Puntata 1 | Puntata 2 | Puntata 3 | Puntata 4 |
Seconda tranche dei femminicidi, o presunti tali, inseriti nell’elenco pubblicato dall’Osservatorio di Repubblica.
Giulia Giacomini – 94 anni, uccisa dalla figlia nel corso di una lite. «Mia madre ha ucciso la nonna», una donna 44enne di Carnago si è rivolta ai carabinieri di Albizzate per segnalare che la madre 72enne, Gianna Guglielmetti residente a Jerago con Orago, durante la notte ed a seguito di un diverbio, aveva colpito la nonna 94enne al capo con un oggetto contundente, causandone il decesso. La figlia uccide l’anziana madre, non esiste alcuna figura maschile sulla scena del crimine, comunque la colpa è sempre dell’odio maschile verso le donne. L’episodio figura nell’elenco dei femminicidi quindi Giulia sarebbe stata uccisa inquantodonna, a causa dell’oppressione patriarcale. Così nascono 112 femminicidi
Sonia Nacci – tossicodipendente uccisa per debiti accumulati non avendo pagato gli stupefacenti che assumeva. Movente economico, delitto esecrabile ma maturato nell’ambito dello spaccio di stupefacenti e non dell’oppressione patriarcale. Nell’ottica criminale Sonia non è stata uccisa inquantodonna ma inquantoladra; qualsiasi spacciatore di droga ha tutto l’interesse a garantirsi clienti che pagano regolarmente e costituiscono una costante fonte di guadagno. Il debito non pagato va invece sanzionato duramente, anche come lezione ad altri tossici. Il pestaggio, anche con esiti mortali, ha riguardato, riguarda e riguarderà prevalentemente tossicodipendenti maschi, il genere del debitore da punire non c’entra nulla. Tuttavia l’episodio figura nell’elenco dei femminicidi quindi Sonia sarebbe stata uccisa inquantodonna, a causa della gelosia morbosa o sovrastrutture culturali maschiliste. Così nascono 112 femminicidi
Maria Angela Corona – delitto su commissione architettato dalla nipote, Francesca Castronovo, che assolda due balordi per uccidere la zia e nasconderne il corpo. Vecchie ruggini ed attriti continui il movente dell’omicidio: «Sin dalle prime battute l’inchiesta si era orientata sulla pista familiare. Le testimonianze, infatti, avevano confermato che Maria Angela aveva litigato più volte con i suoi familiari e che le tensioni erano costanti, al punto da ipotizzare un disegno criminoso in seno alla famiglia. In manette è finita la nipote della donna e i due autori materiali del delitto. Sono accusati di omicidio e occultamento di cadavere in concorso». Dall’interrogatorio in carcere: «Voglio chiarire che ho consegnato 100 mila euro in contanti per l’omicidio di mia zia. Erano soldi che avevo messo da parte per comprare un appartamento. Sono davvero pentita per avere dissipato questa somma di denaro in questo modo».
Quindi il pentimento arriva non tanto per l’omicidio della zia, quanto per il costo che ha avuto. Immediatamente dopo il ritrovamento del cadavere l’episodio è stato classificato come femminicidio dalla Senatrice Cinzia Leone, che si è affrettata ad esprimere alla stampa le sue certezze. Poi le indagini hanno rivelato che la mente che ha architettato il disegno criminale è quella della nipote, era lei a volere la morte della zia. Sono uomini gli esecutori materiali ma per loro il movente è esclusivamente economico: dietro compenso avrebbero eseguito le direttive della mandante a prescindere dal genere della vittima, con la quale peraltro non avevano alcun motivo di risentimento e che nemmeno conoscevano. Tuttavia l’episodio figura nell’elenco dei femminicidi quindi Maria Angela sarebbe stata uccisa inquantodonna, a causa dell’oppressione di genere. Così nascono 112 femminicidi.
Rosina Cassetti – Secondo gli inquirenti la figlia di Rosina, Arianna Orazi, architetta l’omicidio della madre. Il movente è economico ed Arianna spinge ad eseguire l’omicidio il figlio Enea, nipote della vittima. Ma è femminicidio. La mente assassina è quella di Arianna, che si preoccupa anche di architettare un piano per depistare le indagini, inventa un ladro misterioso, prova a costruire un alibi per sé e per l’esecutore materiale del suo piano criminoso. Ma è femminicidio. L’aberrazione di questa madre è tale da spingere il nipote a strangolare la nonna. Ma è femminicidio. Episodio che mostra un’avidità assassina, totale mancanza di scrupoli nei confronti sia di Rosina che di Enea, premeditazione, pianificazione dell’omicidio e del depistaggio. Ma viene inserito nel calderone delle donne morte a causa del patriarcato, dell’oppressione di genere, delle sovrastrutture culturali misogine, della toxic masculinity, della gelosia morbosa, eccetera. Così nascono 112 femminicidi.
Maria Chiara Previtali – tossicodipendente morta per overdose, il fidanzato Francesco Gnucci iscritto nel registro degli indagati per aver procurato a Maria Chiara l’eroina. Si sono “fatti” insieme, l’eroina era il regalo di Francesco per il compleanno della sua amata che avrebbe compiuto 18 anni. Lui si è risvegliato, Maria Chiara no. Dopo due mesi: «in overdose il giovane indagato per la morte della fidanzata Maria Chiara Previtali. Francesco Gnucci, il 21enne di Amelia indagato per la morte della fidanzata di 18 anni Maria Chiara Previtali avvenuta a causa dell’assunzione di droga lo scorso 10 ottobre, è stato abbandonato nella notte tra venerdì e sabato in overdose davanti all’ospedale della cittadina umbra in gravi condizioni». Una tristissima storia di tossicodipendenza, non certo di violenza maschilista. Tuttavia l’episodio figura nell’elenco dei femminicidi quindi Maria Chiara sarebbe stata uccisa inquantodonna, a causa dell’oppressione di genere. Così nascono 112 femminicidi.
Giuseppina Valetti – Padre e madre uccisi a coltellate dal figlio. «Il giovane ha confessato di aver ucciso i genitori, rispettivamente di 69 e 60 anni, in casa, nel quartiere Mirafiori a Torino. Dai primi accertamenti dei carabinieri del Comando provinciale di Torino, nel pomeriggio di ieri il giovane al culmine di un litigio per futili motivi, avrebbe accoltellato a morte i genitori che si erano recati nella sua abitazione per fargli visita». Duplice delitto apparentemente senza spiegazione, non risultano disturbi psichiatrici conclamati a carico dell’assassino. È comunque difficile comprendere come mai il ragazzo avrebbe ucciso il padre perché è impazzito e la madre perché odia le donne. Le due vittime sono state uccise dalla stessa persona, nello stesso momento, con le stesse modalità, però l’uomo è vittima della follia, la donna è vittima del patriarcato. Tuttavia l’episodio figura nell’elenco dei femminicidi quindi Giuseppina sarebbe stata uccisa inquantodonna, a causa delle discriminazioni di genere. Così nascono 112 femminicidi.
Loredana Stupazzoni – Fatta a pezzi dalla figlia, l’accusava della morte del nipotino. La confessione: «Non so perchè l’ho fatto, mi rendo conto che ho fatto una cosa orribile e mi dispiace molto perchè volevo bene alla mamma». La donna si è autodenunciata lo scorso 24 aprile, quando è andata in questura per raccontare di aver trovato la madre impiccata e di averne fatto a pezzi il corpo, perché presa dal panico. Secondo quanto accertato dalla Procura, che ora indaga per omicidio volontario, tra madre e figlia ci sarebbe stato un insanabile conflitto dovuto al fatto che Loredana Stupazzoni accusava la figlia di avere la colpa della morte del nipotino, avvenuta a soli tre anni. Il bimbo è deceduto per un arresto cardiocircolatorio seguito a una crisi respiratoria, tuttavia la Stupazzoni accusava la figlia di esserne responsabile. La donna è in carcere per distruzione di cadavere ed è indagata per omicidio volontario. O la versione della figlia è vera e Loredana si è suicidata impiccandosi, oppure è falsa e ha ucciso la madre prima di smembrarne il corpo. In ogni caso non esiste il coinvolgimento di nessuna figura maschile, ma è femminicidio lo stesso: l’episodio figura nell’elenco dei femminicidi quindi Loredana sarebbe stata uccisa inquantodonna, a causa dell’oppressione maschilista, del patriarcato, eccetera. Così nascono 112 femminicidi.
È difficile definire la modalità di compilazione di tale Osservatorio come l’intento genuino di fornire delle statistiche imparziali; sembra piuttosto un modo di manipolarle, le statistiche. Propaganda ideologica per classificare come delitti dell’odio misogino degli episodi che, pur tragici, con l’odio misogino non hanno nulla a che fare. Femminicidio è qualsiasi episodio nel quale perda la vita una donna, non conta il movente, la modalità e nemmeno il genere dell’assassina: nipoti che uccidono zie, regolamenti di conti tra spacciatori e tossicodipendenti, madri che uccidono figlie e figlie che uccidono madri. Basta che la vittima sia una donna, è femminicidio.