La Fionda

Il “Signor Distruggere”, ovvero: come farsi delatore femminista

Del “Signor Distruggere” (al secolo Vincenzo Maisto) ci siamo occupati di striscio già in passato. Si tratta di un influencer divenuto famoso in passato per aver scovato la bizzarra (e angosciante) realtà delle “mamme pancine”, che ha sviscerato e perculato in lungo e in largo, con ottimi risultati, talora anche esilaranti, ma in breve venuti a noia a tutti. Dopo quello, il nulla. La fiammata di notorietà si è gradualmente attenuata e il personaggio non ha più trovato ganci efficaci per alimentare la propria celebrità, che piano piano ha cominciato a scendere a picco. Da quel momento ha pensato bene di allinearsi a qualche direttiva mainstream, di quelle che garantiscono l’applauso in cambio della servitù, prima fra tutte la narrazione femminista. Inizia così a prestare spesso e volentieri le sue osservazioni laconiche, caustiche e non di rado arroganti, a ogni questione che possa attirare il facile apprezzamento del gregge ammaestrato dall’Antiviolenza s.r.l. I risultati si vedono: i follower tornano a crescere, sebbene questo comporti per lui un’obbedienza cieca ai dettami del regime. Più di una volta è stato infatti redarguito per la scarsa prontezza nel manifestare la sua indignazione per questo o quel caso di “maschilità tossica“, vedendosi costretto a battere subito i tacchi e a dare soddisfazione alla sua platea.

Il problema, quando si è in questo tipo di trappola, è che si raccoglie un consenso drogato: come per certe sostanze, la dose deve aumentare sempre di più per ottenere gli effetti cercati. Ecco allora che il “Signor Distruggere” è costretto ad allargarsi, a esagerare con lo zelo, a mostrarsi più realista del re per ottenere l’applauso, il like, la condivisione e tutto quello di cui un influencer normalmente vive. Così però il pericolo di deragliare è dietro l’angolo e la tragica vicenda di Carignano ne ha dato la prova. Molti, specie sui social, hanno espresso la loro legittima chiave di lettura dell’accaduto. Semplici opinioni, manifestate per di più con pacatezza ed empatia, seppure in molti casi con la semplicità che si riscontra spesso nell’utente medio dei social network. Il “Signor Distruggere” allora che ti fa? Un bel collage di screenshot di alcuni commenti raccolti sotto la notizia della strage di Carignano (visibili nella foto qua sotto), cancellando i nomi degli autori. A leggerli tutti viene da pensare: embè, che c’è di strano? Non ci sono insulti o intemperanze (il che è già un miracolo), ma semplici e pacate espressioni di opinioni di uomini e donne, alcune per altro, per lo meno nel loro nucleo, anche condivisibili, specie quelle che fanno riferimento al “vecchio modo” di impostare le relazioni.

commenti facebook Carignano
Il collage di commenti postati dal “Signor Distruggere”

L’influencer delatore “duro e puro” che schiaccia Il Male.

Appare evidente che quanto accaduto alla coppia di Carignano accade ormai sistematicamente in moltissime coppie. Vale il concetto incontrovertibile per cui in passato le cose rotte si riparavano e si riutilizzavano, mentre oggi si buttano via, anche se non sono rotte ma solo perché è uscito un modello nuovo. Un atteggiamento che da molto tempo ormai si riflette palesemente anche nella gestione delle relazioni. Pensarla così o meno è un’opinione, si può essere d’accordo o no, si può intavolare magari un’interessante conversazione sociologica e culturale, utile a capire se ci sono modi per evitare drammi del genere. Quello che non si può fare è additare la libera opinione altrui come un’aberrazione inaccettabile a priori sulla base di qualche dogma ideologico. Ed è proprio questo che fa il “Signor Distruggere” con la berlina che tenta di attuare pubblicando i commenti. Il suo sottotesto è: la verità delle cose è che la causa della tragedia è l’innata maschilità tossica degli uomini, il possesso patriarcale. Chiunque neghi questa verità assoluta, anche solo ipotizzando scenari diversi, è una merda, un misogino, un fascista, e merita di essere appeso a testa in giù nel Piazzale Loreto virtuale dei social network. Lui, il “Signor Distruggere”, e le ovine che così lo applaudono in automatico, sono Il Bene, tutti gli altri sono Il Male dunque devono tacere e stare puniti.

Magari, però, il “Signor Distruggere” si fermasse lì, all’ingiustificata gogna mediatica! No, fa ben di peggio. A commento del suo collage scrive queste esatte parole: “Strage di Carignano. Marito uccide moglie, figlio di due anni, ferisce gravemente l’altra figlia, spara al cane e si suicida. Qualora i parenti delle vittime volessero denunciare gli autori di questi commenti possono scrivermi via email e fornirò nomi e cognomi”. Ma… denunciare di che? Per cosa? Per quale reato? Il “Signor Distruggere”, nella sua ansia di ottenere il plauso dell’audience, va decisamente oltre il seminato ed esibisce una disponibilità alla delazione che sa di fascio-stalinismo (come gli abbiamo scritto in un commento) e che denota, nella sua totale stupidità (perché nessuno di quei commenti prefigura alcun tipo di reato), la sua ansia di compiacere il gregge femminista del suo seguito, mostrandosi duro e puro nella sua meritoria attività di schiacciare Il Male. L’abbrivio lo acceca e non si rende conto, così, di essersi reso disponibile a fare lo spione per un reato che ancora non esiste, quello di opinione. In questo senso non stupirebbe scoprire che il “Signor Distruggere” è un appassionato sostenitore del DDL Zan che, se già fosse in vigore, con tutta probabilità renderebbe davvero possibile a qualche dissennato di denunciare quei commentatori, magari con il supporto attivo dell’influencer delatore.

facebook il signor distruggere
Il post del “Signor Distruggere”

Un gioco sporco e miserabile alimentato dai follower.

In questo scenario di umanità davvero misera, c’è però qualcosa che colpisce nel profondo, e sono gli oltre 7.000 commenti e le oltre 3.000 condivisioni, oltre a un numero impressionante di like. Persone che in qualche misura legittimano sia la gogna mediatica, sia l’impulso alla delazione, sia la sollecitazione a considerare reato l’opinione personale, sebbene tutte e tre le cose siano del tutto ingiustificate e infondate. Questo è uno dei tanti danni collaterali dei social network e di quelli che ci vivono sopra. Gente in grado davvero di influenzare il sentire di un grande numero di persone, instillando in essi istinti di odio verso l’altro e di rifiuto del confronto, oltre all’idea malsana che esistano idee giuste e idee sbagliate a prescindere. Questi fenomeni portano a casa il pane dettando legge nell’ambito delle opinioni, spessissimo mentendo o mistificando, inducendo a un approccio settario per ogni questione, polarizzando ed estremizzando le posizioni, così alimentando contrasti e conflitti. Si tratta di tristi furbacchioni che imperano dividendo la grande platea di persone prive degli strumenti per decodificare le loro manovrette manipolatorie. A costoro il femminismo d’accatto, tra le altre ideologie del mainstream, fornisce dogmi di riferimento e ricompense tangibili, mentre pervade tutto e inquina in modo forse irreversibile le capacità relazionali delle persone. Le quali, per prime, portano la responsabilità di lasciarsi irretire da questi imbonitori e agit-prop dell’era digitale che, alla fine, fanno solo il loro gioco. Sporco e miserabile, ma pur sempre legittimo finché trovano qualcuno che dà loro corda.



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