di Redazione.
di Redazione. La vicenda di Andrea (nome di fantasia, come tutti quelli che seguiranno) ha inizio nell’estate del 2017 quando, dopo quasi 6 anni di separazione, riesce per la prima volta a far tornare i suoi figli, trasferitisi in Veneto con la madre collocataria, in vacanza in Sardegna, dove lui stesso vive. Entrambi i bambini, Nino e Teo, gli raccontano che la notte vengono chiusi a chiave in camera dalla loro madre, che poi riapre soltanto la mattina, in tempo per fare colazione prima di andare a scuola. A volte la colazione gliela porta il nuovo compagno della madre, il quale pare sia presente ogni volta che i ragazzi vengono chiusi in camera. Durante la notte, confessano Nino e Teo, quando i bisogni sono impellenti, spesso non riescono a svegliare la mamma bussando alla porta e allora sono costretti ad urinare dal balcone oppure a farsela addosso.
La confessione è una liberazione per i due piccoli e un innesco per Andrea, che dà inizio a una battaglia per tenerli con sé, visto che loro stessi dichiarano di non voler più rientrare a casa con la madre. Andrea attiva allora i servizi sociali della città dove vive. Non essendo stati incaricati dal tribunale, questi fanno quanto in loro potere ma alla fine Andrea deve riportare i minori dalla madre. In quell’occasione lei lo querela per sequestro di minore, una denuncia che finirà poi con un nulla di fatto, così come quella per maltrattamenti che nel frattempo Andrea aveva depositato contro l’ex moglie. Il livello dello scontro si alza in breve, ma il conflitto vero e proprio esplode qualche mese dopo, tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, quando, durante una delle sue visite ai bambini, Andrea guarda nel telefonino di Teo, che allora aveva 10 anni, e vi scova questa foto.
Ad Andrea non viene detto nulla.
Non è esattamente l’immagine che ci si attende di trovare nel cellulare di un ragazzino di dieci anni. Ma soprattutto Andrea è inorridito nello scoprire che a mandarla a Teo è stato il nuovo compagno della sua ex moglie. Colmo di preoccupazione, segnala il fatto a entrambi i servizi incaricati di seguire la situazione, quello sardo e quello veneto, ma nessuno gli dà risposta. Non una parola, una valutazione, e nessuno ritiene di dover intraprendere un’indagine o un percorso di verifica e tutela dei due bambini. Andrea deposita tutto al tribunale competente, con la richiesta di allontanamento dell’uomo dalla vita dei suoi figli, ma non riceve risposta alcuna. Angosciato, va a parlare direttamente con i servizi sociali responsabili dell’area in Veneto dove vivono Nino e Teo. Vuole sapere cosa si è fatto a tutela dei suoi figli. Soprattutto vuole sapere perché non si è fatto nulla. I due che lo accolgono, un uomo e una donna, lo lasciano di stucco. In sostanza lo esortano a non impicciarsi della vita del nuovo compagno dell’ex moglie. Come se fosse quello il suo interesse e non la tutela dei due bambini. Durante la discussione, che Andrea registra con il cellulare, la discussione si fa ambigua (segue un estratto dalla registrazione):
Il messaggio, anche se implicito, è piuttosto chiaro: se Andrea avesse insistito nelle sue richieste di intervento, i servizi sociali avrebbero scavato nella vita della sua attuale compagna per cercare qualcosa di compromettente che gli avrebbe impedito di vedere i suoi figli. Quasi a cercare un bilanciamento, insomma, della situazione impropria generata dal comportamento del nuovo compagno dell’ex moglie. Più che un interessamento o una mediazione da parte dei Servizi Sociali, pare una minaccia o un ricatto, per evitare di affrontare la questione della foto, con tutto ciò che vi può essere connesso, ma anche gli ostacoli frapposti dalla madre dei bambini alla frequentazione col padre. Andrea non ci sta e deposita una denuncia contro entrambi i servizi sociali, sia quelli sardi che quelli veneti. La buona notizia è che entrambe le denunce sono andate a buon fine, in entrambi i casi c’è un rinvio a giudizio. Ma l’angoscia non termina: l’ultimo contatto avuto con l’ex moglie è una fattura da pagare che gli ha fatto pervenire, relativa a una visita medica strumentale ai testicoli di Nino. Perché quell’esame? Cosa ha il bambino? Chi ha autorizzato la visita? Ad Andrea non viene detto nulla, deve pagare e basta, con tutti i suoi dubbi, relativi alla salute dei suoi figli e soprattutto sull’adeguatezza dell’uomo con cui ora stanno vivendo.