La Fionda

Concepción Arenal, pioniera del femminismo spagnolo

Concepción Arenal (1820-1893) è una scrittrice e pioniera del femminismo spagnolo, contemporanea delle prime suffragiste americane. Sconosciuta in Italia, si tratta di una figura fondamentale della storiografia femminista ispanica. Difese l’accesso delle donne a tutti i livelli educativi e respinse le teorie che ipotizzavano l’inferiorità femminile. Sugli uomini affermava invece che «hanno le inclinazioni di un sultano, reminiscenze del selvaggio e le pretese di un prete». La lotta femminista per i diritti delle donne non è stata caratterizzata da un sentimento unanime di tutte le femministe, malgrado la storiografia di genere metta in risalto le idee comuni di tutte, al di là dell’ondata storica di appartenenza, e nel contempo stenda un velo pietoso sulle idee divergenti, a volte agli antipodi, e attualmente scorrette, della maggior parte delle femministe storiche della prima ondata. Non credo che sia necessario elencare le caratteristiche che contraddistinguono le femministe moderne, tutti ne siamo più o meno a conoscenza, ricavata dall’esperienza empirica e diretta dai media o dai nostri vissuti quotidiani. Penso che Simone de Beauvoir e la sua opera, Il secondo sesso, siano servite a fare da spartiacque tra il femminismo moderno e il femminismo primordiale e della prima ondata. Per tanti versi, queste donne, definite dalla storiche di genere “femministe” prima ancora che il termine “femminismo” fosse coniato – Christine de Pizan, Mary Wollstonecraft, e tutte le attiviste del XIX secolo –, la pensavano in molti punti diversamente, idee che oggi farebbero rabbrividire qualsiasi femminista moderna radicale, o intersezionale, o dell’uguaglianza, o di genere. È per questo motivo che trovo rilevante riesumare il pensiero di queste figure storiche femministe, divinizzate oggi dalla storiografia di genere per quello che può servire a osannare il femminismo, e oscurate nei loro comportamenti e/o nelle loro idee avverse.

Si tratta di donne spesso benestanti e profondamente religiose, antiabortiste, che promuovono la maternità, la famiglia “classica”, la religione cristiana, e non vogliono capovolgere i ruoli di genere. Infatti celebrano i valori tipicamente femminili (ciò che Simone de Beauvoir denuncerà come la costruzione patriarcale dell’eterno femminino), e difendono esplicitamente i doveri maschili: il sostentamento familiare, la protezione, persino l’autorità maschile, alcune addirittura si mostrarono contrarie al diritto di voto delle donne. Malgrado queste divergenze, l’etichetta di “femministe” è a mio avviso pienamente meritata. L’essenza della dottrina femminista – le donne sarebbero oppresse per mano degli uomini nel corso di tutta la Storia – appare senza ombra di dubbio nei loro discorsi, assieme ad altre idee ricorrenti e immutate: la credenza della superiorità morale (e non solo morale) delle donne, la pretesa di parità di diritti (non di doveri), di poter lavorare in tutti i mestieri tranne in quelli rischiosi o faticosi (la solita questione: perché le quote in Parlamento e non in miniera?), o la promozione della coscrizione obbligatoria in guerra solo maschile. Ne abbiamo già conosciute alcune in precedenti interventi. Per un’ulteriore conferma del modo di pensare di queste donne, in questo intervento mi servirò del pensiero di Concepción Arenal, mediante alcuni esempi tratti dalla sua opera più importante La mujer del porvenir (La donna dell’avvenire) del 1869.

Concepción Arenal
Concepción Arenal

«L’uomo sarà sempre il capo, non il tiranno».

Idee in linea con il femminismo (le traduzioni delle citazioni sono mie): 1) Oppressione delle donne: «Nei popoli selvaggi, la donna, strumento passeggero di piaceri brutali, è orribilmente infelice. Il suo feroce tiranno la sacrifica e la travolge con il lavoro e il dolore. Senza altra legge che la forza e altri bisogni che gli appetiti grossolani, opprime la povera schiava che non trova pietà, perché il suo carnefice non sa cosa siano l’amore, la compassione o la giustizia». 2) La forza fisica, motivo dell’oppressione: «Ai tempi in cui la forza fisica era tutto, si capisce che la donna non era niente. L’inferiorità dei loro muscoli rendeva impossibile la sanzione dei suoi diritti; in una società formata per combattere, quale considerazione poteva meritare in pace chi era inutile in guerra?» 3) Superiorità: «È impossibile ignorare la superiorità morale delle donne. […] La donna nubile, casta se ha un po’ di pane e un po’ di educazione, non è, come l’uomo celibe, elemento di vizi, disordini e mali, ma al contrario, può consacrare tutta la sua esistenza al bene della società. L’amore a Dio e al prossimo è una parte essenziale della sua natura. […] La natura ha reso la donna più debole ma più sagace». 4) Diritti, non doveri (lavoro): «Vogliamo tutti i diritti civili per la donna. Vogliamo che la donna abbia il diritto di esercitare qualsiasi professione e mestieri tranne quelli che ripugnano alla sua naturale dolcezza. Niente di più. Niente di meno. […] La donna può esercitare tutte le professioni e mestieri che non occorrano di molta forza fisica, né siano un ostacolo alla tenerezza del loro cuore, né abbiano qualcosa che ripugna alla loro natura benigna». 5) Coscrizione maschile: «Le donne non devono dedicarsi alla professione delle armi. […] Oh donne insegnategli ad amare la sua patria, sua madre, perché è infelice; fategli sentire quanto è vile e quanto è colpevole chi abbandona in disgrazia i suoi cari».

Idee discordanti dal femminismo attuale: 1) Eterno femminino: «Seppure non vediamo differenze di intelligenza tra i bambini di sesso diverso, vediamo molte differenze di carattere. La bambina è sicuramente più docile, più dolce, più affettuosa, meno egoista: il germe della madre è già lì, che prova con le sue bambole quello che farà poi con i suoi figli. Le differenze di carattere necessarie per l’armonia sono naturali – e quindi eterne […] incise dalla mano di Dio. La dolcezza, la perseveranza, la docilità, l’abnegazione, la debolezza fisica della donna; la sua natura più compassionevole, più amorevole, più paziente e longanime: questi sono gli elementi dell’armonia. […] La donna è donna anche se non è madre, cioè è compassionevole, paziente, affettuosa e disposta all’abnegazione». 2) Maternità: «Solo l’amore di una madre può darci un’idea dell’amore del Cielo; solo nell’amore di una madre c’è la purezza immacolata, l’abnegazione che non conosce limiti, il perdono di tutti i peccati, l’oblio di tutte le colpe, pietà e misericordia senza misura: solo l’amore di una madre purifica tutto ciò che tocca, rende comprensibile all’anima un mondo di sublimi affetti, in relazione con l’Infinito». 3) Matrimonio: « appare allora una religione che divinizza la castità, santifica l’amore, benedice l’unione dei due sessi e fa del matrimonio un sacramento. La donna può considerarsi doppiamente redenta da colui che è morto in croce. […] Il matrimonio è l’istituzione che più favorisce le donne». 4) Scala gerarchica: «Chi comanderà in casa, chi sarà il capofamiglia? […] L’uomo è fisicamente più forte della donna; è meno impressionabile, meno sensibile, meno longanime, ciò lo rende più risoluto, più egoista, e gli conferisce una naturale, e quindi eterna, superiorità gerarchica in casa. La donna, che deve essere madre, ha ricevuto dalla natura una pazienza quasi infinita […]. La sua maggiore impressionabilità la rende meno risoluta; la sua maggiore sensibilità la rende più compassionevole e più amorevole. […] L’abnegazione sarà una delle sue più grandi gioie; cederà volentieri molta autorità per poco amore […]. Non vogliamo né temiamo conflitti di autorità in famiglia, l’uomo sarà sempre il capo, non il tiranno».

Concepción Arenal
Concepción Arenal

«Un ahi! è un argomento, e una lacrima, una prova».

Sulla violenza domestica contro le donne Concepción Arenal scrive: «Maltrattare una donna sembra così vile oggi che è raro che un uomo lo faccia, a meno che non sia intossicato dal vino o dalla rabbia. E quando si riprende, e qualcuno gli dice: “Non ti vergogni di picchiare una donna?” – è sicuro che se ne vergogna, oppure non possiede alcun onore». Si tratta dunque, secondo Arenal, di un comportamento fortemente riprovato dalla società, in assoluto permesso o ignorato. E sempre, secondo Arenal, attenta sorvegliante della condizione delle donne, si tratta di un evento molto raro, nel 1869, in Spagna. Un secolo e mezzo dopo è diventata l’emergenza nazionale. A proposito dell’educazione, scrive: «L’uomo chiude alla donna i libri della conoscenza, e che cosa incredibile!, le permette di aprire quelli che possono farle un danno incalcolabile, le permette avvelenarsi con romanzi immorali e letture frivole: a questo punto sarebbe stato più logico e razionale non insegnarle a leggere». E ancora: « si annoia e legge romanzi, tanti romanzi, con i quali completa la sua formazione intellettuale. È così che la giovane donna dilapida i primi e i migliori anni della sua vita, senza fare nulla di utile, né tentare nulla di sostanziale, né pensare a nulla di serio». Sono molte le femministe che sostengono una tesi simile, che trovo sempre molto curiosa. Secondo le femministe gli uomini hanno impedito alle donne di leggere libri di scienza, chimica, fisica. D’altra parte è stato accertato – e riconosciuto dal femminismo – che le donne sono state grandissime lettrici, più degli uomini; le loro letture sono state però dei romanzi di fantasia, romanzi rosa, eccetera. I libri venivano conservati nelle biblioteche, di solito private, tutti insieme, chi aveva accesso ai primi poteva accedere anche ai secondi. Gli uomini sono colpevolizzati degli interessi diversi e delle libere scelte di lettura delle donne (più o meno quel che succede oggi a proposito delle libere scelte di studio delle ragazze per le università). C’è un ulteriore aspetto che viene svelato da questa critica femminista. L’amore per la lettura (sbagliata) delle donne rivela una disponibilità finanziaria agiata – durante molti secoli i libri sono stati un bene costoso –, ma soprattutto una disponibilità di tempo libero: è dunque falso che le donne fossero tendenzialmente oberate dal lavoro, per colpa del patriarcato, come suggerirebbe la narrazione femminista.

Infine, un’ultima riflessione, molto profetica, di Concepción Arenal: «Vogliamo che il sentimento sia rappresentato nella vita sociale e sia ammessa la realtà delle sue verità; che questa rappresentazione sia principalmente detenuta dalle donne, e sia permesso a loro di introdurla nei costumi, nelle opinioni e di conseguenza nelle leggi, elemento che spesso manca. Che senza negare l’importanza della ragione, siano riconosciute anche quelle del cuore, e possano dire e possano provare che esistono casi e questioni, grandi questioni, nei quali un ahi! è un argomento, e una lacrima, una prova». Indovinate come si chiama questa forma di ragionare? “Sorella io ti credo”: «un ahi! è un argomento, e una lacrima, una prova».



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