I morti sul lavoro, la discriminazione delle quote rosa, il deterioramento dell’istituzione della famiglia, la mancanza di diritti procreativi maschili, l’attacco alla libertà di parola e di pensiero, la tragica situazione dei padri separati, la scandalosa parzialità degli enti pubblici e dei tribunali di giustizia, il suicidio demografico e l’aumento dei tassi di infelicità, la diffusione della misandria attraverso i media e le istituzioni, le false denunce, l’asimmetria del giudizio sulla violenza, la violazione dei diritti dei figli ad avere e crescere con un padre e una madre, la censura, il settarismo, il disprezzo e l’oblio… Questi, e tanti altri simili, sono i temi denunciati e approfonditi in questo sito. Sono temi molto importanti, gravi, che ci toccano tutti a livello sociale e non di rado ci colpiscono anche a livello personale. Ma in molti non riescono a riconoscere il comune denominatore che lega tutte queste problematiche: il femminismo.
Come qualsiasi ideologia, il femminismo, costruisce una forma mentis che si ripercuote sul modo di vivere e di affrontare qualsiasi questione. Esiste un nesso sottile tra il racconto storico parziale della caccia alla stregoneria e l’affidamento discriminatorio dei figli ai padri nei tribunali, così come esisteva – ed è riconosciuto – tra i proclami antisemiti di Lutero e l’Olocausto durante il nazismo. Nessuna delle problematiche precedentemente elencate riuscirà quindi a trovare una soluzione soddisfacente e duratura finché non si riuscirà a modificare ampiamente l’impostazione mentale nella quale la maggior parte della società è caduta prigioniera. Se ne deduce che una buona conoscenza di questa ideologia e dei suoi meccanismi è fondamentale per il suo scardinamento a livello sociale.
Simone de Beauvoir cade spesso in contraddizione.
Oggigiorno tutti ci sentiamo legittimati a parlare di femminismo, anche attraverso la cassa amplificata che rappresenta la rete di internet, e così facendo molto spesso si mette a nudo solo la propria ignoranza. In molti ne parlano per sentito dire, senza alcun curriculum di studio o letture fatte in precedenza. In questo intervento vorrei umilmente suggerire qualche titolo in modo di fornire strumenti più adeguati, qualora si debba affrontare l’argomento femminismo. Non intendo libri settoriali, di stampo femminista o meno, che trattano di violenza, stalking, aborto, divorzio, linguaggio, scienze sociali, affidamento o altro, alcuni di loro pregevoli, alcuni già pubblicizzati in questo sito. Intendo dei libri che hanno come argomento principale l’ideologia femminista, ideologia onnicomprensiva – il femminismo, come il patriarcato, è ovunque e spiega tutto, interessa quindi ogni settore sopraccitato.
Per confutare l’ideologia femminista, la sua conoscenza dal di dentro è opportuna e doverosa. La letteratura femminista o di genere è smisurata. Chi vuole approfondire l’argomento da un punto di vista femminista non ha che andare in qualsiasi biblioteca del mondo occidentale e troverà decine, quando non centinaia, di libri: tascabili, manuali, guide, prospetti, libretti, monografie, tesi e tesine, saggi, ricerche, dissertazioni, memorie, enciclopedie. Dalla mia esperienza, non serve leggere molto, un’opera può bastare. La verità femminista si ripete, il succo si riduce a pochi dogmi molto semplici, tutto il resto è il contorno (violenza, matrimonio, donne-oggetto, linguaggio,…) impregnato da questi dogmi. Tra tutte le opere, consiglierei per diversi motivi la lettura de Il secondo sesso di Simone de Beauvoir, del 1949. Si tratta della “Bibbia” del femminismo, così denominata da una parte del movimento, è il libro femminista più noto e prestigioso, aprì le porte alla seconda ondata. Ancora oggi è un libro di riferimento per tutto il movimento. L’opera è vasta, voluminosa, affronta molti ambiti, l’anatomia, la psicologia, l’attualità e soprattutto la Storia, la famosa narrazione storica, dove la dottrina femminista affonda le radici. In più è un’opera erudita e ricca di spunti (in un’epoca senza possibilità di ricerca veloce su Internet), intellettualmente più onesta e meno tendenziosa di tante altre (tanto è vero che Simone de Beauvoir cade spesso in contraddizione). A suo discapito il testo non scorre veloce, talvolta è pesante.
Una situazione immutata e immutabile.
Se basta una singola opera per conoscere il femminismo, basta una singola opera per confutarlo? No. La verità femminista, proclamata dai media, dalle istituzioni pubbliche e nelle scuole, è assiomatica. I dogmi femministi sono dogmi di fede, appresi attraverso i sentimenti, non devono essere dimostrati perché tutti sanno che sono veri. Tocca quindi alla controparte, cioè a noi, smentire ogni verità, smascherare ogni cavillo, argomentare ogni questione, fornire ogni fonte, svelare ogni dettaglio. La letteratura critica è di gran lunga più ridotta, anche se negli ultimi anni si sta moltiplicando in ogni lingua. Vorrei consigliare quattro libri. Il mito del potere maschile (The Myth of Male Power) di Warren Farrell del 1993, pubblicato in italiano da Frassinelli, è il libro più adatto per un primo approccio. Consigliatissimo per chi possiede solo un’infarinatura di femminismo. Molto americano nella redazione, pragmatico, è un libro scorrevole, snello, senza tante riflessioni profonde va subito al sodo, elenca sistematicamente uno dietro l’altro svariati ambiti che smentiscono il postulato del titolo: il potere maschile. L’autore non attacca direttamente il femminismo – lui stesso fu un attivista femminista durante gli anni ’70, l’unico uomo ad essere stato eletto tre volte nel consiglio direttivo di NOW (National Organization of Women), la più grande associazione femminista negli USA. Secondo l’autore il femminismo avrebbe combattuto battaglie giuste e conquistato diritti leciti per le donne, avrebbe però smarrita la retta via quando si rifiutò di riconoscere l’oppressione che il sistema procurava anche agli uomini. L’autore augura un movimento di liberazione comune, di uomini e di donne.
Se Il secondo sesso di Simone Beauvoir è esplicito nel titolo – il secondo sesso sono le donne, il primo gli uomini –, il libro Das bevorzugte Geschlecht di Martin van Creveld del 2003 (in inglese The privileged sex, del 2013, purtroppo non c’è ancora la versione in italiano) è un libro speculare, la gerarchia è ribaltata: il sesso privilegiato sono le donne, al secondo posto gli uomini. Storico israeliano, esperto di storia militare, al contrario di Warren Farrell, limita gli argomenti trattati ma conferisce al testo l’impronta storica che mancava nel primo. Warren Farrell, focalizzato sull’attualità, critica soltanto in maniera marginale la narrazione storica femminista. Martin van Creveld, da storico, è il primo a contestarla in maniera netta, mediante fonti e argomenti storici. Il racconto femminista è un racconto fasullo, le donne sono, e sono sempre state, il sesso privilegiato. “I privilegi delle donne per quanto riguarda la guerra sono numerosi e incontestabili”, sostiene l’autore, “così è sempre stato, e così, speriamo, rimanga”. Consapevolezza della realtà, ma anche cavalleria. Una situazione immutata e immutabile.
Se avete qualche conoscente femminista, regalategli un libro.
In linea con la critica diretta al femminismo procedono anche le seguenti due opere, di estrazione italiana. La grande menzogna del femminismo di cui sono autore, di recente pubblicazione, in due volumi (Vol. 1 e Vol. 2), ha carattere enciclopedico. La sostanza dell’opera è esplicitata nel titolo: il femminismo è una grande menzogna. L’opera salda in una le caratteristiche delle due opere precedentemente citate, affronta tanto le tematiche di attualità come la narrazione storica – anche se l’impronta storica predomina e pervade tutta l’opera – e aggiunge nuovi argomenti, ad esempio, il linguaggio. Anche qui lo stile è americano, pragmatico, il testo discorsivo è scorrevole, snello, elenca sistematicamente uno dietro l’altro le circostanze e gli eventi attuali e storici che confutano il racconto femminista. L’obiettivo esplicito dell’autore è offrire una versione de “Il secondo sesso capovolto”: se la narrazione femminista è plausibile, la narrazione femminista capovolta è parimenti plausibile. Opera voluminosa, necessariamente, come Il secondo sesso, è occupata per metà da note e citazioni allegate integralmente perlopiù da libri e fonti femministe. L’autore ha priorizzato la ricerca su libri e fonti femministe, o cosiddetti tali, e su questa base “femminista” ha voluto offrire una lettura capovolta. Come nelle opere precedenti il ragionamento speculativo e teorico è molto generico, l’autore si astiene dall’offrire soluzioni, s’accontenta di fornire un’imponente elenco di fatti.
Infine, Questa metà della Terra di Rino Della Vecchia del 2004. Qui siamo in un’altra dimensione. Il lettore che cerca elenchi di fatti qui non li troverà, o molto raramente. Se nel libro di Warren Farrell siamo al livello dei principianti, qui siamo al livello dei Master. Al contrario delle altre opere, questa risponde alla domanda “perché?”. E non è facile. È un tuffo nella filosofia, nella psicologia, nella sociologia, nell’antropologia, nell’epistemologia, nell’etica, nell’essenza dell’uomo e della donna, nel Senso della nostra esistenza. Siamo ai confini della conoscenza e della speculazione razionale. Mi sia concessa la similitudine: se gli altri scrivono come Voltaire, Rousseau, Locke o Bacone, qui siamo a Kant, siamo alla critica della ragion pura. Ogni frase è uno spunto di riflessione, merita una sosta, in uno stile elegante, ricco, estetico, a volte difficile, a volte poetico, come anticipa lo stesso titolo: Questa metà della Terra. Una seconda rilettura giova, nuovi e nascosti significati possono essere svelati. L’ideologia femminista è smembrata pezzo per pezzo, e ogni pezzo è sottoposto a una critica rigorosa. Ne viene fuori una condanna irrevocabile al femminismo, ma anche un appello alla riappropriazione della mascolinità, purtroppo travolta da questa ideologia. Spero che i miei consigli siano stati graditi e che la lettura vi accompagni nelle prossime feste. E ricordatevi, se avete qualche conoscente femminista, regalategli pure un libro, gli farete soltanto del bene.