Devo ammetterlo, io ‘sta donna la ammiro. Veronica Giannone è un esempio per le generazioni più giovani, una luce di speranza per le persone disagiate, quelle che non hanno potuto studiare, che pensano di non valere nulla, di non poter fare strada nella vita. Non vi buttate giù, c’è una speranza per tutt* (come piace alla Boldry), se una come Veronica siede a Montecitorio. Da Deputata sbraita insultando le leggi approvate dal Parlamento, il suo epico “maledetto diritto alla bigenitorialità, maledetta legge 54/06” rimarrà uno dei momenti più alti nella storia della Repubblica, vertici di alta dialettica politica che non hanno saputo toccare colleghi minori come Moro o De Gasperi.
Oggi Veronica ha scelto la sua crociata e pensa, forse, che il Vento Rosa potrà sospingerla verso una difficile rielezione. Chissà, hai visto mai. Allora si impegna con fervore a studiare nuove forme di discriminazione maschile che spaccia per pari opportunità. Diamo alle donne un’opportunità di demolire il partner, diamola, suvvia! Rendiamo gratuita la lite temeraria, la falsa denuncia, l’utilizzo strumentale della carta bollata. Bisogna liberarci di questi uomini con ogni mezzo, lecito o illecito, quindi se c’è violenza denunciamola, ma se non c’è denunciamola lo stesso, tanto è gratis.
Ogni tribunale diventa un carrozzone della pesca miracolosa.
Ed ecco che la solerte Veronica propone nella legge di bilancio 3 milioni di euro ogni anno per l’assistenza legale gratuita alle donne vittime di violenza, a prescindere dal reddito. Gratis il civilista per la separazione, gratis pure il penalista per la denuncia a corredo della separazione. Tanto ormai viaggiano di pari passo. Il marito impiegato paga le tasse per finanziare un fondo con cui la moglie casalinga può denunciarlo anche se non ha fatto nulla. Magari poi viene assolto, ma lui deve pagarsi gli avvocati civili e penali e col suo lavoro paga pure quelli della moglie. Non è meraviglioso? Un po’ come Bush in guerra con Saddam, che però usava armi e munizioni che gli aveva venduto lui. Una perla del Giannone-pensiero: “Tra l’altro il fondo coprirebbe anche tutti quei casi in cui il giudice decide di revocare il gratuito patrocinio in sentenza. L’ammissione al Gratuito si ottiene di norma, infatti, all’inizio del procedimento ma il giudice può revocarla. Quindi può accadere che quando un imputato per violenza viene assolto per non aver commesso il fatto, il giudice può revocare l’ammissione al gratuito patrocinio e la donna deve pagare spese legali”.
Ma pensa un po’ che barbarie: una accusa un tizio che sa di essere innocente e quando l’innocenza viene accertata pure in tribunale l’accusatrice dovrebbe persino pagare le spese della macchina della giustizia attivata senza fondamento. Non è che per caso, e sottolineo per caso, l’improvvida accusatrice compulsiva dovrebbe pagare le proprie spese legali? E magari pure quelle della vittima di false accuse, trascinata in tribunale senza motivo? E magari anche un risarcimento? E magari anche ritrovarsi alla sbarra per calunnia? Questa è fantagiustizia, la giustizia reale è quella dell’On. Giannone che vorrebbe la donna cadere sempre in piedi, che abbia ragione o abbia torto. Va tutelata inquantodonna. Non in quanto vittima ma proprio inquantodonna, perché i benefit si estendono anche alle donne che il tribunale stabilisce non essere vittime. Ogni tribunale diventa un carrozzone della pesca miracolosa da luna park, si vince sempre.
Tanto non c’è rischio, paga Pantalone.
Un paio di osservazioni. La prima: una corsia preferenziale riservata esclusivamente alla metà della popolazione potrebbe sollevare qualche problemino di costituzionalità. Pareva brutto prevedere il gratuito patrocinio per tutte le vittime di violenza, a prescindere dal genere? Tanto, secondo la narrazione dell’ideologia tossica, le vittime di maltrattamenti e violenza domestica sono solo donne, quindi sarebbe irrilevante finanziare le azioni legali delle vittime maschili che non esistono, e se esistono sono lo 0,01%. Ma no, la Giannone non vuole nemmeno una percentuale minima, rifiuta proprio il concetto di tutela a 360°, il suo accanimento antimaschile ormai è leggenda. Sei vittima donna? Ci pensa Veronica tua. Sei vittima uomo? Arrangiati. Qualcuno spieghi all’Onorevole che essere imparziali, anche con moderazione, non è un difetto.
La seconda: la paladina delle donne cancella dal nostro ordinamento la separazione consensuale. Una separazione può costare da 1.000 a 50.000 euro e oltre, qualsiasi previsione è aleatoria perché non sono prevedibili il numero delle udienze né i tempi, dilatabili a dismisura a causa di rinvii, consulenze, test, presa in carico dei Servizi Sociali e relative relazioni. Quante persone saranno tentate dall’aggiungere una denuncetta salvifica, che garantisca di girare allo Stato i costi di tutto? Consensuali al bando, tutte giudiziali perché le donne sono costrette a separarsi per difendersi dagli uomini violenti. Ormai da diversi anni è in costante espansione il fenomeno delle false accuse in concomitanza con separazioni e divorzi, tema già affrontato in un altro articolo, é verosimile credere che il fenomeno venga ulteriormente incentivato dalla prospettiva di azzerare i costi anche a chi non ne avrebbe diritto per reddito. Ti dichiari vittima e ne hai diritto in quanto beneficiarie dell’emendamento Giannone. Tanto non c’è rischio, anche se la denuncetta strumentale si rivela infondata ed esita in un nulla di fatto, risulta comunque funzionale allo scopo, paga Pantalone. Mi trovo sempre più spesso costretto a citare Giulio Andreotti: a pensar male forse si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca.