Per l’omicidio di Ilenia Fabbri, gli inquirenti indagano sul movente economico: l’ex marito Claudio Nanni avrebbe assoldato qualcuno per farla uccidere, in modo da non dover affrontare la causa intentatagli da Ilenia per 500.000 euro, come riporta Il Corriere di Romagna. Altre fonti parlano di 100.000 euro, ma tale cifra sarebbe frutto di una successiva richiesta di Ilenia per evitare la causa. Però il movente economico non soddisfa la fame di accanimento contro il mostro e la toxic masculinity, per cui bisogna insinuare che qualche altro motivo ci fosse, oltre al denaro, per odiare Ilenia inquantodonna. L’ex marito l’avrebbe ammazzata comunque, la molla di ogni femminicidio è l’oppressione di genere, quindi il denaro diventa un dettaglio ininfluente. I professionisti dell’informazione continuano quindi a insistere su “trascorsi burrascosi” della coppia. Ma va? Ovvio che qualcosa tra moglie e marito non deve aver funzionato, altrimenti non sarebbero andati in tribunale a separarsi.
Trascorsi burrascosi può voler dire tutto ed il contrario di tutto: diverbi inevitabili per milioni di coppie che finiscono per separarsi o l’oppressione sistematica della donna inquantodonna? Percosse, lesioni, minacce, stalking, maltrattamenti, denunce, misure cautelari, referti di pronto soccorso, accessi a un centro antiviolenza… cosa risulta agli atti nel passato di Ilenia e Claudio? I “si dice” delle comari lasciano il tempo che trovano, basta intervistare amici e parenti di Claudio Nanni per avere un quadro diametralmente opposto. Di un solo conoscente viene riportata la dichiarazione, quello a cui Claudio disse «prima o poi mando qualcuno a toglierla di mezzo». E certo, chi non progetta un omicidio ma prima ne parla al bar con gli amici? Non è una frase buttata li come se ne dicono tante, è un chiaro indizio; qualcuno ha proprio scritto “inchiodato dalla confessione di un conoscente”. La confessione???
Quanto tempo è trascorso tra la separazione e la morte di Ilenia?
Magari altri 99 amici e parenti sono pronti a giurare sull’onestà di Nanni, ma alla narrazione tossica giova riportare il centesimo che “confessa”. Prova ne sia che proprio la figlia Arianna prende le difese del padre, che invece tutti dipingono come “una bestia” (parole sue). E continua : «Lui è una brava, gentile e disponibile persona; mi ha detto che non gli importava dei soldi e delle cause con la mamma, basta che tutte le loro cose passassero a me. Mio babbo non è la persona che state descrivendo nei programmi e nei giornali, solo io posso conoscerlo bene, e poi lo diceva anche la mamma che io sono la ragione di vita del babbo». Parole estratte da una lettera che Pomeriggio Cinque dice di avere in esclusiva, ma lo sfogo di Arianna viene riportato un po’ ovunque.
Anche la nuova compagna del presunto assassino lo difende a spada tratta, facendone un quadro lontano anni-luce dal ritratto del mostro che molti media dipingono: «Non gli ho chiesto niente, perchè so che è innocente (…) E’ una persona stupenda, è una persona generosa, bellissima, che se hai bisogno lui c’è (…) è una persona che prima di pensare a se stesso pensa agli altri. Lui in questo momento è preoccupato di come sta Arianna, di cosa gli è successo, di come fare, perchè sa benissimo che ci saranno anni e anni prima che questa cosa ad Arianna passi leggermente. E lui è devastato da questa cosa. Io non gli ho mai chiesto niente, perchè da quando è uscita la notizia io sapevo che Claudio era innocente, assolutamente innocente». Comunque accantoniamo tutte le opinioni di parte, sia di chi odia Claudio Nanni che di chi lo ama, e prendiamo per buona l’intuizione degli inquirenti: se la pista seguita dalla procura fosse quella giusta, sarebbe lecito chiedersi qualcosa riguardo ai tempi. Quanto tempo è trascorso tra la separazione e la morte di Ilenia?
È femminicidio, punto. Deve esserlo.
Separati da tre anni, entrambi avevano nuove relazioni. Perché un maschilista, oppressore, patriarcale, misogino ed inguaribilmente violento avrebbe lasciato trascorrere tanto tempo prima di vendicare l’onta della separazione? Perché avrebbe atteso anni per lavare col sangue l’onta della “sua” donna che osava lasciarlo? Credo che la gelosia, il possesso e la mancata accettazione della fine del matrimonio non c’entrino nulla, ma veramente nulla. Anche se veramente Nanni fosse il mandante dell’omicidio il movente non è passionale ma esclusivamente economico, sempre se la pista seguita dagli inquirenti è quella giusta. Però i professionisti dell’informazione non si arrendono, l’accanimento d’ordinanza non fa sconti: le cronache del funerale puntano i riflettori sulle scarpette rosse indossate da tre amiche della vittima che descrivono meglio di ogni articolo la verità poiché, scrive ilfattoquotidiano.it, «raccontano più di mille parole». È femminicidio, punto. Deve esserlo.