La Fionda

Violenza e molestie: siamo il paese più sicuro. Lo dice l’Unione Europea

A metà febbraio la European Fundamental Rights Agency (Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali) ha pubblicato un report di 137 pagine intitolato «Crimes, safety and victims’ rights», ovvero “crimini, sicurezza e diritti delle vittime”. Si tratta di una poderosa rilevazione statistica che ha coinvolto 35.000 persone intervistate in tutti i paesi dell’Unione relativamente a tre fenomeni: la violenza fisica, le molestie (online e non) e i reati contro la proprietà. Per l’Italia sono state intervistate 1.000 persone, metà uomini e metà donne, tutte interpellate dal vivo (dunque non per telefono, come fa l’ISTAT). A tutti è stato sottoposto un questionario a risposta chiusa, con la possibilità di integrare le risposte tramite racconti o testimonianze, e con domande che facevano riferimento ai 12 mesi e ai 5 anni precedenti (non a tutto il corso della vita, come fa l’ISTAT). Analizzeremo qui gli esiti di questa indagine, escludendo la parte relativa ai reati contro la proprietà, non di nostro interesse. Il punto di partenza è la violenza fisica. Graficamente l’esito della rilevazione è il seguente:

FRA violenza classifica europea

Le risposte del campione interpellato sulle violenze subite nei 5 anni e nei 12 mesi precedenti al sondaggio collocano l’Italia all’ultimo posto in Europa, a pari merito con Malta. Sfortunatamente il dato non viene fornito scorporato tra uomini e donne e per paese. Lo si ha solo globale europeo e da esso emerge che la maggior parte delle vittime di violenza fisica sono persone di sesso maschile:

FRA violenza per genere

Uomini e donne indifferentemente tutti contro gli uomini.

Poco più avanti (e in verità ancora lungo tutto il report), l’Agenzia registra come gran parte dei fenomeni devianti, comunque classificati, colpisca vittime e abbia come autori in maggioranza persone di cittadinanza non comunitaria. Un segnale delle difficoltà che sta incontrando il continente nei suoi processi di integrazione di culture spesso molto diverse da quella autoctona. Molto più importanti per i nostri scopi è però lo scorporo delle violenze tra due tipologie: sessuali e non sessuali, anche in questo caso su scala europea. Su questo l’Agenzia produce un grafico assai poco chiaro: in teoria dovrebbe indicare gli autori («perpetrators») di atti violenti (sessuali e non sessuali), però il titolo classifica le percentuali «secondo il sesso della vittima»:

FRA violenze sessuali e non sessuali

Le uniche informazioni sensate che si possono trarre da questo mezzo pasticcio sono essenzialmente due. La prima smentisce recisamente che soltanto le donne siano vittime di violenze a carattere sessuale: nella colonna dedicata appaiono infatti frequentemente indicatori di prevalenza maschile nelle vesti di vittima. La seconda, molto più importante, è che a conti fatti la vittima preferita di autori di violenza ambosessi è l’uomo. In altre parole uomini e donne assieme commettono più frequentemente violenza (a carattere sessuale o meno) verso gli uomini che verso le donne. L’agenzia lo conferma con un grafico successivo molto più chiaro:

FRA autori di violenza per genere

Dice la stessa Agenzia, a commento: «Di tutti i casi di violenza contro gli uomini, il 72 % è stato messo in atto da uomini o gruppi di uomini, mentre un altro 9% ha avuto come autori uomini e donne assieme. Tre su cinque casi (il 60%) di violenza fisica verso le donne sono stati commessi da uomini o gruppi di uomini e un altro 8% da donne e uomini assieme. Paragonati a quelli contro gli uomini, i casi di violenza contro le donne hanno più probabilità di essere commesse da uno o più autori donne (26% contro il 15%)». In altre parole, gli uomini sono i più colpiti da tutti, mentre le donne hanno più probabilità di ricevere violenza da altre donne. Interessante è anche il dato dei luoghi dove le violenze vengono usualmente perpetrate: il grafico mostra di nuovo una sostanziale parità delle situazioni per gli assalti sessuali tra uomini e donne e una diversificazione emblematica per le violenze non sessuali, che avvengono soprattutto in casa per le donne e soprattutto fuori casa per gli uomini. Degni di nota sono anche i dati sulle conseguenze che la violenza subita porta sulla salute di uomini e donne, proposte in un elenco preordinato che va dall’ansia ai disturbi della concentrazione. Gli uomini appaiono complessivamente più reattivi, sebbene ci sia un picco per la casistica “nessuno dei casi precedenti”, a riprova che il malessere maschile, oltre a esserci a tutti gli effetti, ha una natura difficilmente catalogabile. Anche per questo spesso viene pressoché ignorato.

Le molestie non sessuali contro donne perpetrate da altre donne.

Quando il report passa al tema delle molestie subite negli ultimi 12 mesi o 5 anni, la musica non cambia per nulla, relativamente al dato italiano. Non più ultimi stavolta, ma terzultimi, davanti a Ungheria e Cipro:

FRA molestie classifica

Di nuovo, non è possibile rilevare il dato italiano scorporato per genere, ma è disponibile soltanto quello europeo dove uomini e donne si dichiarano vittime di molestie in numero pressoché pari, sia a 5 anni che a 12 mesi:

FRA molestie EU per genere

Più nello specifico, i dati sugli autori di molestie, scorporati per sessuali e non sessuali, registra un dato di fatto piuttosto tradizionale e assodato: quelle sessuali contro le donne sono attuate in gran parte da uomini (80%). Può sorprendere alcuni che metà delle molestie sessuali a danno di uomini abbia come autori, oltre a un 51% di altri uomini, una quota non irrilevante di donne o donne e uomini assieme (30%), più una frangia consistente di indefiniti (19%), probabilmente perché derivanti da contatti online. A confronto e in proporzione colpisce anche che poco meno delle molestie non sessuali a danno di donne venga perpetrato da altrettante donne o donne e uomini assieme (34%), mentre per gli uomini vittime gli autori sono quasi esclusivamente uomini.

FRA molestie sesso autori

Meno reati ma più denunce.

A questo punto il report prosegue analizzando i reati contro proprietà e patrimonio, questioni fuori dal nostro interesse. Più interessanti sono le parti successive, ad esempio dove misura la tipologia di reazione delle vittime nell’ottica della denuncia delle violenze o delle molestie subite. Si è visto finora che i 1.000 intervistati e intervistate italiani hanno contribuito a porre l’Italia agli ultimi posti come paese a rischio, dunque hanno testimoniato un numero risibile di casi. Eppure, quando si tratta di stilare la classifica dei paesi dove i casi di violenza fisica vengono più riportati alle forze di polizia, l’Italia sorprendentemente arriva prima:

FRA denunceIl fatto è molto curioso: gli interpellati e interpellate che hanno testimoniato di pochissimi casi di violenza subita, allo stesso tempo testimoniano di essere stati i più zelanti nel coinvolgere le forze dell’ordine. Si dirà: su questo dato pesa sicuramente la violenza sulle donne che nel nostro paese è dilagante, e grazie al cielo ci sono il 1522, il codice rosso, i centri antiviolenza e tante altre strutture che permettono alle donne di denunciare rapidamente… Sarà anche così, ma eventualmente il dato non torna con quello europeo, secondo cui donne e uomini denunciano sostanzialmente nella stessa proporzione (62% gli uomini, 68% le donne) le violenze subite e soprattutto con altri due elementi non irrilevanti. Il primo è il motivo per cui, così si dice, molte donne in Italia non denunciano: paura di non venire credute, vergogna, e altre sciocchezze del genere. Il dato europeo indica invece che le principali ragioni che inducono a non denunciare sono la tenuità del atto subito, il fatto che si preferisce sistemare la faccenda da soli o la scarsa fiducia che le forze dell’ordine possano fare qualcosa. Il secondo motivo risale al dato per cui la maggior parte delle denunce di violenza viene presentata contro autori indifferentemente maschi e femmine e a seguire da sole femmine, che insieme rappresentano il 72% dei denunciati. Non si dimentichi che, come detto, la maggioranza di vittime di violenza fisica è composta da uomini, colpiti indifferentemente da uomini e donne. L’Agenzia registra senza sbavature questo fatto:

FRA motivi per non denunce

FRA genere dei denunciati

In più parti il report fa riferimento a un’altra ricerca realizzata dalla Fundamental Rights Agency nel 2014, specificamente dedicata alla violenza contro le donne. Una ricerca che noi abbiamo citato spesso perché conferma i trend registrati nel report di questo febbraio: già nel 2014, infatti, le donne intervistate posizionarono l’Italia in fondo alla classifica dei paesi più “pericolosi” per le donne, salvo poi testimoniare una percezione altissima della possibilità di finire vittime di violenza. Una contraddizione spiegabile solo con il diffuso terrorismo mediatico che nel nostro paese non ha requie e martella giorno dopo giorno. Sfortunatamente il report del 2021 non fa una rilevazione simile, relativa alla “percezione del rischio” paese per paese. Sarebbe stato interessantissimo vedere di nuovo quale fosse per l’Italia. In termini generali si limita a registrare, dunque, che a livello europeo la massima preoccupazione riguarda i reati contro la proprietà (63%) o gli attacchi terroristici (47%). Non pare insomma che la “violenza di genere” o “violenza domestica” sia in cima alle preoccupazioni degli e delle oltre 35.000 intervistati e intervistate d’Europa.

istat

I protagonisti di una favola dell’orrore.

Le conclusioni che si possono trarre dalla lettura integrale del report sono due, entrambe molto note a chi legge queste pagine. La prima è che l’Italia è un paese sicuro per tutti, uomini e donne. Sulla violenza contro le donne già il report FRA del 2014 diceva tutto chiaramente (mentre ISTAT curiosamente registrava l’esatto contrario…), e questo report del 2021 non fa che confermare il dato. Si tratti di violenze o molestie (o reati contro la proprietà), le vittime, che pur ci sono purtroppo, sono a un livello meno che fisiologico all’interno di una società complessa. Tra di esse, i più colpiti sono gli uomini, da autori indifferentemente maschi o femmine. Nonostante questi dati e fatti, che una lettura corretta dei conteggi nazionali italiani confermerebbe per altro, è noto quali siano le politiche predominanti nel nostro paese: il focus è sempre e soltanto sulla donna, secondo un dettato ideologico che la vede perennemente vittima degli uomini riuniti a questo scopo in una persecuzione che dura da secoli. E nel frattempo la quota preponderante di vittime, ossia gli uomini, viene lasciata completamente da sola sotto ogni profilo, compreso quello mediatico. In Italia non si è avuta alcuna copertura della pubblicazione di questo report, eccetto una brevina ANSA in inglese. Troppo scomodo per l’ampio mainstream, impegnato com’era a rilanciare la notizia delle “marce” di uomini in scarpette rosse in solidarietà alla dilagante violenza contro le donne.

La seconda conclusione è di carattere puramente metodologico. L’Unione Europea può piacere o no come istituzione, ma è indubbio che, anche grazie alla sua mastodontica burocrazia, quando si mette a fare le cose, le fa bene. Il report FRA è rigorosissimo sotto il profilo metodologico, le procedure utilizzate sono messe in chiaro nell’appendice del report, i questionari sono puntuali e non lasciano spazio a interpretazioni soggettive, vengono somministrati quasi sempre di persona e non online o al telefono e il campione è selezionato con cura. Tutto il contrario di quello che ISTAT ha fatto nel 2006 prima, nel 2014 poi, e che ancora fa, producendo indagini campionarie scientificamente risibili ed eticamente rivoltanti. A pagina 37 il report FRA esorta gli Stati membri dell’Unione Europea ad andare a fondo sui temi trattati, con indagini dedicate. Ci piace pensare che l’esortazione includa anche l’utilizzo di metodi non ideologicamente orientati, ma non nutriamo molta fiducia che l’Italia si adegui a questa raccomandazione. Troppo potere e troppo denaro circola attorno alla favola della persecuzione maschile a danno del mondo femminile, e gli organi statistici italiani, ISTAT in testa, sono tra i protagonisti principali di questa favola dell’orrore. Anche a costo di andare in direzione contraria alle rigorose rilevazioni europee.



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