di Giorgio Russo. Chi ha conversato con noi in luglio o agosto sa che l’avevamo previsto: in autunno si scatenerà una vera e propria guerra, dicevamo. Intendevamo con ciò una guerra di comunicazione, propaganda, attività politico-amministrative finalizzate a spingere al massimo possibile la narrazione femminista in tutte le sue sfaccettature. Avevamo previsto che, dalle polemiche mediatiche spicciole a quelle più rilevanti, passando per una mobilitazione dell’industria dell’antiviolenza con le sue propaggini politico-istituzionali, al rientro dalle ferie quel mostro repellente che declama a gran voce da anni la grande menzogna del femminismo avrebbe messo in atto un’offensiva a tutto campo. Così sta accadendo. Non ve ne siete accorti? È piuttosto normale: il conflitto ha luogo essenzialmente nella sfera mediatico-digitale, quel luogo della sorveglianza collettiva, come l’ha efficacemente definita la grande studiosa Shoshanna Zuboff. In quella sfera, ogni input (una notizia, un commento, un punto di vista) arriva, s’installa rapidamente come un software nella coscienza collettiva, per poi consumarsi come un cerino e svanire nel nulla, sostituito dal successivo. Un processo che intasa il nostro personale registro di sistema di contenuti che condizionano la nostra coscienza, ma di cui non saremmo in grado di individuare l’origine, proprio per il loro carattere iper-transitorio ed evanescente.
I social network, insieme ai media mainstream, sono cruciali in questo processo, che apre le porte a un consenso diffuso verso l’imposizione di decisioni cogenti per tutti: leggi, disposizioni, orientamenti delle amministrazioni, e così via. La guerra sta avendo luogo in quella sfera. Pochi se ne accorgono e questo rende doveroso per noi svelarla, affinché il maggior numero di persone possibile ne sia cosciente. E parliamo di persone che vivono all’interno della bolla mediatico-digitale sentendo dentro un disagio persistente, un fastidio inspiegabile, una dissonanza cognitiva di cui, per le ragioni dette poco sopra, non si riesce a individuare l’origine. Ebbene, basta un minimo di spirito di osservazione e un po’ di impegno archivistico per capire cosa sta accadendo. E allora ecco, nudo e crudo, l’elenco delle notizie e delle relative polemiche scoppiate negli ultimi 15 giorni che abbiano come tema portante le relazioni uomo-donna, dove sistematicamente il primo è colpevole-malvagio e la seconda è vittima-buona:
- Polemica sull’Enciclica di Papa Francesco, accusata di sessismo (qui);
- Polemica su Alessando Sallusti che dà del tu a Concita De Gregorio, con relativa accusa di sessismo (qui);
- Polemica su Mauro Corona che dà della “gallina” a Bianca Berlinguer, con relativa accusa di sessismo (qui);
- Polemica per lo spot di un pub in Sardegna, accusato di oggettificazione della donna (qui);
- Polemica per alcuni manifesti nelle stazioni ferroviarie, accusati di sminuire le donne (qui);
- Polemica tra il rapper Emis Killa e Margherita Vicario sulla misoginia nel rap (qui);
- Fake news di Repubblica sulle gonne corte e gli sguardi dei professori (qui);
- Fake news de Il Riformista sui figli che denunciano sempre di più i padri (qui);
- Fake news de L’Espresso sul numero di padri che uccidono i figli (qui);
- Polemica sul cartello di un bar dove si dice che i drink verranno offerti alle donne che mostrano il seno (qui);
- Polemica per un discorso maschilista fatto nel programma “Temptation Island” (qui);
- Polemica per la riduzione di pena concessa a un uomo violento in quanto esasperato dalla moglie (qui);
- Polemica di Emma Marrone a X Factor contro il maschilismo (qui);
- Polemica per una manifestazione dedicata alle mamme, giudicata “medievale” (qui);
- Polemica sul memorandum di cento esperti relativo all’alienazione parentale (qui);
- Polemica su un banner (sacrosanto) del Comune di Ferrara relativo ai casi di stupro (qui);
- Articolo sul Corriere della Sera di condanna del maschilismo (qui)
- Richiesta di abolizione della legge 54/2006 su separazioni e affidi (qui);
- Notizia di abusi sessuali da parte di una donna subito negati in un articolo affiancato (qui);
- Polemica dell’influencer Roberta Bruzzone sul sessismo dei giocattoli (qui);
- “Le Iene” sostengono che durante il lockdown i “femminicidi” sono triplicati (!!!) (qui);
- Un lunare articolo de “Il Tempo” su femminicidi e stalking (qui).
I promotori della grande menzogna hanno dato l’avvio alla guerra.
Abbiamo in sostanza la media di più di un input ideologicamente orientato al giorno negli ultimi 15 giorni. Siluri indirizzati a 360 gradi, sia a un’audience giovane-giovanissima (X Factor, Emis Killa, Temptation Island), sia a una più adulta, sia essa di estrazione ordinaria o colta. La copertura è totale e il bombardamento è ossessivo, a tappeto, disorientante, non lascia respiro, come accade sempre in una guerra. Il fatto è che ogni singola notizia o è falsa (e molte fake news tra quelle citate le abbiamo svelate su queste pagine) o ne viene data una lettura parziale e settaria. In particolare, nel 90% dei casi si tratta di casi interpretati con una chiave di lettura forzata e senza fondamento, nel 5% sono vere e proprie fake news, e nell’altro 5% sono casi probabilmente preparati a monte e a tavolino. Le asserzioni maschiliste a Temptation Island, per esempio, erano palesemente nel copione della produzione, per creare scandalo e attirare audience; o le fake news de L’Espresso sui padri che uccidono, del Riformista sui figli che denunciano i padri, del Corriere sul maschilismo, de “Il Tempo” su femminicidi e stalking, e delle Iene sui femminicidi, sono robaccia probabilmente commissionata nei dintorni della “Commissione femminicidio”. Non articoli o contributi all’informazione, ma proiettili sparati da killer prezzolati che obbediscono all’ordine di mettere nel mirino gli uomini e i padri. Ma non solo.
Il bombardamento ossessivo che abbiamo svelato qui sopra (e chissà quante altre notizie ci sono sfuggite…), ha l’obiettivo globale di installare nella coscienza collettiva l’idea che il nostro sia un paese dove maschilismo e sciovinismo sono profondamente radicati. Cioè fenomeni da eradicare a forza, con leggi, disposizioni, orientamenti amminsitrativi. Ed è proprio nel profluvio di input di questo tipo che sta l’origine del malessere del consumatore medio di informazione. L’offensiva organizzata e pianificata che si sta mettendo in atto genera un overload, un sovraccarico, una saturazione. L’utente medio, così ossessivamente bombardato di notizie della stessa natura, sente il proprio registro di sistema traboccare ed è quella saturazione a generare disagio. Troppa, davvero troppa roba tutta uguale, un parossismo ossessionante e soffocante che alla fine fa pensare a un numero crescente di persone: “qualcosa non torna”. Il troppo stroppia. E genera dubbi, perplessità, scetticismo, con una connessa voglia di vederci chiaro. I promotori della grande menzogna, coloro che hanno dato l’avvio alla guerra, sentono sulla pelle questo atteggiamento sempre più critico dell’opinione pubblica e non sanno rispondere in altro modo se non aumentando la dose di oppressione informativa. Sarebbe saggio da parte loro contenere l’alluvione, lasciare che il pubblico digerisca il gigantesco bolo di mistificazioni che gli hanno ficcato in gola, per poi riprendere il ritmo forsennato di prima, ma non ce la fanno, non hanno il coraggio di smettere. Per una ragione ben precisa.
Qui è dove noi combatteremo. Qui è dove loro saranno sconfitte.
Non è solo il malessere generato dalla saturazione a indurre sempre più persone a porsi domande e a nutrire dubbi e scetticismo. Ad alimentare questa sfera critica ci sono spazi sempre più consolidati di debunking e contro-informazione (questo stesso sito, ma anche i tanti altri blog, forum e pagine social), che non mancano di far sentire con sempre maggiore prontezza ed efficacia un controcanto molto più convincente e reale, supportato com’è da prove lampanti e fatti incontestabili. Quanto accaduto con le due grosse fake news de La Repubblica sulle gonne corte a scuola e de L’Espresso sui padri figlicidi ne sono la dimostrazione più evidente. Fino a poco tempo fa chi si sentiva soffocare si guardava in giro e non trovava nulla, dunque soffocava e basta, cioè accettava passivamente la versione monolitica che gli veniva imposta. Oggi gli basta qualche click su internet per imbattersi in pagine che resistono da anni, nonostante le cannonate ricevute, dense di contenuti alternativi e molto più credibili della fuffa che gli viene spacciata da tempo immemore. Nonostante l’oppressione, insomma, circolano diversi antidoti alla saturazione ed è in crescita il numero di persone che li assumono. Questo manda letteralmente in tilt il sistema femminista che ha prosperato fino ad oggi. Non sanno che pesci prendere rispetto a un terreno che diventa sempre più instabile sotto i loro piedi. Sanno soltanto reagire incrementando il livello dello scontro. Anche perché sono coscienti che a un loro anche lieve arretramento ci sarà chi è pronto ad occupare subito gli spazi con una verità molto più solida.
Ed è così che si arriva alla guerra di oggi. Loro, la menzogna, l’interesse economico e il potere, contro di noi, piccoli ma agguerriti cittadini che vogliono vederci chiaro e che cercano e trovano strumenti per denudare chi si è autoproclamato sovrano. Giganti potentissimi, loro; insignificanti ma motivati noi. Non è un caso che gli si è lasciata da assediare, come da loro programma, una città improvvisamente svuotata (il precedente blog a gestione pressoché individuale “Stalker sarai tu“) e ci si è armati di una “fionda” gestita da un ampio gruppo di persone. Una mossa che le ha spiazzate e fatte infuriare, inducendole ad anticipare e intensificare l’offensiva, con una polarizzazione sempre più feroce delle posizioni. I media dal canto loro di tanto in tanto testano la consistenza del fronte ragionevole, come quando pubblicano notizie come questa, a commentare le quali corrono subito, con ferocia disumana, le aderenti alla polarità della bugia più folle, determinate a far capire alla redazione di turno che non deve azzardarsi più a raccontare la verità delle cose. Diversamente dal solito, però, i loro strepiti di massa non restano più un assolo. Sono sempre di più gli uomini e le donne che gli si pongono di fronte a gridare all’unisono il proprio desiderio di verità, concordia e normalità. Ecco dunque qual è la guerra in atto, ora nelle sue fasi iniziali ma già asprissime. Dal lato nostro è l’occasione per fissare una linea di demarcazione tra chi ha troppa paura o troppe remore per ingaggiare l’avversario (e dunque si tolga di mezzo, ché non servono zavorre ora) e chi invece fa del coraggio, dell’orgoglio e della consapevolezza dei propri valori il proiettile con cui caricare la fionda puntata sul gigante. Questo è dunque un appello rivolto a tutti. Siamo in guerra, era annunciata e ora la vedete. Deve diventare chiaro, più di quanto non sia ora, che da questo lato c’è un fronte compatto, che risponde colpo su colpo. Non abbiate paura: replicate sempre alle bugie, inseguiteli se scappano e schiacciateli con dati e fatti, esigete il vostro legittimo spazio pubblico, sbugiardate la menzogna senza remore, ridete sulle loro etichette. Qui è dove noi combatteremo. Qui è dove loro saranno sconfitte.