Il Recovery Fund fa gola, indubbiamente, quindi anche la premiata ditta Antiviolenza Srl ha puntato il mirino sul malloppo. Dove, come, a chi e in quale misura dovranno essere destinati i fiumi di miliardi è oggetto di discussioni continue, non solo politiche. Sono tanti i settori che necessitano urgenti iniezioni di denaro: la scuola, la sanità, i vaccini, i ristori per diverse categorie di lavoratori, la cassa integrazione in cronico ritardo da mesi, le aziende in sofferenza che licenziano, il lavoro che non riparte… come rivendicare una fetta dei fondi destinati alle emergenze? Creando un’emergenza più emergenza di tutte. Emergenza elevata al quadrato, Emergenza con la E maiuscola. E l’Emergenza al quadrato si costruisce a tavolino, scollandola del tutto dai contorni della realtà.
La strategia della mistificazione è in atto da anni, ma ultimamente sta toccando vette impensabili per chiunque abbia un minimo di raziocinio. Farneticazioni, cialtronerie, numeri sparati a caso senza mai prendersi il disturbo di dimostrarli, allarme fittizio creato ad arte. Corre in soccorso dell’Antiviolenza Srl la servile costola Akatzari & Co., attiva in politica, sui media e sui social. Marco Travaglio, per definire i fedeli trombettieri servi di questo o quel potere usa spesso la metafora della slinguazzata, per cui chi beneficia del servilismo è “umido di saliva”. Come immagine mi sembra calzante. Elegante forse no, ma calzante si.
Allarme raddoppiato in un batter d’occhio.
L’antiviolenza Srl, per dirla con Travaglio, è spesso umida della saliva prodotta in abbondanza dalle tante ancelle della propaganda ideologica. Due le chicche sfornate dalla Akatzari & Co. negli ultimi giorni, giusto per capire di cosa stiamo parlando. C’è chi sostiene, senza vergognarsi, che l’Italia sarebbe al primo posto nel mondo (si, hanno scritto proprio nel mondo) nelle statistiche dei femminicidi, e questo a causa di statistiche terribili: quasi un femminicidio ogni giorno. Ecco fatto: l’accreditatissima Akatzari & Co fa un post sui social e l’Italia diventa in un attimo il Paese più pericoloso al mondo. Dacci oggi il nostro femminicidio quotidiano. In un rigurgito di pudore, però, aggiungono “quasi”.
Le dilettanti del femminismo integralista hanno vaneggiato per anni sui numeri del femminicidio, lamentandone uno ogni 72 ore, ogni tre giorni, ogni due giorni. Ovviamente senza mai rendere noti gli elenchi dettagliati di quali sarebbero le 180 vittime ogni anno, ma com’è che adesso le cifre lievitano? Nella gara perversa a chi le spara più grosse irrompe di gran carriera l’associazione contro le vittime delle sette: per il 2021 il ruolo di portabandiera ad honorem della Akatzari & Co., the winner is… (rullo di tamburi) AIVS!!! Fuochi d’artificio, banda musicale, champagne, coriandoli e stelle filanti, si festeggia… allarme raddoppiato in un batter d’occhio.
L’Italia è uno dei paesi più sicuri d’Europa per le donne.
Proviamo a ragionare serenamente, per amore di trasparenza: quasi una donna uccisa ogni giorno vorrebbe dire poco meno di 365 vittime di femminicidio ogni anno. Altre fonti, dal Ministero dell’Interno all’Arma dei Carabinieri, dalla Polizia di Stato a diversi siti online, forniscono numeri estremamente diversi: nell’ordine di decine e non di centinaia, una differenza macroscopica. Ho chiesto a volontarie e volontari dell’AIVS – al di fuori di ogni polemica – se fosse possibile pubblicare gli elenchi delle circa 300 vittime all’anno per sapere, in sostanza da dove avrebbero preso quei dati terrificanti: 1) l’Italia al primo posto nel mondo per femminicidi; 2) quasi un femminicidio ogni giorno. Per onestà intellettuale si dovrebbe citare la fonte: il dipartimento Pari Opportunità, la Commissione Femminicidio, CEDAW, GREVIO, i Servizi Segreti, la Spectre, una Loggia massonica, Non Una Di Meno, Telefono Rosa, Differenza Donna o altro ancora… un link, un report, un comunicato stampa, si può sapere da dove vengono quei dati? Silenzio, la fonte è rimasta avvolta nel mistero.
Chissà se l’hanno saputo davvero dai Servizi Segreti, o forse gli amici di AIVS non ricordavano dove li avevano letti, oppure li hanno inventati di sana pianta “tanto fanno tutti così”? Resta il fatto che invece di rispondere nel merito hanno fatto gli offesi. Come da copione per Antiviolenza Srl e la servile Akatzari & Co., offendono per dire di sentirsi offese: squallidi i commenti e pure i commentatori. Et voilà, questione risolta: non rispondono perché chi chiede lumi è squallido; i dati in loro possesso sono incontestabili ma non citano le fonti perché siamo tutti brutti e cattivi. Comodo, no? Eppure l’Eurostat dice altro, secondo quegli incompetenti l’Italia sarebbe tra i Paesi più sicuri in Europa, quindi nel mondo. Pensa un po’.
Per la Bruzzone le vittime di femminicidio si autoseppelliscono zitte zitte.
Ma che ne sanno all’Eurostat? Arrivano le informatissime truppe AIVS e ribaltano tutto rivelandoci la loro verità: in Italia le donne vengono uccise in percentuali maggiori rispetto a Lituania, Lettonia, Estonia, Francia, Ungheria, Slovenia, Malta, Danimarca, Germania, Bulgaria, Croazia, Finlandia, Repubblica Ceca, Svezia, Grecia, Spagna, Slovacchia, Paesi Bassi e Cipro. Solo per guardare ai Paesi UE. Poi naturalmente, essendo i primi al mondo, siamo i campioni in carica di femminicidio anche rispetto a Nigeria, Algeria, Marocco, Libia, Iran, Yemen, Congo, Camerun, Sudan, Senegal, Brasile, Messico, Bolivia, Paraguay e un altro centinaio di Paesi.Lo dice AIVS, ci dobbiamo credere. Umida di cotanta saliva, l’Antiviolenza Srl si prepara a battere cassa: visto che il femminicidio è l’Emergenza delle emergenze, in Italia più che in qualsiasi altro angolo del mondo, serve dirottare i flussi del Recovery Fund sui centri antiviolenza.
La seconda chicca è forse ancora più comica della prima: la star televisiva Roberta Bruzzone, che quando non è davanti alle telecamere fa la psicologa/criminologa, sostiene che solo due femminicidi su dieci giungono all’Autorità Giudiziaria. Sembra, ma non ne sono certo perché non ho ascoltato la diretta, che lo abbia detto durante una trasmissione radiofonica. Non ridete, oltre ad averlo detto l’ha proprio scritto, mi hanno girato uno screenshot tratto dal suo profilo. “Si calcola”… già, con la formula impersonale non bisogna prendersi il disturbo di dire, né tantomeno di dimostrare, il genio che avrebbe fatto ‘sto calcolo. Si calcola, si stima, pare, sembra, si dice, corre voce, si mormora… Qualcosa non torna. O in Italia l’Autorità Giudiziaria è particolarmente distratta e non si accorge dell’80% di cadaveri femminili sparsi per strada, oppure le vittime di femminicidio si autoseppelliscono zitte zitte, senza far sapere niente alle Forze dell’Ordine sennò poi quelle, pettegole, lo vanno a riferire alla magistratura che poi deve lavorare sodo perché, sai com’è, ci sarebbe l’obbligo dell’azione penale.
Non male come assist all’Antiviolenza Srl.
Un’affermazione ardita, ad altro tacere. Ma la Bruzzone mica è una qualunque, lei è psicologa/criminologa quindi ci spiega perché succede tutto questo: il problema è la ritrosia femminile a denunciare. Ah ecco. Le vittime di femminicidio proprio non vogliono far sapere in giro di essere state ammazzate, fingono di essere vive per non far salire le statistiche. Non sarebbe corretto speculare sul femminicidio, comunque si parla di persone decedute, ma la teoria che le donne non denunciano è la speculazione utilizzata da anni per sostenere che le vittime di maltrattamenti in famiglia sono milioni ma non denunciano e subiscono in silenzio perché hanno paura del proprio aguzzino. L’estensione di tale speculazione al femminicidio appare folle, illogica, comunque insopportabile.
Forse il fine è un altro: insinuare che centinaia e centinaia di donne vengono ammazzate per oppressione di genere, ma l’Autorità Giudiziaria sbaglia classificando l’80% di uccisioni come esito di rapine, incidenti domestici, incidenti stradali, suicidi o altro, mentre in realtà ogni donna viene uccisa per un unico motivo: inquantodonna. Potrebbe essere una strategia vincente, così sparirebbero disturbi mentali, moventi economici o di qualsiasi altro tipo e la morte violenta di qualsiasi donna diverrebbe automaticamente colpa del patriarcato, quindi potrebbe essere inserita nel calderone dei femminicidi. Anche questo non è male come assist all’Antiviolenza Srl.
Il fenomeno inverso non esiste.
La costruzione dell’Emergenza più emergenza di tutte è in atto da tempo: qualcuno ha più sentito parlare di morti sul lavoro, disabilità, malattie rare, minori sottratti, lotta al traffico di stupefacenti? Argomenti spariti dall’agenda politica, eppure continuano ad esserci operai morti, disabili bisognosi di assistenza, malati incurabili, minori fuori famiglia e tossicodipendenti in numero enormemente superiore ai femminicidi, per quanto gonfiati possano essere. L’unica lotta che trova spazio politico e mediatico, ma soprattutto finanziamenti, è la lotta alla violenza sulle donne. Non alla violenza a 360°, ma solo sulle donne perché, come tutti sanno, il fenomeno inverso non esiste.