La blogger del Fatto Quotidiano Nadia Somma ringrazia (ironicamente, sente il bisogno di specificarlo) vari direttori di testate televisive e di carta stampata per come hanno trattato il caso di Carignano. Secondo la Somma (ma non è l’unica a essersi espressa in questo senso) non sono stati abbastanza cattivi, non hanno sfoderato il necessario accanimento antimaschile, hanno banalizzato il femminicidio con una narrazione stereotipata. Un ringraziamento particolare la signora Somma lo rivolge a quei giornalisti che hanno messo in evidenza il sospetto tradimento di Barbara Accastello. Si chiama “riferire i fatti”, i cronisti di solito lo fanno. I blogger orientati ideologicamente, no. Per altro il tradimento della vittima non è sospetto, è ampiamente confermato: i giornali che la signora cita hanno pubblicato dichiarazioni dell’amante, un addetto ai servizi antincendio che lavora nello stesso centro commerciale ove lavorava anche Barbara. La storia andava avanti da un paio di mesi ed “anche in casa ne sono state trovate tracce”, scrive Repubblica, senza specificare di quali tracce si tratti, biglietti, regali, ricevute di motel o altro.
Prosegue la Somma “Nessuno è sfiorato dall’idea che Barbara vivesse una relazione arida e insoddisfacente, il punto di vista della donna non viene preso in considerazione”. Ma ha letto ciò che è stato pubblicato? E soprattutto, se lo ha letto è stata in grado di capirlo? Tutti, ma proprio tutti hanno scritto che Barbara si sentiva sola, non amava il luogo isolato nel quale il marito aveva costruito la villetta familiare, era triste accanto ad Alberto e aveva riscoperto la felicità con la nuova relazione. La separazione dal marito e la prospettiva di una nuova vita col compagno del quale era innamorata la rendevano felice, addirittura euforica. Non solo: l’ideologia antimaschile fa capolino dalle domande della blogger: “Molti di quelli che ne hanno scritto non si chiedono se le “liti”, alla luce della strage avvenuta, fossero in realtà maltrattamenti”. Torniamo a chiederci se la blogger si informi su ciò che scrivono i giornalisti, o straparli per il gusto di straparlare. Tutti, ma veramente tutti (anche l’amante col quale verosimilmente la vittima si confidava più che con chiunque altro) riferiscono che l’insoddisfazione di Barbara nasceva dal sentirsi trascurata per il fatto che Alberto pensava solo a lavorare, lavorare, lavorare. Nessuno tra parenti, amici, vicini di casa e colleghi di lavoro ha mai sentito Barbara fare nemmeno il più piccolo accenno a maltrattamenti fisici o psicologici, umiliazioni, percosse.
Sapeva di non sposare un agente segreto.
Lavorare troppo era l’unica colpa di Alberto agli occhi di Barbara, anche se il fine di tanto ossessivo lavoro era portare il pane a casa e costruire un tetto per moglie e figli. Svaghi e vita brillante poco si addicono a chi si spacca la schiena da mattina a sera, domeniche comprese, allora capita che un diversivo si cerchi altrove. Legittimo, per carità, tranquillizziamo la blogger: nessun giornalista ha scritto che bisognava vietare a Barbara di avere una relazione extraconiugale, di innamorarsi di un uomo diverso da suo marito, di chiedere la separazione. Tutto lecito. Ma non si poteva nemmeno vietare ad Alberto di essere disperato per la decisione della moglie e straziato dalla prospettiva di perdere la famiglia fulcro della sua esistenza. Ha reagito in maniera orribile, nessuno potrà mai giustificare la strage che ha compiuto. Ma comprendere i motivi, si. Noi ci sforziamo di comprenderli, e sarebbe estremamente miope circoscriverli alla toxic masculinity. Sembra che alla signora Somma dispiaccia un po’ se dalle quinte di questa vicenda non salta fuori l’orco alcolizzato che pesta moglie e figli. Visto che non è proprio possibile accusare Alberto di essere maschilista, patriarcale e misogino, allora maschilisti, patriarcali e misogini diventano i giornalisti che ne scrivono. Colpa gravissima: non hanno utilizzato termini truculenti per descrivere il mostro, hanno riferito i fatti invece di limitarsi ad infierire sull’assassino, non hanno scritto la parola femminicidio ogni tre righe; insomma non hanno aderito al protocollo-Murgia.
Aggiungiamo le nostre considerazioni, sulle quali in redazione ci siamo confrontati senza raggiungere certezze. L’equilibrio raggiunto dalla coppia era apparentemente stabile per tutti, Alberto e Barbara per primi. Una casa, due figli, due lavori stabili, entrate più che dignitose, nessuna preoccupazione per il futuro, la tranquilla monotonia della provincia piemontese. Che fossero in campagna invece che nel centro di Las Vegas era chiaro a tutti, Alberto e Barbara per primi, quindi si è trattato di una scelta consapevole da parte di entrambi. La villetta Alberto l’ha costruita pezzo per pezzo, non era un’eredità che devi accettare così com’é perché altri hanno scelto anni addietro dove edificarla. Alberto e Barbara avranno considerato gli aspetti positivi di vivere in quel luogo: i costi più contenuti rispetto al centro di Torino, il silenzio di notte, l’assenza di traffico di giorno, un giardino per i bambini, niente liti condominiali… Dedicarsi esclusivamente al lavoro era un valore per Alberto, senza la partita allo stadio, il torneo di briscola con gli amici, senza un hobby, uno svago, uno sport. Lavoro dal lunedì al venerdì, e nel weekend ancora lavoro per costruire la villetta. Era un valore anche per Barbara che negli anni del fidanzamento prima e del matrimonio poi ha apprezzato gli sforzi del marito per garantire stabilità e sicurezza alla famiglia. Sapeva di non sposare un agente segreto o un pilota di formula 1.
Non resta che comunicarlo alla formichina.
Sembra difficile parlare di scarsa condivisione dei progetti di vita, secondo noi la condivisione c’era ed era ampia, consapevole, soppesata. Poi qualcosa è cambiato, è intervenuto un elemento di disturbo che ha stravolto gli equilibri della coppia. L’amante. Barbara sul posto di lavoro conosce un addetto antincendio dicono i giornali, non sappiamo se fosse proprio un vigile del fuoco o qualcosa di simile. Comunque una persona diversa da Alberto: uno avventuroso e l’altro sedentario, uno con un lavoro rischioso e l’altro più dozzinale, uno brillante e l’altro formichina operosa. Diventano amanti e probabilmente Barbara scopre esperienze che non viveva da un po’: il ristorantino romantico, l’alberghetto fuori mano, fiori, regalini, tenerezze, sms segreti da leggere e cancellare, il gusto pepato della storia clandestina, i rapporti rubati di nascosto come le succedeva da ragazzina. Riscopre entusiasmi sopiti accanto al nuovo amore, lei che ormai era abituata alla formichina operosa.
Barbara e il pompiere si innamorano, fanno progetti. Lascia tuo marito, andiamo a vivere insieme. Non resta che comunicarlo alla formichina, una volta toltasi questo peso Barbara è tranquilla, felice, addirittura gioiosa riferiscono le cronache. Nessuno può pretendere che fosse gioioso anche Alberto. Queste sono le nostre opinioni in redazione, senza avere la pretesa di spacciarle per certezze. Certezze che invece sembra avere la signora Somma, che vuole insegnare ai giornalisti a fare i giornalisti: “La parola femminicidio scompare, sostituita da “dramma“, “tragedia familiare”. Alberto Accastello viene definito in molte testate: “tranquillo operaio”, “lavoratore”, “padre e marito modello”, “lavorava moltissimo. Mai un’assenza, sempre presente”, un uomo che “aveva costruito una vita che giudicava perfetta”. Un uomo “mite” che aveva costruito con le sue mani “il patio per fare giocare i bambini” (quegli stessi su cui ha scaricato pallottole) e che “lavorava alla casa anche i fine settimana”. Alcuni tg che era un uomo “legatissimo alla famiglia” e che “non sopportava l’idea di perdere i due figli”. I lettori e le lettrici vengono orientati a pensare che la trasformazione di Alberto Accastello, da buon padre di famiglia a killer, sia opera di Barbara Gargano”.
Si attendono altri interventi spettinati.
Si, è proprio così signora Somma, la terribile trasformazione omicida di Alberto nasce esattamente dal comportamento di Barbara. Il che non è una legittimazione, nessuno sostiene che sia stato “giusto” uccidere ed uccidersi, ma è innegabile che il comportamento della moglie, non altro, abbia scatenato la follia omicida. Solo una ideologia tossica può insinuare che prima o poi avrebbe comunque ucciso Barbara inquantodonna, la mite formichina operosa si sarebbe trasformata obbligatoriamente in killer perché è scritto nel DNA maschile. In conclusione chissà se la signora Somma, è sicura, ma proprio sicura sicura di essere nel giusto? Si è mai chiesta perché lei scrive sul suo blog personale e quelli che lei accusa di non scrivere correttamente dirigono testate nazionali? La signora Somma rappresenta solo l’avanguardia di un certo pensiero inquinato da una ideologia ferocemente antimaschile. Dopo di lei si attendono con ansia gli interventi spettinati di anche di Michela, Valeria e Veronica. Come minimo.