Il primo pensiero nel leggere l’articolo pubblicato due giorni fa da “The Vision”, a firma di Federica Passarella, è che si tratti di un pesce d’aprile anticipato. Che uno dei maggiori strumenti di propaganda femminista in Italia faccia uscire un pezzo intitolato “Allarme maschicidi. Ogni tre giorni un uomo viene ucciso da una donna, ma nessuno fa niente” è troppo paradossale per essere vero. In realtà il meccanismo concepito è molto astuto e, se si vuole, anche perfidamente intelligente. Si fa infatti un resoconto di fatti di cronaca dove uomini vengono uccisi dalle mogli o dalle compagne o dalle ex per i più svariati motivi, per poi svelare l’arcano all’ultimo: niente di tutto ciò è accaduto. In realtà si tratta di casi classificati come “femminicidi” accaduti negli ultimi mesi, ma in cui l’articolista ha invertito i generi dei protagonisti, modificando qualche altro dato. Perché questo giochetto? Il motivo recondito è facile da comprendere: dopo una fiammata nei mesi passati, i cosiddetti “femminicidi” si sono fermati, e questo è malissimo per gli interessi del femminismo. Allora, per rinfrescare la memoria e l’allarme sociale conseguente, si usa questa trovata. Che però è talmente banale da rischiare di non essere efficace, ed è a quel punto che la Passarella si affida ai dati.
Dice: avrà rimestato qualche statistica farlocca sui casi del 2021 per farli apparire più di quelli che sono? No, a quello ci pensano già l’Osservatorio di Repubblica e la 27esima ora del Corriere della Sera. La Passarella va sul sicuro e recupera un po’ di slogan e di falsificazioni precedenti. Tutta roba già ampiamente smentita, ma vale la pena tornarci sopra, anche per mostrare alla Passarella che accà nisciuno è fesso. Si appoggia al recente report ISTAT sugli omicidi in Italia, la Passarella. Una roba sulla cui totale inaffidabilità si sono già pronunciati Fabio Nestola e Davide Stasi in un recente video. In sostanza: nemmeno l’ISTAT sa definire cosa sia un “femminicidio” e ficca nella fattispecie tutto quello che può, casi classificati in base al movente talvolta, in base all’autore talaltra, misurando gli andamenti a volte a due anni, a volte a tre, a volte a dieci, a seconda di come fa più comodo. Il tutto per poter dire le stesse cose che la Passarella ripete a pappagallo: calo degli omicidi in generale ma aumento dei femminicidi. Falso, ovviamente: da anni i “femminicidi”, per lo meno nell’accezione definita nel 2018 dalla Polizia di Stato (l’unica un minimo ufficiale disponibile ad oggi), oscillano tra i 30 e i 40 casi all’anno. Un dato stabile, ma soprattutto minimale, forse anche sotto la soglia fisiologica, in un paese di 50 milioni di abitanti, per altro qualificato come il più sicuro d’Europa per le donne da una recente ricerca dell’Unione Europea.
Suona familiare, vero?
Tutte cose che la Passarella non sa. Oppure sa, ma fa finta di non saperle. D’altra parte il suo scopo è dare nuova linfa all’emergenza, rinsaldare nelle zucche vuote di chi legge “The Vision” e ne condivide i contenuti sui social i mantra e gli slogan che tutta questa falsificazione si porta dietro. Così la Passarella dà il meglio di se stessa, in un’escalation che, se non ci fossero di mezzo dei morti, sarebbe da ridere: «Nel nostro Paese c’è stato un femminicidio ogni tre giorni, aumentando a uno ogni due durante il periodo del lockdown, per arrivare al dato shock del febbraio 2021: 3 donne uccise nel giro di 24 ore». Calcoli che possono risultare verosimili solo allargando/restringendo a proprio agio i periodi di riferimento e mettendo nel conto tutto e il contrario di tutto: gli omicidi eutanasici tra anziani, quelli con movente puramente economico, quelli commessi da svalvolati che si credevano incaricati dall’ISIS (non è una battuta, ne abbiamo parlato qui) e tanti altri tipi che tutto sono tranne che “femminicidi”. Il cui dato reale è fermo a uno ogni nove giorni, per quanto questa indicazione non voglia dir nulla. Dal punto di vista statistico ha più senso quella dell’ISTAT, che per lo meno è un calcolo preciso: 0,3 donne uccise (da chiunque e per qualsivoglia motivo) ogni 100.000 abitanti. Meglio di noi in Europa solo Cipro e qualche altro staterello microscopico. I “femminicidi” sono una frazione infinitesimale di quello 0,3 e, per dire, stando ai dati reali una donna in Italia ha 45 probabilità su 100 di morire in un incidente domestico contro 1 possibilità su 100 di essere vittima di “femminicidio”. Oltre ai dati farlocchi e agli slogan, non può mancare il piagnisteo su quanto male vengano raccontati i “femminicidi” dai media. Stando alla Passarella ancora non tutti si sono adeguati alla velina della Vopos Michela Murgia, e questo è male.
La cosa più bella dell’articolo della Passarella però è alla fine. Cita Dacia Maraini, secondo cui se si invertissero i generi, i casi di uccisioni di uomini diventerebbero priorità nazionale e «si teorizzerebbe che le donne sono malvage per natura, nemiche dell’uomo e che per natura tendono a distruggerlo». Questo sì che fa ridere. Tristemente ma fa ridere. Perché, dati alla mano, gli uomini morti ammazzati in Italia sono il doppio delle donne, con autori indifferentemente maschi o femmine e per qualsivoglia movente. Se occorre, come pare, dare massima attenzione alle vittime, be’ la schiacciante maggioranza è di uomini. Eppure, cara Maraini e cara Passarella, contrariamente alle vostre previsioni maliziose, della cosa non frega niente a nessuno. Anzi, la più grande potenza di fuoco economica, organizzativa e mediatica è concentrata solo su una casistica che appartiene al sottogruppo di un sottogruppo di un sottogruppo: le donne uccise “in quanto donna” (qualunque cosa bizzarra ciò voglia dire), tra le donne uccise da uomini, a loro volta tra tutte le donne uccise, a loro volta ancora tra tutte le persone uccise. Un di cui di cui di cui di cui, un pulviscolo statistico su cui però si fa rumore come se si trattasse di un olocausto. E in base a tutto questo rumore per (pressoché) nulla, a tutti gli effetti si dice, anzi si martella ossessivamente che gli uomini sono malvagi per natura, nemici delle donne e che per natura tendono a distruggerle. Suona familiare, vero, Federica Passarella di “The Vision”?