Un nostro lettore, insegnante di scuola superiore, ci invia lo screenshot di una circolare dell’istituto dove lavora, relativa alle attività previste (in DAD) per lunedì 8 marzo, “Festa della Donna” (sottolineature nostre):
Vi si stabilisce che, «come di consueto», nientemeno che due ore di lezione verranno dedicate ad affrontare il tema delle «discriminazioni di genere» e della «parità dei diritti e delle opportunità». Avvenendo la cosa l’8 marzo, ormai diventato un clone del 25 novembre, è evidente che si tratta del tipo di “parità” propagandato dal femminismo, ossia quella in cui ogni vantaggio va riconosciuto al mondo femminile come risarcimento per le innumerevoli oppressioni subite in passato e ancora oggi perduranti per mano del genere maschile. Tutto questo indottrinamento verrà classificato dalla scuola come ore di «educazione civica», perché è ormai considerato a tutti gli effetti “educativo” inculcare un inestinguibile senso di colpa nei giovani uomini e un senso di superiorità vittimistica in tutte le giovani donne. Un imprinting che si porteranno dietro per il resto della vita, insieme a un’incapacità di relazionarsi mai vista in precedenza. Il tutto avverrà sulla scorta della visione di un video RAI appositamente realizzato per l’8 marzo. Non ce ne vogliate, ma non siamo andati a visionarlo, diamo per scontati i suoi contenuti.
Stiamo parlando in questo caso di una scuola superiore, e va detto che di circolari di questo tipo ce ne arrivano di continuo, in numero sempre crescente. Prima di questa c’era giunta l’iniziativa del Direttore Scolastico dell’Istituto Nautico San Giorgio di Genova, intenzionato a coinvolgere (obbligare?) tutti gli allievi maschi della scuola a manifestare contro la “dilagante violenza sulle donne”. Manifestazione cui poi, vivaddio, hanno partecipato quattro gatti, come in tutte le altre che stanno andando molto di moda in diverse parti d’Italia. Insomma, a forza di sottovalutare il problema, i teoremi femministi sono penetrati profondamente nella scuola e si insinuano con insistenza nei cervelli dei nostri ragazzi, ad ogni livello. Oltre a queste circolari di scuola secondaria superiore, ci arrivano sempre più numerose segnalazioni di tesi e tesine d’esame di terza media imperniate sul concetto: “l’oppressione della donna nella storia”. Temi il più delle volte suggeriti da professoresse fanatizzate, ma non di rado, il che è ancora più grave, frutto di iniziative spontanee di giovanissime donne. Ancora non ci sono arrivate testimonianze di una deriva ideologica di questo tipo alle scuole elementari, ma non crediamo di sbagliarci se diciamo che manca poco.
Noi ci siamo. Usateci.
Anche perché la comunicazione e l’intrattenimento fanno di tutto per spingere il revanscismo femminista dentro le aule di ogni ordine e grado. Prova ne sia il film Netflix che sta girando anche in Italia intitolato “Girl power – La rivoluzione incomincia a scuola“. Così lo descrive il portale di intrattenimento: «Ispirata dal passato ribelle della mamma e da una nuova amica, una timida sedicenne pubblica una fanzine anonima denunciando il sessismo nella scuola che frequenta». Sui social la locandina viene diffusa con una frase sovrimpressa: «a 16 anni io volevo soltanto distruggere il patriarcato». La guerra agli uomini quali nemici e Untermenschen dichiarata fin dalla più giovane se non tenera età, con un occhio a un futuro distopico e di conflitto autodistruttivo. La domanda, così tanto frequente su queste pagine, è: davvero a tutti voi sta bene questa cosa? Che sussista un tentativo così evidente di condizionare la capacità relazionale dei nostri figli, è qualcosa che incontra il vostro consenso? Se la risposta è no, la domanda che ne segue è un’altra molto frequente su queste pagine: e allora che cosa siete disposti/a a fare?
Sì, perché a questo punto serve un po’ di coraggio da parte di chi legge questo sito o altri similari, si trova d’accordo con le sue posizioni e ritiene ingiusto che ad esse non venga dato uno spazio di confronto capace di mettere in discussione il monopolio femminista della narrazione del mondo che viene fatta ai giovani. Tanti sono coloro che ci scrivono, si complimentano e ci sostengono, per poi specificare che però non se la sentono di condividere o diffondere i contenuti “per paura” dell’ostracismo che ne potrebbe seguire. Essi sanno che le nostre sono posizioni ferme ma moderate, dure ma argomentate e documentate, eppure ciò non basta: la paura della shitstorm o del biasimo che ne verrebbe a proporre contenuti di un sito “misogino” (così viene catalogato “La Fionda”…) la fa da padrone. Ebbene vediamo se almeno il lavaggio del cervello che fanno ai vostri figli vi smuove. E dunque da oggi “La Fionda” si mette a disposizione delle scuole di ogni ordine e grado che vogliano dare accesso a una narrazione diversa, alternativa, civile e argomentata sul tema delle discriminazioni di genere e le pari opportunità. Siamo disposti a intervenire in riunioni, workshop, assemblee d’istituto e quant’altro, da soli o in dibattito aperto con qualunque controparte, in un’ottica di confronto aperto e democratico. Il fatto è che questa nostra disponibilità resta confinata su queste pagine se voi non la portate alla conoscenza dei presidi, direttori scolastici o insegnanti delle scuole che i vostri figli frequentano. L’effetto diffusione e moltiplicazione sta a voi, la possibilità di innescare una resistenza pure. Chiunque di voi abbia figli (o sia insegnante), prenda dunque il coraggio a due mani e ci proponga per un dibattito in ambito scolastico, appellandosi al pluralismo necessario in democrazia. Se vi tratterrete per paura, sarete complici del disastro relazionale futuro che travolgerà i vostri figli. Noi ci siamo. Usateci.