Varazze, provincia di Savona. Da lì arriva una di quelle notizie che non sentivamo da molto molto tempo. Tre operatrici di una Residenza Sanitaria per Anziani vengono arrestate dai Carabinieri per una lista di reati molto gravi: violenze e lesioni, con l’aggravante dell’abuso di prestazione d’opera e della minorata difesa delle vittime. Che sono, ovviamente, gli anziani e le anziane ospitati presso la residenza chiamata “La Villa”. Un nome che suona sinistro ora, specie dopo aver visionato le immagini riprese dalle telecamere nascoste dalle forze dell’ordine, che sulla struttura indagavano da tempo. Le tre donne (48, 58 e 64 anni) non lesinavano nelle angherie: strattonamenti, botte, minacce, abbandono o costrizione degli ospiti, cene e pranzi saltati.
Avevano un bel scampanellare i vecchietti e le vecchiette, molti dei quali non più autosufficienti: le tre signore molto spesso facevano orecchie da mercante. «Condotte di assoluta gravità e durezza», commentano le autorità dopo l’arresto delle tre arpie. Ora sono in corso perquisizioni dettagliate nella RSA, specie tra le cartelle cliniche degli ospiti, e nei domicili delle tre donne, per trovare altre prove, come se già i video non bastassero. Una storia, quella di Varazze che insomma riannoda il filo di una matassa che cerchiamo di sbrogliare già dal 2018, quando abbiamo iniziato a tenere quello che abbiamo battezzato come “il conteggio infame“. In esso abbiamo elencato ed enumerato i casi di maltrattamenti da parte di donne a danno di anziani e bambini notiziati dai media. La bellezza di 274 casi nel 2018, 288 nel 2019, con un ovvio calo verticale nel 220: solo 137. Numeri due volte pesanti: in sé e perché siamo gli unici a tenerli.
Vedremo cosa accadrà alla riapertura completa degli asili.
È evidente che nel 2020 il calo dei casi è dovuto al coronavirus, che nelle RSA si è divorato un numero imprecisato di vite, togliendo la materia prima da sotto le grinfie di un numero davvero impressionante di operatrici prive di scrupoli, per un fenomeno non misurato da nessuno a livello istituzionale. Non si può dire insomma che nel 2020 sia diminuito il numero di donne che hanno maltrattato o commesso violenza a danno di minori e anziani: semplicemente, ad asili chiusi ed con le RSA in emergenza coronavirus, non ne hanno avuto occasione. Ci sarebbe qui da fare una riflessione su come il soggetto forte inevitabilmente eserciti violenza su quello più debole o indifeso: da questa logica autoevidente nasce il detto per cui sì, taluni uomini fanno violenza alle donne che, di loro, la esercitano su bambini e anziani, a dimostrazione che la violenza vive in un circuito umano, se non quasi animale, che prescinde dal genere.
Sarebbe lungo però analizzare questo aspetto, quindi ci limiteremo a un’altra osservazione: se riprendono, per di più con un livello di cattiveria così feroce, le violenze verso gli anziani nelle RSA, significa che il virus sta perdendo il suo mordente. Se ora finalmente le operatrici dalle mani pesanti tornano a maltrattare in modo così spietato persone indifese, vuol dire che l’allarme covid è calato e forse sta addirittura cessando. Già si aveva il sentore di un inizio di graduale scomparsa del virus. In particolare a partire (del tutto casualmente) dalla data di insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, sembra che l’ansia rispetto al covid stia calando e non stupirebbe vedersi allentare la tensione fino a un ritorno alla normalità mano a mano che l’anziano Presidente prenderà confidenza con il ruolo (un mesetto o poco più). Nelle RSA questo orientamento dev’essere stato percepito in anticipo e si è iniziato subito a recuperare il tempo perduto. Vedremo cosa accadrà alla riapertura completa degli asili. Speriamo che durante il lockdown i genitori abbiano insegnato ai bimbi qualche efficace mossa di krav maga.