Apri un sito web di regime, uno qualunque, c’è l’imbarazzo della scelta, e trovi dappertutto la stessa cosa: contraddizioni che fanno scintille. Questo capita cercando di informarsi sulla legge approvata questa settimana dal Parlamento ungherese che vieta la propaganda omosessualista nelle scuole e verso i minori. Dappertutto si parla di Orbán come un dittatore, un tiranno autoritario, una specie di Mussolini ungherese con contorno di goulash e poi, con estrema nonchalance, si parla delle proteste di piazza delle associazioni LGBT, che hanno fatto sit-in davanti al Parlamento di Budapest per convincere i deputati a non votare la legge in questione. Ma come? Orbán un dittatore, però si può manifestare? Strana dittatura quella ungherese. Strana anche perché da quelle parti un partito viene votato dalla maggioranza dei cittadini e poi governa tenendo fede al proprio programma elettorale. Curiosamente è proprio ciò che non accade in Italia, però i regimi autoritari sono sempre quelli degli altri. Che dietro a questo modo di raccontare le cose ci sia un cortocircuito di quelli fotonici è provato anche dalle dichiarazioni di Dunja Mijatovic, Commissaria per i Diritti Umani di quel carrozzone inutile che è il Consiglio d’Europa, secondo cui la legge approvata in Ungheria va «contro gli standard dei diritti umani europei e internazionali». Ok, ma qualche difetto ce l’ha?
No, siamo propensi a dire di no. Per motivi che non sono soltanto semplicissimi, ma addirittura lineari. Per capirlo, prendiamo qualche frase critica da qualche nostro media di regime. Si sostiene che (corsivi nostri) «la legge vieterà alle associazioni legate alla comunità LGBT+ di promuovere i propri programmi educativi e di diffondere informazioni sull’omosessualità o sulla possibilità di richiedere un intervento chirurgico per la riassegnazione del sesso». Embè? Salvo normali fluttuazioni ed eccezioni, la piena maturità sessuale la si raggiunge attorno ai 18 anni. Non è teoria filosofica, è biologia, è fisiologia, sono fatti. Cosa si è, che preferenze si hanno e che decisioni occorra prendere in merito, lo si inizia a comprendere a quell’età, che non casualmente è considerato il limite che separa l’immaturità, cioè l’incapacità di discernere, dalla maturità. Il sesso e l’orientamento sessuale sono una componente fondamentale dell’individuo, dunque sì, giustissimo: prima dei diciott’anni provare a orientare un individuo è errato. Ancor più con l’ipocrisia di far passare la cosa per “educazione” (peggio ancora se “civica”, come si fa nelle scuole). Per non parlare dell’eventuale decisione di farsi mutilare chirurgicamente per motivi non terapeutici: sotto i 18 non dovrebbe solo essere proibito (come paradossalmente è per i tatuaggi…), dovrebbe essere proprio reato. Oppure… ma sì, perché no… diamo pure informazioni ai minori (purché non pre-adolescenti, quelli sono intoccabili) sul sesso e gli orientamenti sessuali. Ma diamogliele tutte però. Perché infatti li si deve informare solo su quelle “alternative” all’eterosessualità? È discriminatorio, per altro verso la super-mega-stragrande maggioranza degli individui. Dunque: o tutti o nessuno. Facciamo nessuno e lasciamo che ogni individuo trovi da sé la propria strada e poi, dopo i 18, via libera.
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Questo grande show circense dell’orrore presto sarà soltanto un brutto ricordo.
Non basta: in tanti paragonano la legge ungherese a quella russa (sacrosanta e apprezzatissima dai cittadini) che vieta la propaganda gay tra i minori. A parte che la propaganda andrebbe vietata a prescindere, di qualunque tipo, non si capisce quale sia il problema: non ha senso parlare di sesso a individui che non hanno la più pallida idea di che cosa sia, e che anzi lo schifano pure un po’, se si parla di preadolescenti, e che stanno cercando di capire di cosa si tratta, se si parla di adolescenti. Il problema, dice Amnesty International, cui dev’essere sfuggito che Guantanamo è ancora funzionante, è che una legge del genere «danneggerà concretamente i diritti dei minori che sanno di essere omosessuali o hanno consapevolezza che il loro sesso biologico non corrisponde al loro genere». Niente affatto, non li danneggerà, anzi li proteggerà nel loro diritto di riflettere, cercare, sperimentare senza condizionamenti di sorta, per poi prendere liberamente la propria strada. Ed è proprio quel liberamente che dà tanto fastidio a chi vorrebbe mettere mani, occhi e indottrinamento nelle mutande di ragazzini e ragazzine. Nessun bambino, nemmeno in età adolescenziale, sa davvero quale sia il proprio orientamento. Gli esperimenti etero e omosessuali avvengono in genere in quell’età lì, proprio per capire. Si decide solo dopo. L’ambizione del movimento queer è quella di andare a orientare le decisioni invadendo lo spazio privato e individuale quando questo è ancora in fase di evoluzione. Sbagliato nel dettaglio e inutile in generale: non è così che si produrrà un mondo a maggioranza omosessuale, come sperano gli arcobalenati. Spiacenti, la natura ha un setting che non cambia, è come un giunco: magari si piega lì per lì, ma poi torna nella sua posizione naturale. Ci sono anche le prove di questo: citofonare Bruce-Brenda-David Reimer per convincersene.
Per il resto, rimane come lamentela che con la legge ungherese non si potranno più vedere certe pubblicità, il telefilm “Friends” o “Harry Potter” o “Billy Eliott”. Sai che perdita… In aggiunta, e in mancanza d’altro, ci si rifugia allora nella solita panzana: «la legge ungherese diffonde odio». Ma niente affatto. La sessualità appartiene alla sfera privata dell’individuo, nasce e matura nel proprio intimo e lì deve restare, nel massimo rispetto reciproco e nel rispetto delle leggi, senza diventare quello che è oggi: agenda politica, con tutto il suo carico di propaganda, tentativi di fare proseliti fin dall’asilo e business correlati. Non funziona così, cari signori e vivaddio ci sono democrazie (sì, democrazie) come l’Ungheria o la Polonia o la Russia che l’hanno compreso e fanno ciò che devono fare: tenere ferma la barra su ciò che è più conforme alla sovranità dell’individuo, senza piegarsi a logiche tribali e identitarie che, nel loro tentativo di rendersi potere e business, cercano affannosamente di sovvertire il setting naturale dell’essere umano. Sono quasi commoventi in questo, fanno tenerezza con la loro retorica spettinata, la bocca piena di “diritti”, forti di alleanze che sembrano invincibili, ma che alla fine devono piegare la testa alla realtà delle cose: la natura ha la meglio. Si può filosofeggiare quanto si vuole, spaccando il capello in quattro tra sesso, genere, e tante altre belle cose, ma la verità resta una sola: la naturale sovranità dell’individuo non verrà mai cancellata, per quanti sforzi si facciano per eliminarla o demonizzare chi la difende. La donna continuerà a essere donna e l’uomo continuerà a essere uomo per tutta una serie di evidentissimi e scientificamente provati motivi. L’uno e l’altro continueranno ad avere i loro orientamenti sessuali, che si vivranno in santa pace nel loro privato, senza farne un motivo identitario o di mobilitazione politica a vantaggio di qualche furbacchione. I paesi che, come l’Ungheria, approvano leggi anti-queer dunque non sono affatto “omofobi”: semplicemente pongono le basi affinché identità e orientamento sessuale smettano di essere tema di mobilitazione politica e tornino ad essere ciò che in realtà sono: un aspetto intimo che ogni individuo ha pieno diritto di coltivare e vivere nel proprio privato. Davvero: che c’è di strano in tutto questo?