Le (vere) donne salveranno il mondo. Non le Carole (Rackete) o le Grete (Thunberg). Quelle a cui faremo un monumento saranno le “colonne dell’Amore” quelle, cioè, che avranno investito in relazioni feconde, alla faccia delle inevitabili difficoltà che la vita pone davanti. Per dirla con Leonardo da Vinci il domani sarà per quelle capaci di “seminare virtù per raccogliere fama” di mettere cioè compassione, fiducia, fortezza, giustizia, prudenza, speranza e sobrietà sul podio. Aveva ragione Simone De Beauvoir “donne si diventa”, per trasformarsi da capricciose principesse da servire a Regine (della casa e della famiglia). Riordino delle priorità. Vivere in uno stato di emergenza ci costringe a farlo. Il pressing punge la coscienza (anche) delle più garrule e immarcescibili e l’anno che verrà sarà uno in meno a nostra disposizione.
Le donne sono nate per amare gli uomini, se non lo avete ancora fatto, sposatevi. Rivoluzionate la vostra routine, fate l’amore, fate i bambini. Saranno loro a prendersi cura di voi quando sarete vecchie e non di certo il vostro collega o la vostra capo-ufficio. E per pietà, non sprecatevi in un misero figlio unico. Il Covid ha messo a nudo quanto i numeri primi abbiano patito (e stiano ancora soffrendo) isolamento e solitudine, obbligati a stare chiusi in casa senza la possibilità di relazionarsi con coetanei, a differenza di chi invece, circondato dai fratelli, ha potuto affrontare la prova, almeno in compagnia, certamente con maggior positività e allegria.
“Siamo sposo e sposa”.
Smettere di considerare i bambini una seccatura servirà ad evitare di trovarsi a raccogliere la cacca del cane con le mani. Contrariamente a quanto è stato fatto credere alle ragazze, i figli non sono un peso, la loro presenza fornisce agli adulti una sostanziale ragione per “riuscire” nella vita. Per me sono stati la cosa riuscita meglio, arrivati alla soglia dei 40 anni portandomi anche la fortuna di trovare poco dopo la loro nascita il lavoro dei miei sogni. Sono la prova vivente che le occasioni di realizzazione professionale sono alla nostra portata anche se non si è nel fiore degli anni.
Amate vostro marito. Prendetelo per quello che è, nessuno è perfetto (nemmeno tu). Lasciatelo parlare senza interromperlo. Ascoltatelo con interesse. Mostrate altruismo e generosità. Vi ha sposato, vi ha reso feconda, è il padre dei vostri figli. Niente capricci a letto (dategliela). Tenetevelo stretto: non esiste unione senza conflitti. Poesia di Adélia Prado. “Ci sono mogli che dicono: mio marito, se vuole pescare, che peschi ma i pesci poi se li pulisca. Io no. A qualsiasi ora della notte mi alzo, lo aiuto a squamare, aprire, tagliare e salare. È così bello, noi due da soli in cucina, ogni tanto i gomiti si toccano; lui dice cose come: ‘Questo è stato difficile’, ‘Brillava nell’aria con colpi di coda’, e fa il gesto con la mano. Il silenzio della prima volta che ci siamo visti attraverso la cucina come un fiume profondo. Alla fine, i pesci nella teglia, andiamo a dormire. Cose argentee guizzano: siamo sposo e sposa”.
Non scontro ma dualità.
Dalla parte del padre. Dopo aver distrutto la figura del maschio bianco ed etero attraverso svariate narrazioni che lo ritraevano porco, meschino, viscido e violento, quelli che hanno deciso di diventare padre (se non sono perfetti) devono essere fatti a pezzi perché nel nostro mondo evoluto, l’unico padre buono è quello morto. Siamo al fronte, serve grinta e schieramento. Siamo sulla pagina giusta: giù le mani dai nostri figli, dai nostri fratelli, dai nostri mariti, dai nostri padri. Stop alle deleghe. Smettere di lavorare per pagare qualcuno che svolga i nostri compiti. Stop all’inganno di guadagnare uno stipendio che serve a pagare la “donna”, la baby sitter, il pre e post scuola, il food delivery: quelle ai fornelli sono sempre di meno e il tempo trascorso per preparare una pietanza è mediamente di 37 minuti.
Investimenti. Imparare a fare i nostri interessi. Va superato lo stereotipo che impone alla madre-lavoratrice di uscire di casa quando il piccolo ha 90 giorni per tenere dietro all’agenda di un Premio Bellisario, della Direttrice del Cern o dell’ultima E-business di GammaDonna. Alla nostra famiglia vanno le quote di maggioranza. Meglio crescere i miei figli o aggiornare il business plan della Company? Fine del liberismo affettivo. Non è vero che “separarsi è giusto e bello”, produce solo macerie sociali. E se proprio non se ne può fare a meno, garantire ai figli la possibilità di vedere, senza creare ostacoli, l’altro genitore, affinché i bambini non vengano divisi e magari costretti a vivere con i nuovi compagni. In tutto il mondo il desiderio di salvare la famiglia si fa sempre più forte e dalla Sicilia alla Finlandia crescono i progetti per tutelare le realtà familiari per tenerle insieme e non per disfarle. Da domani dunque si segue Eraclito: non maschi contro femmine, non madri contro padri, “una sola è la via, quella che sale e quella che scende”, come il giorno e la notte (non potrebbe esserci l’uno senza l’altra), non scontro ma dualità. Buon 2021