Del professor Will Knowland ci siamo occupati di recente, qualcuno lo ricorderà. Si tratta di un insegnante di inglese nel prestigiosissimo liceo britannico di Eton, la scuola dei rampolli della Casa Reale d’Inghilterra oltre che di moltissimi intellettuali e scrittori che hanno fatto la storia. All’inizio dello scorso dicembre finisce dentro una bufera mediatica per una sua videolezione riguardante il “patriarcato”. Dopo averla preparata, la sottopone ai colleghi per la normale peer review, ma l’iniziativa gli viene bocciata: vietato proporre un contenuto del genere agli studenti del liceo. Knowland accetta il verdetto ma morde il freno, dunque decide di caricare comunque il video sulla sua pagina personale di YouTube, dove è ancora visibile (in lingua inglese, sfortunatamente bloccato ai contributi della rete, altrimenti l’avremmo già tradotto in italiano). Una collega del professore si accorge della cosa e lo deferisce al direttore della scuola, che apre subito un procedimento disciplinare a suo carico. Ci eravamo lasciati a questo punto, a inizio dicembre, con l’esortazione, per altro seguita da moltissimi (grazie!) a unirsi al sostegno per il professor Knowland organizzato online dalla gran parte degli studenti di Eton.
Qualche giorno fa si è avuto l’esito dell’istruttoria della scuola: il professor Will Knowland è stato licenziato. A farsi motore di questa severissima decisione è stato, insieme agli organi collegiali dell’istituto, il direttore Simon Henderson, che ora però sta subendo l’onda di ritorno delle proteste. Ad esse ha risposto con una lettera piagnucolosa in cui lamenta come la vicenda interna sia trapelata fino ad arrivare agli organi di stampa, e dove affronta così il punto centrale della questione: «qualcuno ha suggerito che quanto accaduto comprometta in qualche modo la libertà intellettuale all’interno di Eton». Già, il cuore delle proteste infatti non è solo nel proditorio licenziamento di un professore per altro amatissimo e apprezzato per la sua professionalità, ma soprattutto nella tradizionale impostazione didattica, quella che ha reso Eton autorevole e famosa, improntata a un reale pluralismo e a un confronto aperto tra le diverse posizioni. «È meraviglioso lavorare qui», ha chiosato Henderson, «proprio per la pluralità di pensiero che vige tra i ragazzi e il personale docente. Tuttavia, come in ogni scuola, ci sono dei limiti alla libertà degli insegnanti e ci sono obblighi professionali che vanno rispettati».
Il ruolo infame del direttore Simon Henderson.
Così il direttore della scuola prova a sfuggire dalla responsabilità di aver fatto fuori un docente non perché facesse propaganda nazista, razzista, omofoba o misogina, né perché le sue lezioni fossero basate sull’apologia di un qualche reato sanzionato dal codice britannico, bensì perché si è permesso di analizzare a fondo, e soprattutto di smontare pezzo per pezzo, uno dei principi-base del pensiero unico dominante, appunto il concetto di “patriarcato”. Nel suo video, infatti, Knowland ribalta l’accezione negativa usualmente data dal femminismo dilagante al regime patriarcale, sostenendo, dati storici e statistici alla mano, che di esso, basato com’è sul ruolo maschile di protezione, beneficia tutta la società, donne incluse. Non solo: spingere forzosamente i due ruoli a una forma di uguaglianza coatta, incoerente con le diversità naturali, innesca una reazione esattamente contraria, con una crescita esponenziale delle differenze. Sulla scia di Jordan Peterson, nel suo video Knowland cita il paradosso svedese, laddove le politiche di Stoccolma ideologicamente orientate a una forzata uguaglianza hanno ottenuto come risultato un radicamento ancora più forte delle differenze tra i due sessi. Per Knowland un sistema che rispetti le indicazioni primarie della biologia, senza forzature culturali sovrapposte, dove uomini e donne assumano i ruoli più coerenti con la propria natura, è quell’ottimo raggiungibile dove il beneficio è equamente ripartito per tutti.
«C’è un motivo», dice Knowland nel video, «se nessuno schiera un esercito di donne contro un esercito di uomini. C’è un motivo per cui il transgender e atleta di arti marziali miste Fallon Fox ha battuto in un incontro la atleta Tamika Brents, sfondandole letteralmente il cranio». Si tratta di un motivo strettamente legato allo sviluppo fisico e mentale degli individui dei due sessi durante l’adolescenza, quando l’uno si conforma per poter esercitare una soverchiante potenza fisica e l’altra si conforma per essere sessualmente attrattiva e poter così generare figli. Una diversità che non rappresenta un divario qualitativo: proprio la capacità di generare la vita ha reso da sempre la vita della donna più preziosa, più meritevole di protezione, rispetto a quella maschile, da sempre considerata pienamente sacrificabile. Concetti ruvidi, aspri, insomma, come sempre accade quando si parte dal dato naturale, quello più esatto, e da esso si desumono fatti reali e scomodi rispetto a un narrato diffuso. In ogni caso non si tratta di discorsi d’odio. Sono, come è giusto che sia in una scuola, concetti discutibili. E questo era lo scopo di Knowland: spingere i suoi allievi e le sue allieve più grandi a una discussione sul tema. Il problema è che i confronti implicano la comprensione reciproca, oltre che la comprensione del problema discusso. Entrambi gli aspetti sono nemici giurati dell’ideologia, della propaganda e dell’indottrinamento, che quando si fanno regime hanno sempre i loro gendarmi pronti a zittire e sanzionare. Nella storia di Eton questo ruolo infame è toccato al direttore Simon Henderson.
Al quale però, nonostante le sue lettere piagnucolose e tranquillizzanti, ora tocca stare sulla graticola. La vicenda è infatti finita in mano alla “Free Speech Union”, il sindacato per la libertà di parola, molto influente in UK, che ha subito espresso la propria indignazione per tutta la vicenda, mettendo in discussione la correttezza del direttore Henderson, che per di più deve ora gestire la patata bollente di un certo numero di altri docenti che hanno presentato le proprie dimissioni in solidarietà con Knowland. Tuttavia, com’era inevitabile, la questione ha radici che fuoriescono dalle storiche mura di Eton. Henderson è soltanto l’utile idiota che, come accade in ogni regime, si conforma, obbedisce e reprime. Il marcio è al di fuori, in quella melma femminista e genderista che sui social ha contestato il professore e le cui mobilitazioni virtuali qualche anno fa, nel 2010, indussero il Parlamento di Westminster ad approvare l’Equality Act, la “legge per l’equità”. Proprio sulla base di essa il licenziamento di Knowland viene considerato pienamente legittimo da parte della scuola ed è il motivo per cui i ricorsi del professore sono stati tutti respinti. «Faremo pressioni sui membri del Parlamento per modificare l’Equality Act, proprio alla luce di quanto accaduto al professor Knowland», dicono alla Free Speech Union, e pare che già diversi parlamentari si siano resi disponibili in questo senso.
Quella di Knowland è una storia che non sorprende più. Lui stesso ha dichiarato che se l’aspettava. Ed è forse questo l’aspetto più grave e preoccupante. Va ad aggiungersi alle altre storie che abbiamo raccontato nei giorni scorsi: il professionista che non viene assunto perché uomo, il ragazzo che finisce nei guai perché corteggia, lo studente espulso perché ammonito e ora Knowland espulso perché voleva presentare una visione alternativa della realtà ai suoi studenti e stimolare un dibattito. Il tratto comune di tutte queste vicende è l’uomo in sé, come soggetto perseguitabile e in effetti perseguitato con grande disinvoltura e con piena accettazione da parte della cultura e della società, non diversamente da ciò che capitava ai “giudei” nella Germania nazista. A questa persecuzione aperta e accettata si associa una violenza feroce, che coinvolge tutti, a prescindere dal sesso di appartenenza: la violenza alla libertà, al buon senso, alla verità. Nulla può essere più discusso, detto, scritto o pensato se non rientra in canoni di un “Bene” i cui confini vengono tracciati da chi individua le tematiche più vendibili e difesi nel quotidiano da bravacci come Simon Henderson. Tutto ciò e chiunque non rientri in quei confini è il “Male”, qualcosa da estirpare con ogni mezzo. E questa non è una denuncia: è sufficiente aver studiato un po’ di storia, anche a livello basico, per capire che questo stato di cose si verifica durante le tirannie totalitarie. Questa è ormai solo una constatazione incredula: come possiamo tutti noi continuare a consentirgli di agire così? Siamo consapevoli che la responsabilità è nostra e che domani il Will Knowland di turno potremmo essere noi o uno dei nostri cari?