Ogni amministrazione regionale nomina un suo Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, con il compito di vigilare, in piena autonomia, su tutte le questioni che riguardano per l’appunto i minorenni, i nostri figli e le nostre figlie. Nella maggior parte dei casi si tratta di occasioni per piazzare amici o amiche in un ruolo che viene ridotto a qualche dichiarazione ogni tanto, qualche taglio di nastro, e ricchi gettoni di presenza. Ma ci sono eccezioni. Una l’abbiamo raccontata già in passato. È Maria Concetta Falivene, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza presso la Regione Abruzzo, una guerriera decisa a vedere chiaro nel sistema degli affidi e delle case-famiglia. Lei ha proposto una legge dirompente mirante a istituire un ispettorato dei servizi sociali, iniziativa che le ha attirato e le attira tuttora una quantità spropositata di attacchi da ogni parte. Donna con palle bicubiche è Maria Concetta, il terrore degli assessori complici di un sistema marcio e malato, il tormentone di parlamentari nullafacenti, nullasapienti e tendenzialmente in malafede su questo tema. Un’eroina da supportare senza se e senza ma.
Tuttavia non è la sola. In questi giorni è emersa un’altra sua collega meritevole di ogni stima e protezione. Il suo nome è Maria Rita Castellani, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza presso la Regione Umbria. Anche lei in questi giorni è oggetto di un attacco ferocissimo da ogni parte. La sua colpa? Aver parlato del DDL Zan nei seguenti termini: «il DDL Zan consentirebbe di scegliere l’orientamento sessuale verso cose, animali, e/o persone di ogni genere e, perché no, anche di ogni età, fino al punto che la poligamia come l’incesto non saranno più un tabù. Il concetto d’identità cambia, non è più quello antropologico che conosciamo da sempre e che distingue la persona in ragione di evidenze biologiche, ma diventerà qualcosa che io, cittadino, posso decidere arbitrariamente secondo la percezione del momento. Di conseguenza ogni desiderio sarà considerato un bisogno e il bisogno un diritto». Semplicemente perfetto, chiaro, lucido, incontrovertibile. Davvero impossibile per qualunque persona sana di mente, e che abbia capito gli effetti dell’art.1 del DDL Zan, non condividere ogni virgola pronunciata dalla Castellani.

L’autodeterminazione anche a dispetto del setting naturale.
Eppure scoppia la polemica. Le associazioni LGBT scrivono al Presidente della Regione Umbria, definendo le parole della Castellani «un’acrobazia pericolosa in bilico fra propri convincimenti personali, pregiudizi inqualificabili e retorica da militante politica» e chiedendone le immediate dimissioni, in ciò appoggiati da tutti i gruppi politici di minoranza al Consiglio Regionale umbro, ovvero tutta la sinistra più i 5 Stelle. Proprio questi ultimi superano se stessi, diramando un comunicato stampa di condanna recisa delle parole della Garante. Nel comunicato si dice che le parole della Castellani sono un insulto «a tutti i bambini che avrebbero bisogno di essere ‘garantiti’ nella loro formazione e nella loro vita e non ingannati con teorie assurde che vogliono solo screditare una legge che punta alla tutela di tutti». Cioè per i grillini umbri cercare di preservare i minori dalla propaganda queer non è garantire la loro una corretta formazione basata su evidenze biologiche e fisiologiche. Macché, quelle sono sciocchezze, sono “teorie assurde”… Al coro si aggiunge poi anche Fratoianni, il Giovanni Goria forattiniano dei tempi moderni, che parla di “farneticazioni” riferendosi alla Castellani, con il connesso invito: «ritorni nelle caverne da cui l’hanno tirata fuori i suoi sponsor leghisti».
Eppure non c’è nulla di sbagliato in ciò che ha detto la Castellani. Il DDL Zan al suo articolo 1 pone le basi esattamente per il tipo di realtà folle che la stessa Garante ha così ben descritto. Ognuno si percepisce come vuole e va rispettato per questo. Chi non lo fa è punibile per legge. E non è vero che varrebbe solo per omosessuali, trans, lesbiche o disabili: varrebbe per chiunque si percepisca con un’identità differente da quella attribuita dalla natura. È esattamente questo il cuore della genderbread person, l’insana teoria che sta alla base dell’art.1 del discusso DDL: sesso, orientamento, identità ed esteriorità sono cose separate, distinte, che variano da soggetto a soggetto. Quindi è vero, secondo questa teoria, sancita dalla proposta di legge, sarebbe legittimo per chiunque identificarsi in un mulo e affermare la propria zoofilia, con il divieto per chiunque di sindacare o criticare, pena il carcere. Idem per i pedofili e per ogni altro possibile orientamento o identità. L’art.1 del DDL Zan è pura ingegneria sociale e dice: liberi tutti. Siete ciò che vi sentite, a dispetto e a prescindere da tutto, specie dai dati di natura. La Castellani non ha fatto altro che registrare questo aspetto, svelando l’ampiezza del potenziale cambiamento: la lotta alle violenze omobilesbotransfobiche è soltanto la foglia di fico. Dietro a tutto c’è l’autodeterminazione transumana realizzata anche e soprattutto a dispetto del setting naturale.

Venite a cercare noi, piuttosto. Se ne avete il fegato.
Che la lotta all’omotransfobia sia solo una foglia di fico che copre le brutture di un progetto transumano è facile da dimostrare. Prendiamo la notizia, che di recente ha fatto il giro del web, riguardante l’influencer inglese Oli London: di recente si è sottoposto a 18 interventi chirurgici per riuscire a ottenere un aspetto conforme all’identità che sente di avere, quella della pop-star coreana Jimin dei BTS. Dopo aver lottato con problemi di identità, Oli sostiene di aver trovato la sua dimensione: «sono binaria e coreana» ha dichiarato il giovane in tutta serietà, spiegando poi per i più scettici: «essere transessuale è come essere transrazziale perché sei nato nel corpo sbagliato». Quindi, la questione dell’identità di genere è solo fintamente centrale, visto che il concetto vale anche per la razza. E se vale anche per la razza, ha ragione la Garante Castellani, allora varrà anche per ogni altra questione, ad esempio la specie: c’è il rischio quindi in un prossimo futuro di assistere a manifestazioni contro i supermercati che non fanno entrare i cani perché discriminano le persone che si identificano con un alano. Inutile che Fratoianni, i grillini e tutta la compagnia arcobalenata si spettinino di sdegno: è così. A DDL Zan vigente, se ci trovassimo di fronte a quel poveraccio di Oli London, gli svelassimo la verità, ossia che, nonostante i suoi 18 interventi (venuti pure male), è e rimane inglese doc e pure di sesso maschile, e che anzi avrebbe bisogno urgente di un bravo psichiatra, rischieremmo un certo numero di anni di galera. Solo per aver detto la verità.
Alle scuole medie andavo in un istituto sia geograficamente che socialmente frequentato dai figli dei disperati del centro storico di Napoli, sia dai “figli di famiglia”. Non di rado dai vicoli salivano dei guappi, amici o parenti di qualcuno che frequentava la scuola: aspettavano all’uscita i rampolli benestanti, per attaccare rogna con un pretesto qualsiasi. «Mi hai detto stronzo?», ti sbraitavano in faccia, anche se non avevi proferito parola. In pochi secondi partiva la rissa, irragionevole, immotivata, ma con botte che arrivavano e facevano male. Ecco: le situazioni come quelle che hanno colpito la Garante Castellani, e tante altre simili, sono dello stesso livello. Con la differenza che lei ha aperto bocca per dire cose sacrosante, e gli interessi politici incrociati hanno fatto sì che pure e semplici verità diventassero pretesto per un’aggressione che nulla ha a che fare con i diritti degli omosessuali o dintorni: al centro di tutto c’è solo la voglia di additare, criminalizzare, far dimettere una persona percepita come avversario politico, anche se dice cose più che giuste. La dichiarazione di Fratoianni-Goria svela il tutto: il suo problema non è l’opinione espressa dalla garante, ma che sia stata “messa lì dai leghisti”. Piccolo cabotaggio, politichetta guappa da quattro soldi. Maria Rita Castellani si trova ora in questa situazione: attaccata dai bulli dei vicoli più malfamati della politica e del potere associativo LGBT, pronti a cogliere ogni pretesto per massacrare chiunque dica la verità ed esponga al pubblico ludibrio l’orrida nudità degli interessi arcobaleno. Dopo Maria Concetta Falivene in Abruzzo, c’è dunque un’altra donna da sostenere e difendere con forza: è Maria Rita Castellani, Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza presso la Regione Umbria. Giù le mani, guaglioncelli. La Garante non è sola, con lei ci siamo noi. E noi detestiamo i bulletti dei bassifondi della peggiore politica e del più feroce lobbismo. Giù le mani da Maria Concetta Falivene e da Maria Rita Castellani. Venite a cercare noi, piuttosto. Se ne avete il fegato.