Sulla vicenda di Laura Massaro pesa la sovraesposizione mediatica. Un esercito sconfinato la supporta da anni amplificando il suo accanito vittimismo, a fare da contraltare solo uno sparuto manipolo di persone che usa la testa e non la pancia, leggendo gli atti ed evitando il condizionamento. Troppo macroscopico il gap mediatico tra chi diffonde menzogne e chi le smonta, documenti alla mano: le bufale battono la demistificazione 10 a 0. Oltretutto l’esercito pro-Massaro conta anche diversi personaggi politici che garantiscono visibilità, interviste, articoli, comunicati e conferenze stampa, mentre le repliche alle bufale trovano spazio solo sul web. I riflettori, insomma, sono puntati solo sull’ideologizzata “madre coraggio” senza mai considerare la triste realtà di “madre disastro”. A titolo di esempio, ecco gli ennesimi eroi senza macchia e senza paura che indossano i panni dei paladini massariani. Viene da sorridere pensando a quanto dovranno sborsare per risarcire le feroci diffamazioni ai danni di Giuseppe Apadula. Tale Gabriele Dei Frasca riporta lo scritto di tale Luciano Navarro, condividendone contenuti e responsabilità, e recita il copione tanto caro alla religione massariana: «Laura aveva denunciato la violenza e aveva chiesto protezione per sé e suo figlio». A Gabrie’, ma hai letto le carte? Non dico tutto il fascicolo, almeno gli ultimi due provvedimenti: Corte d’Appello e Tribunale per i Minorenni. Sarebbe utile dargli un’occhiata – e magari di farla dare pure a Luciano – per evitare di spargere veleno e commettere reati.
Si, reati. Infatti il condizionamento delle coscienze ha portato un sacco di sprovveduti e sprovvedute a considerare Giuseppe Apadula un nemico da odiare, traspare dall’accanimento col quale lo coprono di denigrazioni, insulti, false accuse. Luciano scrive come se fosse un vero esperto, come se conoscesse gli atti che invece dimostra di non aver mai letto, ma soprattutto come se dovesse consumare una vendetta personale nei confronti dell’odiatissimo Giuseppe Apadula. Sostiene, ad esempio, che il bambino «vive nell’incubo di essere portato in una struttura come richiesto dal padre». È una menzogna, il padre non vuole vendicarsi di Laura Massaro togliendole il figlio. La comunità non è una richiesta del padre ma una misura imposta dal tribunale per un periodo-cuscinetto prima della collocazione dal padre. Non è difficile da capire nemmeno per le menti più elementari, basterebbe leggere il provvedimento. La madre – scrivono coralmente in diversi gradi di giudizio giudici, assistenti sociali, tutori, curatori speciali e consulenti del tribunale – ha fatto danni tali da non potersi risolvere schioccando le dita: il bambino deve essere gradualmente riavvicinato a quel padre che gli è stato traumaticamente negato per esclusivo volere della Massaro.
La colpa è sempre del burattinaio.
Ancora: «Per vendetta. Perché questi infami vogliono vendetta». L’odio trasuda da ogni parola, il padre è un infame, oltretutto un infame che non lotta per non essere escluso dalla vita del figlio, perché lo ama, ma solo per consumare una vendetta. Luciano ne è certo, sicuramente lo conosce benissimo e solo a lui Giuseppe Apadula ha confessato il suo reale scopo. E ancora: «vogliono vederti agonizzare, vogliono recuperare per non averti fatto fuori prima». Già, questa mancava: il padre è un aspirante femminicida: siccome non è riuscito ad ammazzare Laura Massaro, tenta di recuperare facendole del male in maniera diversa. Ne sublima l’uccisione attraverso la vendetta. E ancora: «Laura ha denunciato tutti, in un paese in cui le denunce delle madri spesso sono carta per pulirsi le terga: il violento, chi l’ha coperto, chi ha scritto e denunciato il falso, chi in questi anni l’ha vessata e martoriata come fosse una criminale a Guantanamo». Ecco il fulcro di tutto, il Credo del gregge di devoti alla religione massariana: «Laura ha denunciato il violento». Peccato che Giuseppe Apadula non sia mai stato violento, lo hanno stabilito i Tribunali svariate volte consecutive. Innumerevoli denunce, innumerevoli archiviazioni senza che sia mai stato rinviato a giudizio. Non è difficile, basta leggere gli atti. Questo la dice lunga sulla fondatezza delle accuse, ci hai mai pensato Gabrie’? Stai attento, ti rivelo un segreto: una persona non è violenta perché Lauretta lo accusa di esserlo, ma lo è quando il sistema giudiziario riconosce che lo sia davvero. Lo spieghi tu a Luciano?
E ancora: «Infami sono le donne e gli uomini delle Istituzioni quando si arriva a tanto. Infame il branco di collusi, prezzolati, incompetenti, complici e miserabili che si prestano a tanto». Oh, è proprio nero… un panino col Tavor, no? E ancora: «Infame chi oggi ha deciso che un bambino, che vive una vita piena di affetti, di scuola e sport, di amici, debba lasciare la casa e la famiglia che conosce da quando è nato». È proprio questo il problema, lo vedi che se ti sforzi ci arrivi pure tu? Il bambino conosce solo una famiglia, quella materna, e non perché il padre e i nonni paterni lo abbiano abbandonato, ma proprio per scelta della madre che ha deciso di farlo crescere come se fosse orfano. E se ne vanta; hai letto con quanta insistenza ha dichiarato che per lei non è importante che il figlio frequenti anche il padre? Poi non è neanche vero che debba lasciare la scuola, a scuola la madre non lo portava più da tempo per evitare che il padre lo andasse a prendere. E ancora: «per andare in una struttura, una casa famiglia, ed essere al servizio del padre». No, semmai è il contrario, è il padre che si è messo al servizio del figlio, e lo ha fatto impiegando ogni tipo di risorsa, emotiva prima ancora che economica, per liberare il figlio dal recinto di possessività tossica nel quale lo ha rinchiuso la madre. In realtà non ci interessa convincere né Gabriele né Luciano, e nemmeno i mille Gabriele e Luciano che spargono odio su chiunque non sia convertito alla Verità della religione massariana. Niente di strano, è quello che succede quando gli analfabeti funzionali vengono fomentati dalle campagne di condizionamento delle coscienze, finalizzate a creare eserciti di utili idioti pronti a stroncare provvedimenti che non hanno mai letto. Foche ammaestrate, sorcetti ammaliati dal pifferaio, poveri burattini… ma la colpa non è loro. È sempre del burattinaio.