciati sono esattamente gli stessi, sebbene in ordine di graduatoria leggermente differente. Tutti sono sospettati di rubare e ricettare le refurtive, di truffare sia su internet sia in ambito previdenziale. All’interno della top-ten per uomini e donne ci sono poi le denunce per quattro specifici reati di aggressione: le ingiurie, le minacce, le lesioni dolose e i danneggiamenti. Minacce e lesioni sono forse le uniche in qualche modo imparentabili con gli atti delittuosi che possono avvenire all’interno delle dinamiche della “violenza di genere” o affini. Ma si tratta oggettivamente di una parentela generica e lontana. Dal lato dei dati sulle denunce, dunque, non si può registrare altro che l’assenza sostanziale di “reati spia” della “violenza di genere” dentro la classifica dei primi dieci reati per cui uomini e donne vengono più denunciati nel nostro Paese. Alla faccia dell’emergenza, insomma.

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statistiche denunce per reato
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Che fine ha fatto l’emergenza nazionale sulla “violenza contro le donne”?

Quali differenze ci sono tra uomini e donne nelle denunce per reati legati alla violenza di genere? Andando oltre il decimo posto e compulsando l’intero elenco dei delitti oggetto di denuncia per uomini e donne, è possibile isolare 13 reati collegati alla “violenza di genere” o affini. Per ognuno di essi è possibile rilevare dai dati quanto frequentemente vengono denunciati uomini e donne. Ciò che emerge è solo apparentemente sorprendente: per tutti i reati le differenze tra uomini e donne sono minime. Gli uni e gli altri, ad esempio, vedono la denuncia per minacce al quinto posto nella graduatoria della frequenza. Stessa equivalenza per gli omicidi volontari consumati: per entrambi è il 40esimo reato per cui vengono denunciati. In altri casi le differenze sono risibili: la denuncia per stalking, ad esempio, è al 13esimo posto nella graduatoria degli uomini e al 15esimo in quello delle donne; per le lesioni la differenza è ancora più bassa: sesto posto in graduatoria per gli uomini e settimo per le donne. Insomma nei reati tipicamente “di genere” uomini e donne vengono denunciati con frequenze pressoché similari, con due grandi eccezioni. La prima è la violenza sessuale, che appare al 19esimo posto per gli uomini e al 37esimo per le donne: una differenza di diciotto posizioni. Così come la seconda eccezione, riguardante l’infanticidio: per le donne è al 53esimo posto in graduatoria, mentre per gli uomini è del tutto assente.

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Quali sono i primi dieci reati per cui uomini e donne vengono più condannati? Qui la trama si infittisce, infatti nella top-ten delle condanne si perde, anche se in piccola parte, l’uniformità registrata sulle denunce. Uomini e donne condividono le condanne più frequenti per il 60% dei reati, tutti collegati al furto o alla truffa, all’immigrazione o agli stupefacenti. Laddove si distinguono si notano le diverse inclinazioni maschile e femminile, la prima portata all’uso della forza (condanne per resistenza, rapina, lesioni), la seconda per reati dove la forza fisica non è indispensabile (truffa, emissione di assegni a vuoto e un inesplicabile “invasione di terreni o edifici”). Anche nel caso delle condanne pesa l’assenza nei primi dieci posti in graduatoria di reati strettamente connessi alla “violenza di genere”, se si eccettuano le lesioni personali volontarie conteggiate al nono posto della graduatoria maschile. Omicidi, violenza sessuale, stalking, molestie, maltrattamenti in famiglia non sono nella top-ten e ancora vale la pena chiedersi che fine abbia fatto l’emergenza nazionale tanto strombazzata rispetto alla violenza contro le donne.

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statistiche condanne per reato
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Dati opachi a causa del dilagare delle false accuse.

Quali differenze ci sono tra uomini e donne nelle condanne per reati legati alla violenza di genere? Replicando con i dati sulle condanne la procedura usata per le denunce, si ha un panorama molto più frastagliato, suddivisibile in tre comparti, anche per il maggior numero di delitti elencati dall’ISTAT. I casi dove i posizionamenti in graduatoria risultano vicini sono pochi ma emblematici: uomini e donne vengono condannati con frequenza pressoché simile per 6 reati su un totale di 27. Il quadro è chiaro: entrambi litigano, si minacciano, tentano di farsi del male e spesso ci riescono con uguale frequenza. Su un piano intermedio, dove le distanze tra uomini e donne restano vicine, ma non troppo, ovvero nel range delle 40 posizioni di differenziale, si ha il maggior numero di tipologie di reato, con la scontata prevalenza maschile per i reati omicidiari (realizzati, anche preterintenzionali, o tentati) o di tipo sessuale (atti sessuali con minorenne). Notevole ed emblematico, sempre nel comparto medio, l’elenco dei reati in cui prevalgono le donne, dove si trovano delitti come istigazione, sfruttamento, favoreggiamento della prostituzione, percosse (contro gli uomini?), prostituzione minorile (cioè gli uomini di cui sopra che commettono atti sessuali con minorenni probabilmente usufruiscono di servizi predisposti da donne?), abbandono di minore o persona incapace (i nostri figli e i nostri anziani), abuso di mezzi di correzione e disciplina (sempre i nostri figli) e ovviamente l’infanticidio. C’è poi il comparto delle differenze radicali nella frequenza delle condanne per uomini e donne, dove i primi la fanno da padrone per reati sessuali (violenza sessuale, anche di gruppo; detenzione di materiale pornografico), ma anche il famigerato delitto di violazione degli obblighi di assistenza familiare, cui probabilmente afferiscono le migliaia di padri separati spolpati all’osso dall’applicazione deviata di una legge su separazioni e affidi che è urgente rivedere. Solo in due casi le donne vengono condannate infinitamente più degli uomini: abbandono di persone minori o incapaci e infanticidio. Stando a questo confronto, uomini e donne si equivalgono sostanzialmente nella colpevolezza di un gran numero di reati, divaricandosi soltanto per fattispecie che in qualche misura hanno a che fare con il sesso (uomini) o con ruoli di cura e assistenza (donne). Quasi che gli uni e gli altri giungano ad acquisire la palma della commissione dei delitti quando perdono il controllo delle proprie inclinazioni innate.

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Quali sono i primi dieci reati per cui uomini e donne risultano più vittime? Gli esiti in questa parte vanno presi con molta prudenza: l’ISTAT cataloga come “vittime” le persone che hanno sporto denuncia o querela. Come tali, però, esse sono soltanto presunte vittime. Diventeranno vittime effettive solo dopo una condanna del denunciato o querelato. È metodologicamente (e giuridicamente) molto sbagliato rilevare le vittime in questo modo, tuttavia ISTAT fa così e non ci si può che adeguare, basta aver sempre chiaro che si tratta di presunte vittime e non vittime accertate. In questa parte, dunque, gli esiti sono molto uniformi: otto delitti su dieci sono in comune, tra quelli che fanno presunte vittime uomini e donne, anche se in posizioni diverse nella top-ten. E sono i crimini che abbiamo già visto, in gran parte legati a furti e truffe, oppure ad atti di aggressione come le ingiurie, le minacce e le lesioni. Uniche differenze sono in due tipologie di sottrazione dei beni, laddove gli uomini verrebbero rapinati per strada più delle donne, che a loro volta subirebbero più frequentemente degli uomini i “furti con strappo” (gli scippi). Altra differenza riguarda due delitti molto imparentati con la violenza di genere. Gli uomini risulterebbero più vittime delle donne del reato di percosse, e si è visto sopra che le donne sono molto più condannate degli uomini per questa fattispecie (si può fare due più due…). Le donne risulterebbero invece più vittime degli uomini del reato di stalking. Non di tanto, come vedremo tra poco, ma abbastanza perché gli atti persecutori entrino nella top-ten femminile delle cause di vittimizzazione. E avendo ben chiaro con quanta frequenza la falsa denuncia-querela per atti persecutori sia usata come pallottola d’argento verso gli uomini (ma non solo) per i più svariati motivi, in special modo in fase separativa, questo posizionamento in graduatoria inevitabilmente si ingrigisce.

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statistiche vittime per reato
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Uomini e donne, autori e vittime nella stessa proporzione, con un’unica eccezione.

Quali differenze ci sono tra uomini e donne vittime di reati legati alla violenza di genere? Fermo restando quanto detto prima sul fatto che, per uomini e donne, si tratta di dati relativi a vittime presunte e non effettive, dal confronto delle due graduatorie si ha nuovamente un esito assai poco sorprendente: gli uni e gli altri subiscono vari reati di “violenza di genere” con una frequenza pari o distante al massimo di sei posti in graduatoria. Ad esempio lo stalking risulta al decimo posto come motivo di vittimizzazione delle donne e al sedicesimo degli uomini. Come da attese, l’unico caso in cui le donne prevalgono decisamente come frequenza di vittimizzazione rispetto agli uomini è per il delitto di violenza sessuale (dieci punti di differenziale). Di contro gli uomini sono molto più vittime delle donne per reati come i tentati omicidi e gli omicidi volontari, e non sorprende perché, questione ampiamente nota ma debitamente nascosta, il numero di uomini ammazzati in Italia, pur essendo molto basso rispetto alla media europea, è il doppio del numero di donne ammazzate. Ma gli uni e gli altri sono ammazzati da chi? Lo si è detto lunedì: non è un’informazione rilevante, a meno di non voler verificare o far credere che esista una persecuzione omicidiaria “di genere” pianificata . L’unico punto a cui ci si può spingere è dire che gli uomini rispetto alle donne sono più vittime di violenze e omicidi, commessi entrambi soprattutto da uomini, ma anche da donne; contestualmente le donne rispetto agli uomini sono molto meno vittime di violenze e omicidi , commessi entrambi soprattutto da uomini, ma anche da donne. Più in là di questo punto non è lecito andare.

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ConclusioniLa prima incontrovertibile conclusione è che siamo un popolo di mariuoli e di litigiosi, con una spiccata tendenza per la truffa. Questo è un dato potentemente prevalente in tutte e tre le categorie prese in esame (denunce, condanne e vittime) con valori assolutamente trasversali per entrambi i sessi. Non c’è traccia, se non estremamente vaga, della “violenza di genere” nelle top-ten, quindi chi parla di emergenza sta dicendo qualcosa che è smentito dai dati giudiziari degli ultimi dieci-vent’anni. Se poi ci si focalizza proprio sui delitti “di genere”, si nota, come abbiamo sempre sostenuto, che uomini e donne si insultano, si minacciano e se le danno di santa ragione quasi nelle stesse proporzioni. L’unica vera differenza sta nella violenza sessuale, perpetrata soprattutto da uomini, e su questo capitolo ci ripromettiamo presto un approfondimento di dettaglio: i dati ISTAT utilizzati infatti fanno riferimento a denunciati, condannati e vittime senza distinguere la loro nazionalità. Opzione che però è possibile attivare nel database. La nostra previsione, che verificheremo in un futuro prossimo, è che quel significativo surplus criminale sullo stupro abbia in gran parte una natura “d’importazione” e non sia prevalentemente autoctono. Se così risulterà, la causa del dato preoccupante delle violenze sessuali non sarà la “cultura dello stupro” che si asserisce come dilagante tra gli uomini italiani, con la connessa necessità di “rieducarli”, ma sarà la necessità di politiche d’integrazione molto più rigorose e attente. Va detto che ciò che abbiamo fatto e che ci porta a queste conclusioni complessive è un’analisi relativa dei dati disponibili sulla banca dati ISTAT, ed è il modo che a noi pare il più corretto. C’è anche, è vero, la possibilità di considerarli in modo assoluto: approccio sbagliato a nostro avviso, o per lo meno inutile. Usarlo significa scoprire l’acqua calda, ovvero che la maggior parte dei reati (tutti) viene commessa da uomini a danno indistintamente di altri uomini e donne. Un processo a cui queste ultime comunque partecipano come autrici con numeri importanti, sebbene di molto inferiori a quelli maschili. Come già detto, si tratta di una verità costante nel tempo e nella storia, indietro fino agli albori, probabilmente connaturata alla natura maschile e a quella femminile, entrambe pressoché immodificabili, nonostante gli esperimenti da scienziato pazzo che alcune accolite stanno provando a realizzare. Fermo restando che la quota di uomini e donne che commettono delitti è infinitesimale rispetto a quella di coloro che si comportano rettamente, quando non in modo eroico. Ma questa, come già si è detto, è un’altra storia.



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