di Redazione. Viene piuttosto naturale, quando si vive una situazione di disagio, pensare che quel disagio sia esclusivo. Così molti pensano che la drammatica e grottesca situazione di predominio femminista e del conseguente odio dilagante verso gli uomini sia questione soltanto italiana. Sbagliato. Ci sono paesi che stanno decisamente peggio. La Spagna, ad esempio, dove però uno straordinario movimento di resistenza si sta formando e sta prendendo piede anche in politica. I paesi scandinavi, gli USA e il Canada sono messi molto peggio di noi. E così, anche se si sottolinea poco, i “cugini” d’oltralpe. Si è parlato qualche giorno fa dell’iniziativa francese di eliminare i campetti da calcio dalle scuole perché oppressivi delle femminucce. Ebbene, quella è solo la punta dell’iceberg, sotto la Tour Eiffel.
Provate a immaginare che una vostra sottoposta nell’ente pubblico dove lavorate pubblichi un libercolo che, con la scusa della satira, esprima in modo aperto il proprio odio verso gli uomini. Un’odio viscerale, asprissimo, degno della più convinta femminista. Per intenderci, cose tipo: “vedo nella misandria, nell’odio per gli uomini, una via d’uscita. Detestare gli uomini, in quanto gruppo sociale e spesso anche in quanto individui, mi dà molta gioia”. Ha-ha, che ridere proprio… È abbastanza chiaro che la satira è una scusa per coprire un’iniziativa di vero e proprio hate speech, un po’ come quello che fece la Finocchiaro in televisione da noi poco tempo fa. Ebbene, immaginate di intervenire protestando con la casa editrice, che la cosa diventi pubblica e che tutto finisca con un vostro superiore che vi redarguisce per la vostra iniziativa. Come a dire: è consentito alle donne fare, tra il serio e il faceto, pubblici discorsi d’odio verso gli uomini.
La responsabilità dei media e dei giornalisti non andrà dimenticata.
Assurdo? No, è accaduto davvero. L’autrice del libercolo, intitolato “Io gli uomini li odio”, è tale Pauline Harmange; il superiore che la redarguisce si chiama Ralph Zurmély e il tutto avviene nel corrispondente del nostro Dipartimento delle Pari Opportunità. A redarguire lo zelante e forse troppo sensibile Zurmély è Elisabeth Moreno, Segretaria di Stato alla Parità del governo francese, nientemeno. Si giustifica la Harmanage dicendo che è pure sposata e ama suo marito (provate a dire la stessa cosa a parti invertite quando vi danno del “misogino”, stranamente l’argomento perderà di valore) e gongolando per la pubblicità insperata: “comprate il mio libro, adoro il denaro, specie quello degli uomini”, afferma tra sorrisetti accondiscendenti che sdoganano e istituzionalizzano un reale disprezzo di genere. Ben intesi, non è niente di sorprendente. La Harmanage non è niente di più e niente di meno di una tipica femminista: zero interesse per la parità e tanto tanto tanto odio verso il genere maschile, con il connesso interesse a distruggerlo.
Il problema insomma non è lei o quelle come lei, che abbondano pure sul suolo italico. Si tratta di una nemica del genere umano, e non ne fa mistero. Il vero problema sono i danni fatti da soggetti come Stefano Montefiori, l’articolista del Corriere che ne dà notizia, commentando che l’intervento del funzionario Zurmély “più che denunciare una minaccia reale sembra esprimere un notevole nervosismo di fronte al rinnovato vigore della battaglia per la parità dei diritti tra uomo e donna“. Così l’imbrattacarte del massimo quotidiano italiano, dopo aver tentato di giocare sull’ambiguità satira-discorso serio, dà il suo contributo a che si confondano i piani della parità, sacrosanta, e dell’odio e annientamento dell’uomo, che tanto sacrosanti non sono. Alla fine dell’articolo si ha la sensazione che il funzionario che ha protestato sia un rompiballe un po’ sfigato, ma soprattutto che la battaglia per la parità e l’odio verso gli uomini siano una cosa sola, fusi e indistinguibili dentro quella cloaca maleodorante che si chiama femminismo. La responsabilità dei media e dei giornalisti non andrà dimenticata quando finalmente si tireranno le somme.