Arrivano i soldi per gli uomini, lo annuncia felice l’On. Stefania Ascari. Attenzione però, invece di prevedere una seppur minima tutela per gli uomini maltrattati, i fondi arrivano per rieducare gli uomini maltrattaNti. Rieducazione, la parola di vago sapore squadrista che aleggia da tempo. Gli uomini italiani devono essere rieducati, dal Parlamento ai salotti televisivi è un mantra che trova terreno fertile nella mistificazione dei dati: un femminicidio ogni due giorni, milioni di donne vittime di violenza nel lockdown, preoccupazione per le chiamate al 1522 a prescindere dal fatto che siano in calo, in aumento, stabili. La narrazione del Vittimificio s.r.l. ha diversi obiettivi, sarebbe limitativo credere che sia solo la rincorsa a finanziamenti sempre più ingenti. Quello in assoluto più rilevante è il condizionamento delle coscienze, la costruzione di un clima artefatto ma favorevole all’introduzione di misure altrimenti inaccettabili in un Paese normale.
La teoria alla base di tutto è che la violenza contro le donne sia il principale se non l’unico problema del quale la politica deve occuparsi. Periodicamente emergono altri problemi temporanei a catalizzare l’attenzione dei media, come l’emergenza sanitaria oggi, i viadotti crollati o deteriorati ieri, Bin Laden e Al Quaeda l’altro ieri. Ma la violenza di genere tiene banco da anni a prescindere da pandemie e inchieste giudiziarie, disastri naturali e attacchi terroristici. Nessun altro fenomeno genera la stessa copertura mediatica assillante: di violenza sulle donne non si parla solo nei TG, nei programmi di approfondimento e nei talk show ma l’argomento si insinua persino nei programmi di intrattenimento nazionalpopolari come Sanremo, Tu si che Vales, la Domenica Sportiva, X Factor. Cosa mai accaduta per Tangentopoli, il ponte Morandi, i falsi invalidi.
La donna è vittima e l’uomo carnefice, punto.
La rieducazione degli uomini italiani viene individuata come soluzione alla violenza della quale ogni soggetto maschile sarebbe cronicamente predisposto, la si trova nei volantini di Non Una di Meno come nelle esternazioni di personaggi pubblici alla Gruber e nei comunicati di soggetti politici alla Valente. Per ora non esistono campi di rieducazione di mussoliniana memoria. Per ora. Forse ci stanno lavorando, arriveranno anche quelli. Rileviamo da anni il fatto che non sia stato investito un solo euro di denaro pubblico per formare un operatore di genere maschile che risponda alle richieste di aiuto degli uomini vittime di violenza. Le vittime maschili non esistono per la politica italiana, non sono mai esistite, ma non è un gap dell’attuale maggioranza ma è comune ai governi degli ultimi 74 anni, quindi tutti. La donna è vittima e l’uomo carnefice, punto.
Quindi non bisogna investire un solo euro per la prevenzione della violenza a 360°, ogni risorsa deve essere convogliata sulle vittime femminili perché evidentemente – per questa maggioranza come per tutte quelle che l’hanno preceduta – non è mai esistita nella storia della Repubblica una sola donna che abbia insultato, umiliato, maltrattato, picchiato, perseguitato, sfregiato, ferito o ucciso un uomo. O, se è esistita, ha fatto bene a farlo. La donna è vittima e l’uomo carnefice, punto. E per ficcarvelo bene in testa a tutti, si scomoda anche, da anni, la comunicazione pubblicitaria.
Un solo milioncino, ma un ottimo investimento propagandistico.
Nell’humus creato da tale stereotipo, arriva il primo finanziamento dedicato agli uomini ma, non esistendo gli uomini vittime, i fondi servono a rieducare gli uomini carnefici. Fondi non per i maltrattati, che non esistono, ma per i maltrattanti. Quindi, a ben vedere, altri soldi per il macroproblema nazionale che è immancabilmente la violenza sulle donne. L’onorevole Stefania Ascari cinguetta felice la buona novella: ci sono i soldi per un processo di rieducazione e reinserimento dell’autore del reato. Quando c’è il reato… e sarebbe noioso sollevare ancora una volta la differenza enorme che passa tra le persone (moltissime) che dicono di aver subito violenza e le poche (una frazione del totale, circa un decimo) che l’hanno subita davvero e attivano un iter giudiziario che porta alla condanna del reo.
Un milioncino, spiccioli rispetto a quanto viene erogato ai centri antiviolenza, ma il valore propagandistico è superiore a quello economico. I maschi devono essere rieducati, per ora quelli in odore di condanna, poi a chi si allargherà la rieducazione? Un’ultima perplessità sulla reale efficacia del progetto. Un po’ come l’affidamento sociale in prova: il Berlusca tempo fa ha improvvisamente sentito il bisogno di rendersi utile in un centro anziani, o gli è convenuto per sfangare la cella? Vale anche per i centri per uomini maltrattanti: chi accetta il percorso di rieducazione, pentimento, autoflagellazione e consapevolezza di quanto è geneticamente sbagliato, lo farà per effettivo convincimento o perché aiuta a ragionare meglio in termini difensivi, ad alleggerire pene e restrizioni? Una domanda a cui non è difficile rispondere.