Com’è noto a tutti, esiste in Parlamento una “Commissione sul femminicidio”, attualmente presieduta dalla senatrice Valeria Valente. Da diverso tempo essa si è assunta il compito di analizzare un certo numero di sentenze, 572 per la precisione, che rappresenterebbero errori giudiziari nell’ambito dell’affidamento dei minori contesi successivamente a separazione, divorzio o cessazione di una convivenza. I giudici, questo è l’assunto, non avrebbero in quei casi tenuto conto di un contesto di violenza da parte dell’ex marito e padre dei figli, affidando a lui la prole, non di rado accampando la ragione di inesistenti condotte alienanti da parte della madre. La preoccupazione, in altre parole, è che per quei 572 casi la persona che ha denunciato non sia stata creduta, costringendo i figli, in nome della bigenitorialità, a frequentare un genitore violento. Una fattispecie che si ipotizza come frequentissima.
Secondo cento importanti studiosi in ambito psico-forense questo approccio ha finalità non appropriate. Sembra voler fare la guerra al concetto di alienazione parentale, dimostrare che gli uomini violenti vengono “premiati” dal sistema, ma soprattutto imporre che ci siano periti e magistrati “specializzati” a occuparsi di queste casistiche. Tra le righe, ma nemmeno troppo, secondo i cento studiosi, si tende a legittimare la distribuzione nei tribunali di giudici e periti più propensi a favorire le donne nelle casistiche separative con minori contesi. Eppure c’è un equivoco di fondo, ossia l’idea che ogni denuncia sarebbe sempre genuinamente veritiera. Da ciò ne discenderebbe quella violenza istituzionale che impedirebbe alle 572 madri di difendere la prole dal genitore violento. Il presupposto appare ardito, tanto da sembrare più una lettura ideologica che giuridica, considerando il fatto che le decisioni prese nei 572 casi sono scaturite da più gradi di giudizio, corroborati da diverse relazioni di ausiliari dei giudici.
Nasce la “Commissione ombra”.
Non sfugge che, nell’iniziativa della “Commissione femminicidio” manchino alcuni soggetti: i 572 casi corrispondono infatti ad altrettanti padri cui è stata affidata la prole o a cui è stato riconosciuto il dovere di operare attivamente affinché i loro figli abbiano un padre. Il loro punto di vista sembra non interessare troppo e c’è il rischio concreto che costoro possano vivere il calvario di Giuseppe Apadula, ex compagno di Laura Massaro, dichiarato marito e padre violento a mass-media unificati, sebbene ogni accusa a suo carico sia sempre finita in archiviazione. E che allo stress della battaglia per garantire al proprio figlio la presenza di un padre, da tempo ha aggiunto quello di dover dare la caccia ai media che lo definiscono “violento”, chiedendo ogni volta rettifica e depositando una querela quando non viene concessa. Ed è proprio l’esempio di Giuseppe che sembra aver dato l’avvio a qualcosa di importante.
Nel leggere le sue vicende, ma non solo, alcuni di quei 572 padri sono stati spinti a inviarci email e messaggi. Ci hanno raccontato il loro lato della storia, ci hanno mostrato tutta la documentazione relativa per permetterci di conoscere a fondo sia il vissuto sia il procedimento che a un certo punto vi si è inserito. Ciò che abbiamo visto in quelle carte è davvero significativo: non anticipiamo nulla perché, dopo la loro lettura, la situazione è apparsa talmente importante che si è deciso di non limitarci a raccontare le loro storie, a dar voce “all’altra campana”, come facciamo di solito. Quello semmai lo si farà dopo. Abbiamo piuttosto ritenuto più utile attuare una verifica puramente tecnica, pur senza entrare nel merito delle decisioni prese dai tribunali. Nasce così quella che potrebbe essere definita come la “Commissione ombra”, un gruppo di tecnici disponibili a studiare nei dettagli la documentazione spontaneamente messa a disposizione da chi ce l’ha inviata o vorrà inviarcela in futuro.
Un invito ai padri.
Quattro saranno i componenti della “Commissione ombra”, che presteranno la propria opera del tutto gratuitamente: il Dr. Francesco Morcavallo, ex Giudice presso il Tribunale dei Minori di Bologna e ora avvocato; Fabio Nestola, direttore del Centro Studi Applicati, autore di saggi ed esperto in materia di separazioni e affidi (oltre che autore in queste pagine); la Dr.ssa Paola Tomarelli, ex Pubblico Ministero e ora avvocato; la Dr.ssa Loretta Ubaldi, psicologa, criminologa e pedagogista. Costoro sono disponibili a ricevere ed esaminare tutte le carte rilevanti da parte dei padri coinvolti nei 572 casi finiti sotto la lente della “Commissione femminicidio”. L’obiettivo è esclusivamente statistico. Verranno rilevate le denunce presentate e l’esito che hanno avuto. Verranno rilevate le denunce presentate a carico di tutti i soggetti che hanno avuto un ruolo nelle vicende, più le valutazioni di giudici, consulenti, assistenti sociali, e l’esito che hanno avuto. Verranno rilevate le misure accessorie stabilite dai tribunali: percorsi di sostegno ai soggetti adulti e/o minori, i provvedimenti presi e chi, eventualmente, si sia rifiutato di eseguirli. Il tutto allo scopo di avere un quadro oggettivo delle eventuali manovre ostili costruite da un genitore ai danni dell’altro e/o ai danni del sistema giudiziario.
Da qui dunque l’invito ai padri coinvolti in uno di quei 572 casi a contattarci, se lo desiderano. Sul loro caso singolo e complessivamente su tutti i casi presi in esame la “Commissione ombra” prende impegno, con i tempi dovuti, a rilasciare una relazione tecnica e pubblica, in modo da contribuire fattivamente a un dibattito che altrimenti rischia di deragliare eccessivamente su campi più ideologici che giuridici o di altro genere rilevante per la vita dei minori. La “Commissione ombra” agirà in piena autonomia e trasparenza e noi de “La fionda” ci limiteremo a dar conto della sua attività e dei suoi eventuali comunicati. Alla luce di tutto ciò, non resta che ribadire l’invito a tutti i lettori: cercate e individuate i 572 padri, fate in modo che la notizia dell’opportunità della “Commissione ombra” li raggiunga e se ne giovino al più presto segnalandoci il loro caso via email (lafionda.info@gmail.com). Perché gli elementi per comprendere una realtà complessa non sono mai troppi.