Andrea Cavalleri è stato arrestato qualche giorno fa con l’accusa di attività terroristiche. I quotidiani parlano di lui come di un “suprematista”, includendo nel termine l’antisemitismo, il razzismo, la misoginia, il neo-fascismo. Una specie di compendio del male di cui il giovane si era fatto paladino, fino a creare una propria organizzazione, chiamata “Nuovo Ordine Sociale”. Nelle intercettazioni è stato colto a esprimere quel pastone di spazzatura ideologica con frasi deliranti e pericolose: «Gli ebrei sono il male primo da eliminare. Gli ebrei sono nati per distruggere l’umanità». Oppure: «Io una strage la faccio davvero. L’unica cosa da fare è morire combattendo. Ho le armi». E ancora: «Meglio morire con onore in uno school shooting che vivere una vita di merda. Voglio fare una strage a una manifestazione di femministe. Donne ebree e comuniste sono i nostri nemici. Le donne moderne sono senza sentimenti, bambole di carne da sterminare». Inevitabile (e provvidenziale) l’intervento delle forze dell’ordine di fronte a un soggetto che l’odio indiscriminato per tutta l’umanità aveva spinto tra le braccia delle ideologie più estreme e pareva davvero pronto a passare all’azione.
Tra le cose che hanno colpito di più l’immaginario dei media, in questo sollecitati dai vari gruppi femministi, è il fatto che Cavalleri si sia dichiarato “incel”, ovvero celibe involontario. Sui nostri canali abbiamo trattato spesso il fenomeno Incel, sviluppando alcune riflessioni che i media si sono guardati bene dal considerare. Per essi “gli incel” sono una sorta di organizzazione strutturata, caratterizzata dall’odio per le donne e orientata al terrorismo. Due idee errate ma che consentono una semplificazione utile: creano il mostro-nemico contro cui chi si autocertifica tra “i Buoni” può schierarsi e consentono di sorvolare sulle questioni sostanziali che il fenomeno Incel pone alla società contemporanea. In realtà non esiste un’organizzazione strutturata degli Incel. Quello di celibe involontario è uno status psico-sociale a carattere individuale, un disagio che nei casi più estremi sfiora la disabilità, e che non trova sollievo in organizzazioni strutturate e mobilitanti. Vero è che molti (non tutti) gli Incel si ritrovano in diversi forum online, hanno un linguaggio peculiare e tematiche preferenziali, così come una struttura di idee che funziona da paradigma di lettura della realtà e di spiegazione del loro status di disagio. Ma questo non fa di loro un’organizzazione. Prova ne sia che non esistono “portavoce” ufficiali: ognuno parla per sé e ogni incel vive la propria condizione in modo del tutto personale, salvo la condivisione con altri suoi simili delle proprie frustrazioni. In questo senso i forum online sono una valvola di sfogo e un luogo di razionalizzazione della rabbia e della sofferenza: non a caso chi si estremizza e si indirizza verso atti incontrollati in genere non ne è un frequentatore.
Un vero e proprio circuito di forze e idee.
Vero è anche che nel calderone magmatico degli Incel sono maturati nell’ultimo decennio alcuni fenomeni di devianza estrema: individui che, minati da un disagio fuori controllo, hanno ceduto al lato oscuro finendo per compiere atti criminali, omicidio compreso. Casi rari, fortunatamente, inferiori a quelli maturati in altri contesti di estremismo politico o religioso, ad esempio. Con una differenza sostanziale: gli Incel non hanno una “filosofia” e tanto meno una religione che, oltre a spiegare il mondo, indichi loro una via d’uscita. L’estremista religioso che fa una strage, è convinto di guadagnarsi il paradiso, quello politico di adempiere a una missione sociale salvifica: gli Incel non hanno nulla del genere. Da nessuna parte nei loro forum si troveranno incitamenti alla violenza o all’omicidio, e chi indulge a quel tipo di auspici in genere viene marginalizzato o cacciato dalla piattaforma. Perché gli Incel non vogliono sterminare né l’umanità né le donne. Vorrebbero essere compresi, anzitutto, e in secondo luogo vorrebbero capire se c’è modo di far evolvere alcuni elementi comunitari per far sì che non scatti per un numero crescente di persone la tagliola dell’esclusione dai processi relazionali e dalla società. Si tratta di istanze che sottopongono a critica serrata il modo di vivere contemporaneo: al di sotto del linguaggio spesso incomprensibile, delle furibonde (ma alla fine innocue e non di rado goliardiche) intemerate, il problema che viene posto è profondo e significativo. Fermarsi alle manifestazioni superficiali di chi soffre quel problema sulla sua pelle, significa non volerlo vedere, analizzare, risolvere. Un po’ come derubricare il fenomeno della transessualità con le sue manifestazioni più esteriori (tipo i “gaypride”) a “un paio di gay che vorrebbero avere le tette”. Curiosamente il fenomeno trans, insieme a tanti altri, è invece da anni in cima all’agenda di chi si occupa di difesa delle minoranze ostracizzate. Gli Incel invece no.
Prima dell’arresto di Cavalleri, uno dei più importanti punti di riferimento per gli attivisti per i diritti maschili, Fabrizio Marchi, ha condiviso alcune riflessioni degne di nota. «Prima o poi la questione maschile esploderà», profetizzava Marchi, sollecitando chi ignorasse l’esistenza della “questione maschile” a informarsi. «Se lo farà», proseguiva Marchi, «troverà un mondo sommerso (perché volutamente occultato dai media) di saggi, studi, libri, siti, blog, giornali online, associazioni e movimenti che se ne occupano. Il problema (diciamo pure la tragedia) è che questa questione rischia molto concretamente di esplodere nel modo peggiore, proprio perché rimossa, occultata, negata e criminalizzata». Spiega allora Marchi: «questa esplosione potrebbe essere (e già in parte lo è, anche se in forme fortunatamente ancora blande) intercettata dalla peggiore destra, quella più reazionaria, sciovinista e oscurantista, che potrebbe egemonizzare, deformandole pro domo sua, legittime esigenze di giustizia, eguaglianza e riconoscimento di diritti oggi negati». Ma di che sta parlando, Fabrizio Marchi, in sostanza? Di una cosa che viene chiamata “androsfera”, ovvero quell’area del pensiero che si occupa degli uomini, del loro ruolo sociale e di come creare relazioni positive e produttive con l’altro sesso, alla luce delle tendenze politiche, economiche, giuridiche culturali attuali. Un vero e proprio circuito di forze e idee dove trovano spazio diverse dimensioni, tutte unite dal comune denominatore dell’antifemminismo e dell’antisessismo, sebbene spesso differenti per approccio. Al centro della sfera si trovano i più moderati mentre al confine più estremo ed esterno della sfera stanno per l’appunto gli Incel.
Noi non ci sentiamo responsabili.
Quella è l’area dei reietti, sempre più popolata di giorno in giorno e con un’età media in continua diminuzione. Si tratta di persone talmente espulse dalle dinamiche relazionali e dal consesso socio-culturale attuale da non trovare motivazione nemmeno nella militanza o nell’elaborazione del pensiero reperibili in altre aree della androsfera, quelle più vicine al suo nucleo. Quelle che, tra le altre cose, uniche nel panorama globale, si interrogano sui motivi per cui la megalopoli della questione maschile abbia una periferia così popolata e immiserita. Un tema che viene esplorato in totale solitudine, per le ragioni efficacemente elencate da Fabrizio Marchi: l’intero argomento è rimosso, occultato, negato, criminalizzato. Esiste un numero sconfinato di prove, ma ha senso portarne una fresca quasi di giornata: basta analizzare la sequenza di tweet postati da Giulia Blasi (qui sopra), una delle più accanite trombettiere del femminismo contemporaneo, proprio in reazione alla notizia dell’arresto di Cavalleri, per rendersene conto. La sequenza logica (chiamiamola così) è sempre la stessa: l’atto individuale, nonostante le evidenze, non è da ascriversi a follia o disturbo → è ispirato da cattivi maestri che odiano le donne → chiudete i siti che parlano di diritti maschili perché, come tutti gli uomini, sono tutti colpevoli in solido → date più soldi alle donne (inteso: ai movimenti femministi). Ora si moltiplichi questo messaggio un’infinità di volte, lo si immagini esplicitamente o implicitamente veicolato con ogni mezzo, dalla cartellonistica al cinema, dalla TV alla letteratura, dai fumetti alla politica, all’istruzione e alla giurisprudenza, ebbene avrete davanti solo una piccola parte delle ragioni che stanno alla base dell’esistenza degli Incel.
Nessuno all’interno della androsfera ha mai ipotizzato o esaltato l’uso della violenza in connessione alla questione maschile. I suoi strumenti sono quelli dell’analisi, dello studio, della critica (anche serrata se necessario), dei libri, della filosofia, dei podcast, della polemica, degli articoli, dell’intelletto, mai delle mani, mai e poi mai delle armi. Tuttavia va preso atto che non si può alimentare una guerra impari tra soggetti progettati per vivere in concordia, gli uomini e le donne, e pretendere che non si creino enormi sacche di disagio. Non si possono determinare scientemente squilibri e sperequazioni che gridano vendetta là dove dovrebbe esserci parità di diritti e doveri, pensando che alla lunga ciò non crei tensioni e devianze. Non ci si deve stupire che, come dice Marchi, in quel disagio crescano gli alberi dove altri estremismi raccolgono il disagio e lo trasformano in atti distruttivi, o dove si può innescare la perdita del contatto con il mondo da parte degli individui più disperati e fragili. Ma non è nella androsfera che si trovano le cause di quel conflitto e di quelle iniquità. Esattamente al contrario di ciò che cerca di affermare la Blasi, noi non ci sentiamo responsabili di fenomeni come quello di Andrea Cavalleri. Anzi sono anni che cerchiamo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’esistenza di sperequazioni e ingiustizie che creano disagi crescenti e drammatici. Un tentativo che portiamo avanti tra quelle mille censure e quegli ostracismi che auspica la Blasi e che altre e altri come lei mettono efficacemente in atto da anni.
Una tirannia capace di distruggere tutto.
Dunque noi no, non siamo e non ci sentiamo minimamente responsabili e non parteciperemo al gioco della facile criminalizzazione a carico dell’intero genere maschile, del movimento antisessista e antifemminista in generale e in particolare degli Incel, gli ultimi tra gli ultimi. Noi invece chiediamo alla Blasi e a tutte quelle come lei, esigendo una risposta convincente: perché esiste una androsfera antisessista e antifeminista che anela alla parità? Perché esistono e sono sempre di più gli individui che si trovano ultimi tra gli ultimi? Sappiamo che non riceveremo mai risposta a questa domanda. Perché, nel caso, a essere chiamato in causa, inchiodato al banco degli imputati, sarebbe soprattutto, tra altri diversi fenomeni, il femminismo. Un’ideologia che è riuscita col tempo a conquistare per sé le qualifiche di intoccabile e indiscutibile. Se a una cosa la vicenda di Andrea Cavallari deve portare, non è certo alla censura degli attivisti della androsfera, ma proprio alla caduta di quelle ingiustificabili qualifiche. Rimosse le immunità, si potrà iniziare un processo atteso da tante persone, uomini e donne, saturi di una tirannia capace di distruggere tutto. Il futuro in primis.