Non bastavano i vari siti “informali”, già zeppi di falsificazioni, e l’iniziativa di Repubblica con il suo “Osservatorio femminicidio”, dove la musica resta la stessa (vedasi 1, 2, 3, 4, 5). Ora ci si mette anche il Corriere della Sera, che quanto a mistificazione non vuole essere da meno. Nella sua pagina i casi, stavolta addirittura contati dal 2012, sono 984 nel titolo, ma diventano 806 se si applica il filtro “femminicidio” con tag rosso, quindi già 178 nomi sono inseriti per fare numero. È più impressionante lasciar credere che si sfiori quota mille, il 99% dei lettori non andrà ad aprire il file per vedere che non tutti i casi hanno l’etichetta rossa “femminicidio”. Tuttavia anche tra gli 806 casi catalogati come cosiddetto femminicidio vi sono i soliti episodi che non hanno nulla a che fare con la prevaricazione di genere. Ed è sconcertante vedere con quale frequenza in ogni elenco annuale dei femminicidi, qualunque sia la fonte, vengano infilati a forza decine e decine di episodi che, pur registrando la morte di una donna, non nascono affatto dal patriarcato, dall’oppressione, dalla gelosia morbosa, dalle sovrastrutture culturali maschiliste, dal possesso, dalla mancata accettazione di un rifiuto, dall’uccisione inquantodonna e da tutte quelle pseudomotivazioni che l’ideologia tossica cita per alzare una cortina fumogena su un reato inesistente nel codice penale.
Allora qualcuno cambia strategia. È il caso appunto de “La 27esima Ora” del Corriere, che pubblica un elenco non più su base annuale ma conta i femminicidi in un periodo di nove anni che va dal 2012 al 2020. Tuttavia, a differenza di altri elenchi (femminicidioitalia, inquantodonna, osservatorio di Repubblica), La 27esima Ora scrive «Donne uccise per femminicidio o altro reato». Il femminicidio in sé non è affatto un reato, non costituisce né una fattispecie autonoma rispetto all’omicidio, né una circostanza aggravante. Lo scriviamo ininterrottamente dal 2013, quando inviammo una relazione al ministero delle Pari Opportunità, su richiesta dell’allora ministra Josefa Idem. Però in qualche modo La 27esima Ora riconosce che la voce “donne uccise” e la voce “femminicidio” non sono sovrapponibili: è già un piccolo passo avanti rispetto a chi vorrebbe giocare sull’equivoco lasciando credere che le due voci sarebbero la stessa cosa.
A breve pubblicheremo il debunking di un centinaio di casi.
Anche i casi contrassegnati dall’etichetta rossa, però, destano le perplessità di sempre: donne uccise da altre donne, delitti con movente economico e la solita lunghissima lista di delitti tra persone anziane e malate. Va detto: non abbiamo alcun desiderio di perdere tempo ad analizzare i quasi mille casi presenti nell’elenco de La 27esima Ora, anche perché è bastato fare un controllo random – prendendo a caso alcuni episodi dalla divisione a bandiera per anni – per far emergere immediatamente le solite forzature. La colpa principale, lo abbiamo scritto più volte, è della Commissione Femminicidio che dal 2018 ad oggi non ha voluto o saputo elaborare un criterio unico di classificazione: tanti proclami ma nessuna certezza.
Nel caos mediatico mille voci diverse si accavallano per dare ognuna la propria definizione di femminicido. È femminicida chi sostiene di essere il nuovo Maometto… uccide perché è folle o perché odia le donne? Questi casi nell’elenco La 27esima Ora ci sono. È femminicida chi avanza pretese economiche… uccide per colpa dell’avidità o del patriarcato? Questi casi nell’elenco La 27esima Ora ci sono. È femminicida chi vuole liberare la moglie dalle sofferenze… uccide per pietà o per oppressione di genere? Questi casi nell’elenco La 27esima Ora ci sono. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: sembra sia in atto una gara frenetica per divulgare numeri sempre più allarmanti, allora qualsiasi cosa diventa femminicidio. Tanto chi andrà a controllare? Noi invece lo facciamo, e ad ogni verifica saltano fuori sempre le stesse anomalie, chiamiamole così. A breve pubblicheremo il debunking di un centinaio di casi citati dal Corriere, ribadendo che non è l’analisi completa di tutti i 984 presenti nell’elenco ma solo una verifica a campione, tuttavia più che sufficiente per comprendere lo spirito mistificatorio col quale vengono compilati questi elenchi.