Tira una brutta aria, un vento mefitico che si forma da tre correnti: la prima, forse la più allucinante, è la voce di corridoio secondo cui Linda Laura Sabbadini potrebbe diventare ministro tecnico alle Pari Opportunità del costituendo Governo Draghi. Stiamo parlando della promotrice delle indagini statistiche più ideologicamente orientate e manipolate dell’ultimo decennio, tutte finalizzate a una calcolata criminalizzazione maschile e vittimizzazione femminile. Oggi alta dirigente dell’ISTAT, posizione da cui continua a far danni, dotarla di poteri governativi sarebbe una iattura senza precedenti che richiederebbe in breve la trasformazione della contro-informazione in guerra di resistenza. La seconda corrente sono proprio le statistiche ISTAT uscite di recente sugli omicidi in Italia, un documento sintetizzato da tutti i media con: “Italia paese con meno omicidi al mondo, ma crescono gli omicidi di donne”. Una gigantesca falsificazione, forse la più sfacciata mai prodotta dall’Istituto made in Sabbadini (con l’aiuto della collaboratrice Maria Giuseppina Muratore, nostra vecchia conoscenza), su cui stiamo preparando un complesso e dettagliato documento di demistificazione. La terza corrente è l’innegabile incidenza crescente, quest’anno, degli omicidi di donne per mano di uomini.
Ciò che impressiona non è il numero, che resta fortunatamente molto basso, ma la concentrazione. Dopo i primi venti giorni dell’anno in cui non è accaduto nulla, all’improvviso si sono susseguiti, molto ravvicinati, casi che hanno guadagnato le prime pagine. Molti si accapigliano per stabilirne numero e classificazione: c’è chi parla di sei, chi addirittura di dieci. Tutto dipende se nell’elenco si includono fatti di malavita generica (come il recentissimo caso della prostituta di Milano), casi ancora privi di indagati o sospettati (come il recente caso di Faenza, dove l’ex marito e l’attuale compagno della vittima hanno un alibi di ferro), o se ci si concentra sui casi che possano rientrare in una delle tante fumose definizioni di “femminicidio”. Sotto quest’ultimo punto di vista, varie fonti (“La 27esima ora” e “femminicidioitalia.info”) convergono sul numero di 6 vittime: Victoria Osagie, Roberta Siragusa, Tiziana Gentile, Teodora Casasanta, Sonia Di Maggio e Piera Napoli. Già questo è un elenco gonfiato, ovviamente: se si assume la definizione di “femminicidio” data dalla Polizia di Stato, solo 4 sono “femminicidi propriamente detti” (Osagie, Siragusa, Casasanta, Napoli), mentre gli altri sono legati alla disabilità psichica dell’autore. Ma stavolta non è sui “veri femminicidi”, né sui numeri reali o sulle manovre per gonfiarli che vogliamo soffermarci: sul tema, come detto, stiamo preparando qualcosa di molto più significativo che diffonderemo nel prossimo futuro.
Chiunque e ovunque tu sia, uomo: sii Uomo.
Stavolta ci troviamo a dover ammettere che, in ogni caso, 4 “femminicidi” in 39 giorni sono troppi. Lo sarebbe anche uno solo, ben intesi, ma 4 è davvero inaccettabile. E allora ci troviamo nella condizione di doverci rivolgere agli uomini, di far loro un appello, che in realtà è una intimazione: basta. Basta davvero così. Per alcune precise e semplici ragioni. Anzitutto non si toglie la vita a una persona perché vuole lasciarti, perché ne sei geloso, perché ti ha tradito o ragioni simili. Sappiamo tutti che dolore è quando va in fumo un progetto di vita, che futuro oscuro attende chi si è sposato, ha dei figli e si ritrova nel girone dei separati. Sappiamo anche quale senso di desolazione e umiliazione porta con sé la paura che lei ti tradisca o, peggio, la certezza che lo stia facendo. In ogni caso non si uccide per questo. In ogni caso il sangue altrui non restituisce giustizia per separazioni inique, tanto meno cancella i tradimenti passati o ripulisce l’onore sporcato da un’infedeltà. Uomini d’Italia, il sangue per queste ragioni no, non è accettabile né giustificabile. Davvero basta. La giustizia si cerca nelle sedi giuste e con i sacrifici tipici di una guerra. Non solo: per quanto lei fosse speciale, al mondo siamo 7,7 miliardi, di cui la metà donne, dunque si vive tranquillamente anche senza di lei e il globo pullula di donne migliori di lei. Infine: se lei tradisce, è il suo onore a venire sporcato, sempre che ne abbia uno, non quello del tradito. Basta sangue dunque. Quest’anno ci si deve fermare a questi 4 casi.
Ma soprattutto, uomini, tenete conto di altri due aspetti, gerarchicamente inferiori alla tutela di una vita, ma comunque di immensa importanza. Per ogni volta che uno di voi perde il controllo e uccide la compagna o la ex per motivi come quelli citati, un intero genere finisce sul banco degli imputati. Tutta intera la comunità maschile viene apertamente colpevolizzata per un vostro singolo gesto sconsiderato. Sì, è il sistema degli interessi e dell’informazione a essere malato, lo sappiamo: stiamo cercando di cambiarlo, ma uno solo di voi che compie un gesto del genere dà il pretesto a chi vuole opprimere e criminalizzare tutto il genere maschile di farlo con estrema facilità. Ma soprattutto, uomini, un vero uomo non uccide le donne. Siamo, se vogliamo, terrificanti macchine di morte, è così fin dalla notte dei tempi. Ciò che da bestie ci ha trasformati in uomini è proprio il controllo razionale della nostra capacità di fare del male, è proprio il fatto di poter fare violenza e uccidere ma di deliberare di non farlo. Che è poi il modo di vivere di milioni, anzi miliardi di uomini ogni giorno, mansueti, pazienti e collaborativi, però insozzati dalla nomea di “tossici” per il singolo gesto di qualcuno che perde ciò che c’è di più virile al mondo: il controllo di sé. Un aspetto che diventa nobiltà quando esercitato nei confronti di chi è più debole, anche (anzi soprattutto) quando quel debole vilipende. Dunque tu, uomo, che vedi come unica soluzione il suo sangue che scorre, la sua sofferenza, la sua morte, posa ora quel maledetto coltello, metti via quella fottuta pistola, ficcati le mani in tasca e sii Uomo. L’intero mondo maschile ti guarda mentre concepisci di sferrare il colpo. Ti guarda e si attende da te una scelta di pura virilità. Si attende che alzi la testa, innalzi il tuo orgoglio, combatti nelle giuste sedi per garantire un padre ai tuoi figli, se ne hai e, se non ne hai, che volti sovranamente le spalle a chi non ti vuole più, rivolgendoti a un mondo che invece non smette di attenderti. Ora davvero basta. Chiunque e ovunque tu sia, uomo: sii Uomo.