A chi serve il DDL Zan-Scalfarotto-Boldrini contro “l’omobitransfobia”? Di certo non a me. Primo, perché io non permetto agli altri di traumatizzarmi. Se uno stronzo per offendermi mi dà del “frocio”, di certo non mi rinchiudo una settimana a piangere con la testa sotto il cuscino: reagisco con un’alzata di spalle e gli dico pure “sì, embè? Io esisto e ti do fastidio, stacci”. Lo stronzo in questione è sempre più isolato e in qualsiasi punto del progredito Occidente il mio orientamento sessuale è ormai un fatto che rientra pienamente nella normalità delle cose, anche negli ambienti più conservatori. Secondo, perché le possibilità che io subisca un pestaggio omofobo sono vicine allo zero. Io di postacci (battuage, saune, dark room) ne ho frequentati, ma siccome non vivo sulla luna evito di passare in certi posti a certi orari strani, ho appresso lo spray al peperoncino e ho imparato, se è il caso, a dare qualche cazzotto e scappare, quantomeno per non essere una preda facile. Come farei anche se fossi etero. Terzo, perché nell’eventualità che malgrado la mia prudenza accada il peggio, in un frangente simile con la legge contro l’omobitransfobia mi ci pulisco il culo, con rispetto parlando. Cosa dico, a uno o più eventuali aggressori, magari pure armati? “Gentili signori energumeni, li informo che non è loro consentito aggredirmi imperocché adesso finalmente vi è una legge contro l’omobitransfobia”?
Non è un problema di legge. La legge può, a posteriori, punire il male: non lo può cancellare. Sebbene sanzionata dalle leggi da tempi più o meno antichi, la violenza esiste perché viviamo in un mondo di esseri umani, e come essi imperfetto. Si può combattere, come l’omofobia e il razzismo, con la forza della persuasione: far credere che la violenza si possa cancellare per decreto è da cretini o in malafede. O più spesso entrambi. Quanto al punire, la legge già lo fa. Qualsiasi aggressione, fisica o verbale, contro chiunque, è reato. Ma poi è davvero così emergenziale tutta questa omofobia? Le aggressioni omofobe erano praticamente scomparse dalle cronache, adesso improvvisamente rispuntano come funghi, e tutte con una stessa caratteristica comune: quella di essere inverificabili. Sono tutte fondate su testimonianze di persone che raccontano di essere state aggredite con insulti omofobi (grandi chiacchieroni, questi omofobi). Visto che di certo gli aggressori non si presenteranno a raccontare la loro versione dei fatti (ne avessero mai catturato o anche solo identificato uno), chi la racconta può ricamarci come gli pare senza tema di smentita. Per quanto ne sappiamo, quello che viene raccontato come un pestaggio omofobo può essere stato benissimo una banale lite per un parcheggio senza nessuna caratteristica omofoba. Aggiungere un’aggravante, come fa il DDL Zan, serve a una mazza: se qualcuno mi pesta dandomi contestualmente del frocio, visto che tanto “non” lo prenderanno, anziché “non” dargli cinque anni “non” gliene daranno sette. Ammazza che soddisfazione. Sto affermando che sono tutte balle? No. Anzi, qualcuna per la verità sì, ma vabbè. Ma come si fa a dare per scontato il contrario, ovvero che siano oro colato?
Una legge utile a troppa gente. Ma sicuramente non agli omosessuali.
E vabbè, dice, questa legge al massimo sarà inutile, ma male non fa: perché opporsi? Perché di male il DDL Zan ne fa, e pure molto. Oltre a riempire ulteriormente le carceri allungando le pene dei detenuti, quando semmai bisognerebbe svuotarle depenalizzando reati ridicoli, la cosa più grave è che introduce dei concetti come “atti di odio”, “discriminazione” e “omobitransfobia” lasciandoli nel vago. È una legge nefasta, che introduce un reato di opinione dai contorni vaghi e potenzialmente amplissimi (basta creare un precedente giuridico ed è fatta) col quale tenere sotto scacco qualsiasi opinione che non piaccia alle lobby GLBT e femministe. Cosa è “omobitransfobico”? Una semplice affermazione (opinabile ma legittima) come “sono contrario al matrimonio gay” è “omobitransfobica”? Una presa di posizione pubblica contro le lobby GLBT è “omobitransfobica”? Questo articolo è “omobitransfobico”? Chi lo decide? Non si sa. E che sia fatto apposta lo dimostra la rincorsa di Laura Boldrini a saltare sulla carretta in corsa, aggiungendo, ancora ansante per la rincorsa, il reato di “misoginia”. Chi cazzo decide cosa è “misogino”? Lo decide lei? Qualche blogger sgallettata? Qualche associazione femminista (e GLBT) sempre affamata di soldi che, poco ma sicuro, si costituirà immancabilmente parte civile?
E non sperate di usare il DDL Zan contro di loro: poco ma sicuro che, sebbene la norma venga spacciata come asessuata, non sarà vietato pubblicare libracci misandrici, non sarà vietato crocifiggere quotidianamente il “maschio bianco eterosessuale”, non sarà sicuramente vietata nessuna delle innumerevoli e addirittura incoraggiate generalizzazioni che femministe e GLBT si permettono su qualsiasi cosa che sia altro da loro. Questa malefica legge non fermerà nessuna “emergenza” omofoba, e ad averne vantaggio saranno un pugno di persone, ovvero Zan, Scalfarotto e Boldrini, che passeranno all’incasso di questa cambiale elettorale a loro esclusivo beneficio, intestandosi questa merce di scambio per la rielezione, spacciandosi per paladini delle “minoranze”. Quando semmai a non avere vita facile sono le minoranze all’interno delle minoranze, coloro che dall’interno esprimono posizioni critiche contro femminismo e GLBTQismo, sempre più emarginati, diffamati, umiliati sulla stampa e sul web, costretti a scrivere sotto falso nome, senza che nessuno intervenga a salvarli dall’odio online. E adesso anche silenziati per legge. Non illudiamoci di poterla fermare, questa legge passerà: è troppo utile a troppa gente. Ma certamente non a quelli che dice di tutelare. Certamente non a me.