La Fionda

Si riesuma il DDL Zan e ricominciano le fake news

Il video ha fatto il giro del web, dei telegiornali e delle pagine di giornale. Un tizio, in una stazione della metro di Roma, attraversa i binari e si avventa contro due ragazzi. Uno dei due scappa mentre l’aggressore ingaggia una specie di incontro di boxe con quello che rimane. In sottofondo si sente qualche protesta, una voce femminile che dice cose come «ehi che fai, smettila!», l’aggressore che farfuglia qualcosa di incomprensibile e l’aggredito che, mentre si difende, chiede «oh, ma cosa ho fatto?», per poi concludere, al termine della scazzottata «te sei proprio matto».  Fine della clip, che è circolata con i volti dei protagonisti oscurati e che è stata girata chiaramente con un cellulare. Ad accompagnare la diffusione del video è la dichiarazione del giovane aggredito: «picchiato perché mi baciavo con il mio compagno», ed ecco che magicamente la scazzottata diventa per tutti un’aggressione omofoba.

Eppure i lati oscuri sono tanti. Chi registra il video pare essere lì apposta e non muove un dito per interporsi o chiamare la polizia. L’altro giovane, invece di dare manforte all’amico aggredito, se la dà a gambe. L’aggressore non pronuncia alcun tipo di insulto omofobo, come ci si attenderebbe in un attacco davvero connotato da quell’orribile sentimento. Non è ripresa la scenda del bacio tra i due, non sappiamo cosa sia occorso prima che il bruto attraversasse i binari, e quest’ultimo, pur portando con efficacia i suoi colpi, appare barcollante, come chi è brillo. Insomma non c’è nulla che possa denotare l’aggressione come omofoba o comunque diversa dalle tante aggressioni che purtroppo avvengono nelle strade delle città di Italia per qualsivoglia motivo. A etichettare l’evento come omofobo è soltanto l’autocertificazione del giovane aggredito, a cui dobbiamo credere a prescindere perché, in gara con il carattere misogino e maschilista, c’è per l’Italia anche l’altro carattere peculiare, quello di essere un paese omofobo.

dubbi lgbt

Una legge basata su fake news.

C’è malizia nelle nostre osservazioni? Non possiamo farne a meno, per un motivo attuale e svariati motivi pregressi. Questi ultimi fanno riferimento a un gran numero di fatti del recente passato etichettati dai media come espressione di omofobia, salvo poi venire smentiti clamorosamente poco dopo. Abbiamo il “chirurgo omofobo” che sbotta con una frase infelice perché costretto a occupare una sala operatoria per un intervento al colon-retto di un omosessuale mentre l’ospedale è in emergenza covid: sbagliato il tono del suo sfogo ma sacrosante le ragioni (luglio 2020). Abbiamo la coppia gay scacciata dalla spiaggia “in quanto gay”, quando in realtà è stata allontanata perché si faceva i suoi comodi “hot” di fronte a tutti, bambini inclusi. Abbiamo la coppia gay che riceve dalla cucina di un resort un piatto con sopra disegnato un pene (settembre 2020), ma che poi si scopre puntasse a non pagare il soggiorno con il ricatto dell’accusa di omofobia, inventandosi la balla del pene disegnato. Abbiamo il caso di Maria Paola Gaglione, morta dopo un’aggressione subito definita transofoba ma in realtà avente tutt’altra natura (settembre 2020). Abbiamo il “pestaggio omofobo” di Padova, in breve smentito dalle telecamere di sorveglianza (ottobre 2020). Abbiamo l’influencer gay “Iconize” che denuncia di essere stato picchiato perché omosessuale, salvo poi ammettere di essersi schiantato da solo un pesce surgelato in faccia (ottobre 2020). Abbiamo insomma una riga infinita di fake news, su cui mette la pietra tombale il report annuale della Polizia di Stato del 15 agosto 2020, che (qui a pagina 20) certifica un numero irrisorio (8) di aggressioni basate sull’identità di genere.

Insomma, serve un grande sforzo di fantasia o una potente inclinazione a credere alla propaganda per fidarsi di quanto si è detto sul video della metro di Roma. Che ha altri due elementi attuali atti ad alimentare i dubbi. I fatti ripresi in video risalgono al 26 febbraio, ma le riprese saltano fuori solo oggi. Come mai? Semplice: la nuova segreteria del PD, mentre l’Italia affonda nel covid e nelle conseguenze economiche della pandemia, ritiene che la lotta contro l’omotransfobia sia una priorità, e riesuma così dal dimenticatorio (dove giustamente era finito) il DDL Zan. Proprio quello la cui discussione era in agenda quando capitavano tutti i fasulli casi di omofobia citati sopra. Casi inspiegabilmente interrotti subito dopo l’approvazione del DDL Zan alla Camera. Ora che lo si vuole spingere per l’approvazione al Senato, ricominciano i casi di omofobia e la pressione mediatica. Dunque o sono casi inventati e strumentalizzati, oppure il DDL Zan porta sfiga, tanto che basta nominarlo che esplode la violenza contro i gay. Molto più probabile il primo caso, dunque non ci si chieda una volta di più di lasciarci prendere in giro e di credere all’ennesima probabile fake news: l’Italia, vivaddio, è uno dei paesi meno violenti e meno omofobi d’Europa e il DDL Zan non serve. Il giovane aggredito nella metro, quand’anche si trattasse di aggressione omofoba, ha svariate leggi a sua tutela e il suo aggressore già ora, se preso, rischia di passare giustamente l’anima dei guai. Il DDL Zan non cambierebbe la situazione di una virgola nel caso in specie o nei pochissimi casi simili. Cambierebbe tutto piuttosto per l’esercizio della libertà di parola e di critica, che verrebbe ferocemente sacrificato, e per le svariate milionate di euro (pubblici) che le organizzazioni LGBT riuscirebbero ad ottenere. Si spera solo che la componente che sostiene il Governo contraria alla mostruosità del DDL Zan (la Lega e parte di Forza Italia) sappia tenere duro ed eviti l’incubo dell’ennesima legge istituita sulla base di sparuti fatti di cronaca. Per di più nella gran parte falsi.



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