Domani sarà un giorno importante, per me personalmente ma anche per tutto quello che ho mobilitato da quattro anni a questa parte, dagli albori del blog personale “Stalker sarai tu” in su, passando per i diversi libri e interventi pubblici che ho fatto. Si terrà, infatti, presso la Procura di Genova, davanti al Giudice per le Indagini Preliminari Dr.ssa Luisa Avanzino, l’udienza relativa alla mia opposizione all’archiviazione della mia querela per diffamazione contro Marco Preve, giornalista di Repubblica, e contro il Corriere della Sera, il Fatto Quotidiano e le onorevoli Raffaella Paita e Valeria Valente. Per capire da dove derivi la mia querela e la necessità di opporsi alla richiesta di archiviazione avanzata dalla PM, occorre fare qualche passo indietro e ricostruire eventi che risalgono a poco più di un anno fa.
È l’agosto 2019, e insieme al Municipio Levante di Genova e ad alcuni suoi collaboratori esterni organizziamo tre eventi volutamente “diversi” rispetto al solito, da tenersi tra settembre e ottobre. Ad aprire avrei dovuto essere io con un monologo sullo stalking, intitolato “Aperitivo con lo stalker”. Un titolo provocatorio e non casuale: si doveva tenere effettivamente all’ora dell’aperitivo e alcuni sponsor privati avrebbero offerto un rinfresco. Una settimana dopo si doveva tenere il convegno “Non urlo e ti offro un tè”, a cura dell’Associazione Papà Separati Liguria, in memoria di Ethan Solinas, bambino alienato e suicida proprio a Genova, avente a tema le separazioni, l’alienazione e le violenze bidirezionali all’interno della famiglia. Terzo e ultimo evento: “Se il gender incombe sulla scuola”, con Elisabetta Frezza come ospite speciale. Dei tre eventi, il Municipio Levante sosteneva e patrocinava unicamente quello dell’Associazione Papà Separati, mentre gli altri si appoggiavano ad autofinanziamento o sponsor privati. Il filo rosso che univa i tre eventi era evidente e il Municipio Levante ne aveva concettualmente accettato la connessione, ritenendo che si trattasse di tematiche degne di essere affrontate in pubblico. Tematiche su cui era giusto aprire uno spiraglio, e per questo idealmente collegate dal sottotitolo “Tre spiragli – Visioni alternative su uomini e donne”.
“Il blogger che scherza sulle donne sfregiate con l’acido”.
Tuttavia, per una svista i loghi del Comune e del Municipio finiscono sulle locandine di tutti e tre gli eventi. Quella è la miccia. I banner cominciano a circolare online, gli eventi raccolgono numerosissime adesioni. Qualcuno lo nota, lo segnala al PD locale e da quel momento la questione si politicizza. “Il Comune finanzia e patrocina eventi che esaltano gli stalker e favoriscono la violenza contro le donne”, questo è il messaggio mistificato diretto contro l’amministrazione del Comune e del Municipio Levante, entrambi in mano a una maggioranza di centro-destra. L’indignazione monta come un’onda e a nulla valgono spiegazioni e rassicurazioni, come capita sempre quando un tam-tam sui social inizia a trasformarsi in una shitstorm. La strategia messa in atto è la solita, e non è partecipare agli eventi, intervenire e smontare eventuali tesi errate, bensì cercare di far fallire gli eventi stessi e attaccare sul piano personale chi se n’è fatto promotore. Dal primo versante, i soggetti che avrebbero messo a disposizione i locali ricevono minacce, ricatti e pressioni (soprattutto, mi verrà confidato poi, dall’UDI – Unione Donne Italiane e dall’ANPI). Resistono qualche giorno poi cedono e ritirano la disponibilità, tranne che per l’evento dei papà separati, l’unico che poi avrà luogo. Dal secondo versante, complice il fatto che la polemica locale giunge all’orecchio di una accolita di hater, si chiama a intervenire, probabilmente tramite qualche maggiorente del PD di Roma, la stampa mainstream. È a questo punto, quando ancora gli eventi non sono stati annullati, che entra in scena Marco Preve, giornalista della sede locale di Repubblica, molto noto in città.
Due settimane prima dell’ “Aperitivo con lo stalker”, Preve pubblica un articolo dove mi prende di mira senza tanti giri di parole, usandomi poi anche per attaccare la Giunta comunale. E impernia il suo attacco non sui dati che presentavo da anni o suoi miei argomenti (ci mancherebbe…), ma su un mio post Facebook di quasi due anni prima, pubblicato sulla mia bacheca personale. Commentavo una delle tante uscite infelici di Lucia Annibali, parlamentare PD, che criticava Marco Travaglio per aver usato la parola “acido” parlando dello scioglimento della legislatura a maggioranza centro-sinistra. Nel post condividevo un pezzo di Repubblica che notiziava della dichiarazione della Annibali e così commentavo: “D’ora in poi vietato parlare di acidità di stomaco o chiedere al farmacista dell’acido acetilsalicilico. Si rischierà la denuncia per molestie dalla “cavaliera” Annibali. Non c’è limite al ridicolo”. Ovviamente con ciò criticavo il tentativo della parlamentare di censurare un giornalista usando con cinismo e vittimismo una drammatica vicenda personale, non altro. Il giorno dopo lo stesso Travaglio, per altro, su Twitter commenterà in modo quasi identico al mio. Nessuna critica personale alla Annibali, dunque, ma una condanna del suo atteggiamento censorio. Se non che Marco Preve riesce a rendere tutto scandaloso, pubblicando il mio post troncato nella parte inferiore, dove erano evidenti i riferimenti all’articolo di Repubblica, compresa la foto del volto della Annibali, messa da Repubblica stessa (non da me) a corredo dell’articolo. Non è chiaro se sia stato lo stesso Preve a tagliare lo screenshot o se gli sia stato fornito già tagliato, domani si deciderà se questo aspetto verrà indagato o no. Fatto sta che con questa manomissione sembra che le mie parole siano dirette al viso sfregiato della Annibali e non alle sue dichiarazioni riportate da Repubblica. Questo consente a Preve di definirmi pubblicamente: “il blogger che scherza sulle donne sfregiate con l’acido”.
Non si può proprio definire “diritto di critica”.
Da quel momento la shitstorm diventa nazionale. Non c’è organo di stampa che non riprenda la notizia e non la ripubblichi più o meno uguale. Perfino Televideo ne parla e le inqualificabili “Iene” mi fanno dedicare addirittura una penosa ramanzina di Filomena Lamberti, altra donna sfregiata con l’acido. Nei giorni successivi chiederò rettifica a tutti, in gran parte me la concederanno, più o meno visibile. Gli unici a non farlo sono il Fatto Quotidiano e il Corriere della Sera. La politica, si sa, va al traino delle shitstorm, posizionandosi sempre dalla parte più popolare, che in questo caso è ovviamente avversa all’orribile blogger. In pole position si piazzano Raffaella Paita, pezzo grosso del PD genovese, e Valeria Valente. Quest’ultima si oppone a una mia ospitata in RAI e sulla pagina “Senatori PD” di Facebook scrive che io stesso ho sfregiato una donna con l’acido, per poi deriderla. Successivamente si rimangerà la diffamazione, pubblicando una specie di rettifica in mezzo ai commenti al post, una mezza marcia indietro che nessuno ha visto né vedrà mai, e ovviamente l’ospitata in RAI salta. Esco turbato ma sostanzialmente indenne dalla shitstorm, mi faccio le mie ragioni con la coscienza pulita. Mai deriderei qualcuno per qualche sua disgrazia, è fin troppo ovvio specificarlo. Alla fine decido di denunciare per diffamazione Preve, quelli che avevano ripreso la sua falsa notizia senza concedermi rettifica e le due parlamentari. Lo faccio controvoglia, detesto l’uso della querela contro i giornalisti, ma il danno che pensavo di averne era davvero troppo grosso. Ovunque e per sempre rischiavo (e rischio ancora) di essere ricordato come “quello che scherza sulle donne sfregiate con l’acido”, e non è cosa piacevole, essendo del tutto falsa. La querela è poi diventata cosa inevitabile anche alla luce di quanto accaduto poco dopo.
Sì, perché in effetti un danno grosso me n’è poi venuto dalla vicenda. La domenica successiva Preve infatti mi dedica un altro articolo, del tutto inutile essendo due dei tre eventi ormai annullati (li tenni però ugualmente sul web, con una dedica speciale proprio per Preve…). Nel suo pezzo va a toccare questioni personali che nulla avevano a che fare con la mia attività di blogger. Un accanimento individuale intimidatorio, finalizzato sostanzialmente a farmi perdere il lavoro, a ciò probabilmente istigato dalle mie hater (puntano sempre a quello, come vedremo in settimana per un’altra vicenda), decise ad annientarmi perché la smettessi di fare il grillo parlante contro i loro interessi. Da quel secondo articolo sono scaturiti diversi problemi e imbarazzi, che mi hanno poi indotto, tra le altre scelte dolorose, a lasciare “Stalker sarai tu” ad altri i quali poi, come si sa, sono stati gli artefici di questa iniziativa collettiva chiamata “La Fionda”. Nel frattempo la querela è andata avanti fino alla richiesta di archiviazione della PM Dr.ssa Valentina Grosso, convinta che Preve abbia solo esercitato il suo legittimo “diritto di critica”. Grottesco, ma è così. Grottesco due volte, visto che la pratica infame di modificare i post social per diffamare una persona è ormai fin troppo diffusa (è accaduto ad esempio anche al bravissimo e famoso vlogger Luca Donadel) e non si può proprio definire “diritto di critica”. Ma grottesco anche perché la Dr.ssa Valentina Grosso è la stessa che quattro anni fa mi ha perseguito per stalking (procedimento poi decaduto per ritiro della querela) e non è illegittimo temere che qualche pregiudizio su di me ce l’abbia.
Nonostante abbia comportato grosse spese, in parte coperte dalle donazioni dei lettori di “Stalker sarai tu” (grazie a tutti!), ho quindi optato per l’opposizione. E domani, davanti al GIP Dr.ssa Luisa Avanzino, si deciderà tutto del procedimento scaturito da questa vicenda. Non sono ottimista, non sembra casuale la scelta di fissare l’udienza il 24/11, giusto prima del grande sabba femminista nazionale, ma non ho alternative all’avere fiducia nella magistratura. Con la consapevolezza che domani si deciderà non solo sul procedimento di una singola querela tra le tante, ma anche su questioni collegate e collaterali molto più grandi, che attengono alla tenuta della giustizia e della libertà di espressione nel nostro paese. Nonché su altre ulteriori decisioni cruciali per il futuro prossimo, relative alla comunità maschile e non solo. Certo del supporto di tutti i lettori, di tutte le lettrici e di tutte le persone per bene, mi auguro che anche la GIP sia pienamente consapevole di tutto ciò. Vi terrò aggiornati.