La Fionda

L’osservatorio di Repubblica sui “femminicidi”: un deposito di falsità (1)

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A gennaio è stata annunciata la nascita dell’Osservatorio sul Femminicidio targato Repubblica, che esordisce annunciando la catalogazione di 112 femminicidi nel 2020. Noi il debunking lo facciamo da anni, analizzando caso per caso e stornando gli episodi con moventi diversi dall’uccisione di una donna inquantodonna, che quindi non hanno nulla a che vedere con oppressione di genere, patriarcato, sovrastrutture culturali misogine, toxic masculinity, possesso, mancata accettazione di un rifiuto, gelosia morbosa, eccetera. La nostra analisi del 2020 registrava 44 casi come femminicidio “propriamente detto”, per usare una definizione della Polizia di Stato. Ma Repubblica dice 112 ed è lecito chiedersi da cosa derivi un divario così macroscopico.

Abbiamo salvato l’intero elenco di 10 pagine quindi abbiamo cercato ed analizzato diverse fonti mediatiche per ognuno dei singoli casi citati. È un lavoro lungo e noioso, ma andava fatto. Probabilmente qualcuno si stupirà (o si indignerà?) nel vedere cosa si riesce ad inserire tra i femminicidi pur di far salire i numeri, ma molti lettori troveranno il lavoro dell’Osservatorio di Repubblica perfettamente in linea con quanto già emerso in merito al gruppo GEDI (qui e qui). L’Osservatorio è il frutto di un accurato lavoro di ricerca, dicono. Bene, vediamo cosa sia scaturito da tale accurato lavoro. Entriamo nel merito: 112 femminicidi catalogati come tali ma l’elenco pubblicato contiene 120 nominativi: 37 sono gli episodi inediti rispetto agli elenchi già analizzati: files, analisi e tabelle pubblicate sul nostro portale. Suddividiamo l’analisi dei casi inediti in quattro successive fasi, 7 casi oggi e 10 nelle tre fasi successive.

Repubblica femminicidi

Così nascono 112 femminicidi.

Rosa Santucci
Rosa Santucci

Rosa Santucci – 88 anni, uccisa dal nipote Alessio per quello che risulta difficile definire solo un movente economico: aveva rifiutato di consegnargli una moneta per la brioche. “Uccisa per un euro“, titolano i giornali, che riferiscono gravi e conclamati disturbi psichiatrici del nipote assassino: “in cura per una schizofrenia che lo ha reso invalido al 100%, con tanto di pensione di accompagnamento“. Il movente economico sembra essere ininfluente. Rosa la sera dell’omicidio aveva ancora una volta imposto al nipote di prendere i medicinali per la terapia che doveva seguire e già questo aveva suscitato il risentimento di Alessio, di solito recalcitrante alle cure. Poi il rifiuto della moneta ha costituito nella mente malata l’elemento scatenate di una rabbia omicida. Un pretesto qualsiasi lo avrebbe fatto esplodere.

In questa vicenda non c’è la gelosia morbosa, non c’è patriarcato, non c’è maschilità tossica, c’è solo la malattia psichiatrica di una persona che da apparentemente innocua può trasformarsi in omicida senza alcun motivo. Alessio avrebbe potuto dare sfogo alla sua follia pestando a morte il nonno, un bambino, un sacerdote, chiunque avesse individuato al momento come causa del suo malessere a prescindere da qualsiasi caratteristica quale età, ruolo, genere. Tuttavia l’episodio figura nell’elenco dei femminicidi quindi Rosa sarebbe stata uccisa inquantodonna, a causa della cultura patriarcale del suo assassino. Così nascono 112 femminicidi

Jennifer Francesca Krasniqi
Jennifer Francesca Krasniqi con la madre Pavlina Mitkova.

Jennifer Francesca Krasniqi – bambina  di 6 anni morta, come sembra inizialmente, nel rogo dell’abitazione nella quale vive con la madre Pavlina Mitkova. Le indagini e l’autopsia rivelano un’altra verità: è stata uccisa dalla madre, la bimba è deceduta tre ore prima dell’incendio appiccato dalla madre stessa, che è in carcere per omicidio volontario ed incendio doloso. “Da escludere cause riconducibili a una morte naturale. La procura ha disposto una perizia sulla donna, in carcere dallo scorso 21 gennaio, i cui esiti potranno chiarire se era in grado di intendere e di volere al momento della tragedia…”. Del tutto assente sulla scena del crimine la figura maschile, tuttavia l’episodio figura nell’elenco dei femminicidi, quindi Jennifer sarebbe stata uccisa inquantodonna, a causa dell’oppressione di genere, gelosia morbosa, eccetera. Così nascono 112 femminicidi

Mauro Torterolo
Mauro Torterolo

Elsa Giribone –  95 anni, viene uccisa dal figlio che poi si toglie la vita. Mauro Torterolo, 72 anni, non sopporta più le sofferenze della madre malata di Alzheimer, che non è in grado di alleviare. Anche le sue condizioni di salute peggiorano e decide di porre fine alle sofferenze di entrambi.  Ha lasciato un biglietto alla figlia Monica. «Con la nonna non ce la faccio più, ho il cuore a pezzi, non voglio finire su una sedia a rotelle anch’io, la nonna la porto via con me». “Un omicidio-suicidio frutto della malattia e della depressione”, dichiarano gli inquirenti ai cronisti. Ogni anno elenchiamo diversi episodi che definiamo delitti eutanasici, quelli cioè scaturiti dalla consapevolezza di non poter alleviare il dolore di un congiunto e dal conseguente desiderio di porre fine alle sue sofferenze. Tuttavia l’episodio figura nell’elenco dei femminicidi, quindi Elsa sarebbe stata uccisa inquantodonna, a causa della gelosia morbosa, della misoginia, eccetera. Così nascono 112 femminicidi.

Marcica Taran
Marcica Taran

Maricica Taran – lite feroce, Maricica e tale Gheorghe Nechita si accoltellano vicendevolmente a morte. Gli inquirenti non hanno chiarito del tutto il movente, sicuramente è di natura economica ma potrebbero esserci anche delle implicazioni passionali: Maricica era sposata ma saltuariamente lei e il marito, entrambi rumeni, ospitavano il connazionale Gheorghe, che è divenuto contemporanea mente vittima ed assassino. Indagini concluse, senza poter stabilire una ipotetica relazione extraconiugale ne’ la dinamica dell’episodio, non è possibile sapere chi abbia aggredito l’altro per primo. Tuttavia l’episodio figura nell’elenco dei femminicidi quindi Maricica sarebbe stata uccisa inquantodonna, a causa del patriarcato, della misoginia, eccetera. Così nascono 112 femminicidi

Agnese Mazzan
Agnese Mazzan

Agnese Mazzan – uccisa dal marito con un mix di farmaci, doppio suicidio pianificato insieme. “Una scelta condivisa e consapevole che la coppia ha voluto esternare in una lettera firmata lasciata in bella vista sul tavolo”. Lui tenta di iniettarsi lo stesso mix ma non trova la vena e dopo diversi tentativi prova a suicidarsi con un sacchetto di plastica, senza riuscirvi. “Tra i motivi della scelta la volontà di andarsene insieme, essendo entrambi gravemente malati, e il desiderio di non essere un peso per i propri figli, come spiegato in una lettera. Con l’avanzare dell’età i problemi di salute non hanno risparmiato la coppia, e Agnese ultimamente era malata e non usciva più di casa. Così insieme al marito ha deciso di farla finita”. Una volontà comune, tuttavia l’episodio figura nell’elenco dei femminicidi, quindi Agnese sarebbe stata uccisa inquantodonna, a causa della gelosia morbosa, del possesso maschilista, eccetera. Così nascono 112 femminicidi.

chiesa portoferraio
La chiesa davanti a cui è avvenuta la morte.

Elisa Fidanza – 90 anni, morta nell’auto della figlia, anche lei ritrovata in stato di incoscienza. Probabile tentativo di omicidio-suicidio, nell’auto sono stati rinvenuti flaconi di farmaci vuoti. “Al momento i militari della stazione di Portoferraio non tralasciano alcuna ipotesi: da un eventuale malore capitato alla madre all’assunzione di farmaci. Il medico legale, giunto sul posto la mattina di ieri, ha escluso la presenza di segni evidenti di violenza sul corpo dell’anziana. Ma saranno l’autopsia e gli esami tossicologici che nelle prossime ore saranno disposti dalla Procura di Livorno a chiarire quanto accaduto”. Nel caso precedente un tentativo di omicidio-suicidio non riuscito, nonostante la volontà espressa per iscritto da entrambi, è femminicidio. In questo caso un episodio analogo, ma con due donne coinvolte, è sempre femminicidio quindi Elisa sarebbe stata uccisa inquantodonna, a causa della prevaricazione di genere. Così nascono 112 femminicidi.

Fiorella Scarponi
Fiorella Scarponi con il marito.

Fiorella Scarponi – omicidio che non è nemmeno possibile classificare come tentata rapina, sembra solo il gesto sconsiderato di un pazzo. L’omicida è uno psicolabile che “sente le voci del diavolo” e irrompe senza motivo a casa Scarponi, sfonda una finestra, raccoglie una scheggia di vetro e si avventa sui coniugi: 4 pugnalate al marito e una sola, fatale, alla moglie. Il marito viene ricoverato in prognosi riservata ma si salva, Fiorella purtroppo no. Non esiste alcun motivo di risentimento verso le sue vittime o verso quella casa in particolare, l’assassino aveva già tentato di fare irruzione in altre case. Non ci sono rancori di vicinato, non c’è stata una lite, non ha chiesto soldi, non ha rubato oggetti… ha pugnalato ed è fuggito perché il diavolo gli aveva ordinato di fare così. La violenza del folle, per quanto immotivata e tragicamente random, era diretta verso entrambi i coniugi e ha infierito con maggiore accanimento sull’uomo. Tuttavia l’episodio figura nell’elenco dei femminicidi quindi Fiorella sarebbe stata uccisa inquantodonna, a causa dell’oppressione patriarcale. Così nascono 112 femminicidi.

Già così la modalità di compilazione di tale Osservatorio non può essere definita né informazione né diritto di cronaca; sembra piuttosto propaganda ideologica per classificare come delitti dell’odio misogino episodi che, pur tragici, con l’odio misogino non hanno nulla a che fare. E non è finita qui. La demistificazione di dettaglio continua nei prossimi giorni.



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