Si sa che mafia, camorra e ‘ndrangheta hanno le loro origini nelle aree del sud d’Italia. Questo però non autorizza a dire che tutti i meridionali sono mafiosi, camorristi o ‘ndranghetisti. Chi lo facesse, verrebbe giustamente insultato o additato come imbecille. Non solo: le carceri italiane traboccano di immigrati, è cosa nota. Questo non autorizza a dire che tutti gli immigrati sono dei criminali. Chi lo facesse, verrebbe giustamente insultato e additato come imbecille, pure un po’ razzista. Volendo prendere un luogo comune radicato nei secoli, è un fatto che gli ebrei abbiano una tradizione di prestatori di denaro a interesse. Questo però non autorizza a dire che tutti gli ebrei siano degli strozzini. Chi lo facesse, verrebbe giustamente insultato e additato come un imbecille antisemita. Statisticamente, poi, a sopprimere i figli sono soprattutto le madri. Questo non legittima a dire che tutte le madri sono delle infanticide o figlicide. Chi lo facesse, verrebbe giustamente insultato o additato come folle.
Sono solo quattro esempi e, a ben pensarci, se ne potrebbero tirare fuori a centinaia riguardanti le più svariate categorie umane, del presente o del passato. E in tutti i casi si arriverebbe alla stessa identica conclusione: riportare a intere comunità i difetti o i saltuari crimini o malefatte di singoli che appartengono a quelle comunità è una roba da imbecilli. Se ne è avuta prova, purtroppo tragica, nei giorni scorsi, quando in Francia un tunisino, islamico radicalizzato, ha trucidato tre persone. In molti sono accorsi per dire (o alludere) che tutti gli immigrati clandestini che arrivano in Italia sono o potrebbero esserle terroristi islamici. Una forzatura, una strumentalizzazione da imbecilli che, oltre al resto, semplifica fino all’idiozia un problema complessissimo come quello dell’immigrazione. Il meccanismo è stato giustamente denunciato da molti sostenitori dell’accoglienza indiscriminata. L’influencer Fabrizio Delprete, solo per citarne uno tra i tanti, ha twittato: “dire che tutti i migranti che arrivano in Italia sono terroristi perché il terrorista di Nizza sbarcò a Lampedusa, è come dire che siamo tutti mafiosi perché Al Capone aveva origini italiane”. Sacrosanto: una cosa da imbecilli. Che poi Delprete appioppa allegramente alla categoria dei “sovranisti”, perché ormai il dibattito pubblico è soltanto un contrapporsi di diverse e opposte strumentalizzazioni, ma non è questo aspetto che ci interessa.
Ci interessa piuttosto che siamo tutti d’accordo, compresi gli influencer più progressisti, sul fatto che derivare un giudizio negativo su un gruppo di persone prendendo a pretesto la devianza di alcuni che a quel gruppo appartengono è una bestialità. Tuttavia all’interno della narrazione comune c’è un’eccezione a questa convinzione comune. La regola, infatti, non vale più se si parla di uomini. Curioso privilegio… Se si provasse a chiedere a Delprete (o a Tosa, o alla Lucarelli, o a qualunque giornalista o politico, o a qualunque persona presa per strada) da cosa hanno origine i fatti di cronaca relativi alla violenza sulle donne, la risposta sarebbe pressoché unanime: “gli uomini sono così, violenti di natura”. I più irreggimentati risponderebbero: “colpa della maschilità tossica“, che è quella formula in cui si sintetizza tutto il racconto diffuso che riguarda gli uomini, la loro colpevolezza di oggi e di ieri fino alla preistoria. Da dove deriva questa convinzione che fa di noi portatori di testosterone un’eccezione alla regola logica che vale per tutti gli altri casi? Ma soprattutto, quell’eccezione ha ragione di essere? L’origine è facile da individuare: c’è un’organizzazione ormai quasi militare nel bombardare l’opinione pubblica in questo senso (ne abbiamo portato un esempio di recente). Essa è talmente pervasiva da indurre a convinzioni ferree anche in chi non ha idee definite sull’argomento, secondo il meccanismo della “pressione ambientale”, molto ben spiegato da questo video.
Ecco allora che i crimini di pochi devianti diventano per tutti manifestazione del carattere innato e connaturato alla maschilità. Diversamente da ogni altra categoria, per cui quel meccanismo estensivo è sintomo di imbecillità, se si tratta della metà maschile dell’umanità si fa un’eccezione e quel meccanismo diventa non solo accettabile ma quasi scontato. Così nell’idea comune si ha una manciata, per di più sparuta, di colpevoli che rende tutti colpevoli. Ma questa eccezione ha un fondamento? No, nemmeno un po’. Se non bastassero la logica e i fatti (e oggi purtroppo non bastano più), a dimostrarlo ci sono saggi documentatissimi, oltre a blog, forum, siti che portano prove e argomenti che valorizzano la maschilità e di contro demistificano il concetto infondato di “maschilità tossica”. Noi de “La Fionda” abbiamo ritenuto di dare un contributo aggiuntivo con quello che potrebbe essere definito un “video flash mob”. Non potendo, per ragioni geografiche e di restrizioni sanitarie incontrarci tutti in una piazza, abbiamo ritenuto di riunirci virtualmente tutti, single, coppie, eterosessuali e non, uomini e donne, per esprimere un concetto solo e molto semplice: la maschilità tossica non esiste. È una mistificazione tale e quale al dire che tutti i meridionali sono mafiosi, tutti gli immigrati sono criminali, tutti gli ebrei sono strozzini, tutte le madri sono infanticide, tutti quelli che sbarcano in Italia sono terroristi islamici e così via. Quella della “maschilità tossica” è una mistificazione inventata e imposta dal femminismo, dalla cui diffusione le sue centrali operative e le sue clientele traggono grandi profitti e grande potere. Ebbene, eccoci qua tutti (in realtà una selezione tra i più di cento video che ci sono arrivati), a rappresentarvi la verità dei fatti. Una verità che ognuno afferma a suo modo, chi semplice e serio, chi creativo o buffo, ma il significato resta uno. La maschilità tossica non esiste. È ora di finirla con questa panzana. Uomini e donne insieme lo esigono. Con il sorriso. Per ora.