La Fionda

La storia di Keira Bell: un altro cazzotto in bocca al queer

Keira Bell è un’informatica che oggi ha 23 anni e lavora a Londra. Dal punto di vista bio-fisiologico è una donna: la sua coppia cromosomica è XX e conseguentemente il suo corpo produce gameti femminili. Uno stato di fatto che, dall’inizio dell’adolescenza in poi, le aveva creato diversi problemi. Fin dai 12/13 anni aveva l’impressione di non trovarsi nel corpo giusto. Si sentiva maschio a tutti gli effetti e il suo aspetto fisico di donna in formazione la poneva in uno stato di forte disagio. In quelle condizioni, ha fatto la cosa più sbagliata da fare oggi in Gran Bretagna: si è confidata con i medici. In quattro e quattr’otto è scattata la diagnosi di “disforia di genere” e a sedici anni è stata inserita in un programma di transizione gestito dalla clinica londinese “Tavistock”, specializzata in questo genere di cose. Le sono stati somministrati farmaci bloccanti degli estrogeni associati a bombe di testosterone. Poco dopo ha subito una doppia mastectomia. Con ciò il proprio corpo poteva vagamente somigliare al genere a cui si sentiva più incline, quello maschile.

Il problema è che con ciò non solo la felicità tanto attesa non è arrivata, ma anzi la depressione si è ancor più radicata e approfondita. “Quel desiderio di essere uomo”, dice oggi, “era parte della mia ricerca adolescenziale di identità”. Un processo naturale in un periodo di grande trasformazione com’è per tutti l’adolescenza. Un’età dove è molto rischioso prendere decisioni radicali sulla propria vita senza l’assistenza di qualche adulto responsabile. Un’assistenza che Keira evidentemente non ha avuto. Le è bastato infatti manifestare i termini delle sue incertezze per venire inghiottita in un sistema famelico e istituzionalizzato che l’anno scorso ha divorato la bellezza di quasi 2.600 bambini e bambine britannici, introducendoli come materia prima dentro la catena di montaggio del cambio di sesso, probabilmente dopo qualche dichiarazione confusa da parte di ognuno di essi. Non è noto quanti di costoro siano oggi felici e soddisfatti del percorso fatto, il sospetto è che il Regno Unito se non pullula ora, pullulerà fra un po’ di anni di tante Keira Bell, tutti amaramente pentiti delle scelte assunte in un età inidonea a prendere scelte.

Keira Bell
La transizione di Keira Bell.

Una “cultura dell’irrealtà”.

D’altronde resta curioso che in gran parte dei paesi occidentali determinate scelte siano vietate dal di sotto della maggiore età (ad esempio segnarsi il corpo permanentemente con un tatuaggio o un piercing), se non con l’autorizzazione dei genitori, tranne l’opzione di transizionare dal proprio sesso biologico all’altro. Lì è tutto permesso. Per lo meno lo era fino proprio alla vicenda di Keira che, pentita della strada percorsa, ha portato in tribunale la “Tavistock”, in un processo che inciderà in modo significativo su uno stato di cose oggettivamente anomalo. La giuria tripartita dell’Alta Corte britannica, composta dai giudici Victoria Sharp, Lord Lewis e Justice Lieven, ha infatti così sentenziato: “È molto improbabile che i minori al di sotto dei sedici anni, che soffrono di disforia di genere, siano in grado di acconsentire con maturità a cure che portino al cambiamento del loro genere sessuale”. E la “molta improbabilità” diventa impossibilità, dicono i tre giudici, se si scende con l’età. In questo senso danno indicazioni precise: sotto i 16 anni è vietato dare bloccanti ormonali. Dai 16 e fino alla maggiore età, per somministrarli serve una sentenza apposita da parte di un tribunale”.

Il servizio sanitario nazionale si è detto sollevato dalla sentenza: “finalmente un po’ di chiarezza in materia”, dice una sua portavoce. La “Tavistock” ha accettato la sentenza di buon grado, dicendo che si allineerà immediatamente alla nuova regolamentazione. Meno bene l’hanno presa le varie associazioni LGBT britanniche, che ora parlano di “una potenziale catastrofe per le giovani persone trans del paese”. Una catastrofe, addirittura. Come se gli individui realmente sofferenti di disforia di genere, sempre che questa patologia esista davvero, fossero così tanti da rappresentare una problematica sociale da affrontare con priorità. L’opinione pubblica invece non ha dubbi: si è trattato di una sentenza puramente giudirica e non politica, orientata alla difesa dei bambini e degli adolescenti che, per loro stessa natura, sono vulnerabili. Ma una difesa da quale pericolo? Nella sentenza c’è una frase che lascia intendere in modo molto chiaro di cosa si tratta. Parlando della clinica londinese specializzata in transizioni i giudici scrivono: “una cultura dell’irrealtà era entrata a far parte integrante della Tavistock”.

tavistock centre

La normalità sta rialzando la testa.

Irrealtà e realtà: un’antinomia sempre più evidente, mano a mano che l’ideologia queer prova a imporre e normalizzare le proprie teorie di base. Essendo queste sovversive e contrarie a ogni istituto dell’umano, lo scollamento tra ciò che è e ciò che non può essere si radicalizza a tal punto da non poter che essere registrato in proporzioni crescenti. La sentenza sulla vicenda di Keira Bell va a fare il paio con un altro cazzotto, che ha coinvolto la trans Freddy McConnell, nata donna, transitata a uomo, poi tornata donna per poter essere messa incinta, poi di nuovo in transizione verso il maschile, cui un altro giudice britannico ha negato la possibilità di iscriversi nello stato di nascita del neonato come “padre”. Pezzo per pezzo l’ideologia queer e i suoi doppi salti carpiati sulla pelle di bambini e adolescenti mostra la sua orrida faccia e incontra le dovute sanzioni. Insieme ad essa, tutto il mondo che sui capisaldi del gender ha fondato un grande e mostruoso business: soggetti come la clinica “Tavistock” che d’ora in avanti, per lo meno in UK, vedranno crollare i propri guadagni, ottenuti in gran parte facendo passare per trans o sofferente di “disforia di genere” un gran numero di adolescenti semplicemente confusi, come un normale adolescente ordinariamente è. La normalità sta rialzando la testa, sull’onda auspicabilmente lunga di queste sentenze inglesi. Cazzotti in piena bocca che in breve tempo faranno cadere le zanne a un’ideologia dannosa, vorace e fino ad oggi priva di limiti.



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