Qualcuno ricorderà la vicenda di Will Knowland (ne parlammo qui): professore d’inglese al prestigiosissimo college britannico di Eton, nel gennaio scorso decise di condividere sul suo seguitissimo canale YouTube una lezione sul patriarcato, nell’accezione deteriore intesa da femministe e queer. Il video è un’analisi ragionata del concetto, che viene fatto a brandelli attraverso frequenti citazioni di ricerche scientifiche accreditate, fatti storici accertati, più un gran numero di citazioni da produzioni culturali contemporanee (film, canzoni e altro). In trenta minuti di narrazione pacata ma spietata, il Prof. Knowland pone davanti a chi lo ascolta una tale serie di fatti indiscutibili così potenti da ribaltare totalmente tutta la narrazione politicamente corretta in salsa femminista e queer che predomina e opprime le nostre esistenze. Svela le radici della grande menzogna che qui denunciamo quotidianamente, con una precisione chirurgica, e proprio per questo il suo video è stato considerato pericolosissimo. La sua diffusione in breve ha valicato i limiti delle sue classi a Eton diventando planetaria, con tutte le ferocissime polemiche annesse. Una professoressa sua collega (femminista), invece di produrre un contro-video che smentisse le asserzioni di Knowland, l’ha deferito al preside della scuola, un senza palle tra i tanti, che alla fine ha chiesto le dimissioni del professore. Nonostante l’ampio sostegno nella scuola e fuori, Knowland ha dovuto cedere, perdendo il suo impiego.
Non si è scusato, però: «l’eccellenza di Eton sta proprio nella libertà di pensiero come fulcro dell’insegnamento», ha dichiarato in seguito. «La mia intenzione non era di offendere qualcuno, ma di dare agli allievi un tema su cui ragionare e discutere liberamente». Pare che la repressione, basti pensare al DDL Zan, proprio questo voglia evitare: la libera riflessione e il libero confronto. La vicenda di Knowland lo dimostra appieno, insieme a tantissime altre vicende simili di docenti, studiosi, giornalisti, ricercatori finiti senza lavoro o al centro di shitstorm planetarie per aver semplicemente espresso la propria opinione argomentata (e il più delle volte semplicemente conforme alla verità delle cose). Non è una novità: chi afferma la verità cerca di trarre dal caos un mondo abitabile, e da sempre viene martirizzato da chi ama il caos o dal caos trae vantaggio. Di fatto oggi, come previsto da Gilbert Keith Chesterton, occorre combattere aspramente per affermare, come fa Knowland nel suo video, concetti come: «Finché si continua a crescere figli, la famiglia nucleare continuerà a seppellire i suoi becchini», portando prove e argomenti incontrovertibili a suo sostegno. Peggio ancora asserzioni come: «il patriarcato resterà diffuso in tutto il mondo e in tutta la storia finché le donne non faranno competere gli uomini per essere deboli, codardi, impotenti e incapaci di provvedere. Il fatto è che sotto tali condizioni, oltre il 90% dell’umanità morirebbe di fame e, considerando i precedenti storici e preistorici, l’aspettativa di vita delle donne si ridurrebbe a meno di 40 anni».
Non resta che seguire la lezione, comprenderla e diffonderla.
Con ciò, Knowland accetta, un po’ provocatoriamente, di chiamare “patriarcato” ciò che deriva essenzialmente dai ruoli e dalle posizioni date dalla natura, immodificabili e che di patriarcale non hanno nulla. Lo si capisce dall’intero discorso del professore, ben rappresentato dalla bellissima immagine con cui conclude la sua presentazione: un uomo che chiude nel suo abbraccio protettivo una donna e un bambino, quest’ultimo a sua volta abbracciato dalla donna stessa. «Quell’uomo sta opprimendo o sta proteggendo quella donna?», chiede Knowland a conclusione di un video che, a ben vedere, non solo fa in briciole tutta la narrativa femminista e queer dilagante, ma interroga anche l’intera androsfera, nonché gli uomini e le donne ordinarie, sulle proprie scelte ideali e di vita. Se è vero che la natura dell’uomo è tripartita nelle funzioni di procreare, provvedere e proteggere, quale futuro si prefigura nell’idea di tutti quei movimenti che, timorosi o stufi dello strapotere capriccioso femminile, decidono di andare per la propria strada, orgogliosamente e sprezzantemente (ad esempio i MGTOW – Men Going Their Own Way) o con rabbia e risentimento (ad esempio gli Incel)? Non è forse l’isolamento, la rinuncia alla relazione, parte del piano femminista orientato a distruggere il “patriarcato” rendendo gli uomini deboli, codardi, impotenti e incapaci di provvedere? Scegliere il “ritiro strategico” non rischia di diventare strumentale al pensiero regressivo femminista? Proprio quello che, tra utero in affitto, promozione dell’aborto indiscriminato, esaltazione della donna in carriera, sola e senza figli, sta cercando di minare quella genitorialità che Knowland pone tra i pilastri della persistenza del valore della famiglia. La domanda insomma è: se Knowland ha ragione, e l’impressione che ce l’abbia è molto forte, accettando passivamente la regressione del maschile sulla spinta di sensi di colpa infondati indotti dal femminismo, non stiamo rischiando di portare il mondo alla situazione catastrofica prefigurata dal professore?
Domande che il video di Knowland tende a suscitare, insieme a moltissime altre. Il problema, quando già ne parlammo sei mesi fa, era che il suo contributo era in inglese. Per di più in un inglese molto “stretto” e professorale, difficile da capire anche per chi avesse qualche rudimento di quella lingua. Già allora provammo a contattare il professore per un’intervista o per lo meno affinché aprisse il suo canale YouTube alle traduzioni della community. Sfortunatamente non ci ha mai risposto. Ci è venuto in soccorso un gentilissimo lettore, capace nel contempo di comprendere la lezione di Knowland, tradurla e sovrapporre il testo italiano. Lo ringraziamo molto, pur non potendone citare nome e cognome. Ci ha chiesto di restare anonimo, proprio per evitare che, facendosi veicolo di verità, possa fare la fine dello stesso Knowland. Così funziona in un paese che si autoproclama libero e democratico… In ogni caso, un grande grazie al nostro lettore. C’è voluto tempo, siamo stati un po’ diesel, ma alla fine siamo riusciti a offrire questo importante servizio ai nostri lettori. Dal canto nostro ci troviamo d’accordo quasi del tutto (salvo alcuni dettagli) con ciò che Kowland espone. In buona misura ha espresso in 30 minuti di video i nostri quasi cinque anni di attività, i contenuti del nostro manifesto e l’idea per cui ci battiamo ogni giorno. Consigliamo anche a voi di ritagliarvi trenta minuti: ora le richieste di molti sono esaudite, la lezione del professore è perfettamente tradotta e fruibile anche in italiano. La trovate qui sopra o sul nostro canale YouTube. Non resta che seguirla, comprenderla e diffonderla, sperando che susciti non impulsi di censura ma una sana discussione argomentata e di merito.