Le femministe non credono nella nozione di “verità oggettiva”. Piuttosto, l’ideologia femminista sostiene che il modo in cui la verità viene definita e diffusa sia uno stratagemma progettato per sostenere il cosiddetto “patriarcato”. La femminista Judith Butler una volta affermò, ad esempio, che la questione di cosa costituisca la “verità” del genere non può essere risolta senza fare riferimento alle relazioni di potere che producono e sostengono certe verità rispetto ad altre. Di conseguenza, le femministe si sentono libere di inventare la propria versione della verità, che spesso ha poca attinenza con i fatti scientificamente accertati. Un buon esempio è il modo in cui le femministe negano o distorcono il problema dell’alienazione parentale.
L’alienazione parentale è una grave forma di abuso sui minori in cui un genitore cerca di separare il figlio dall’altro, spesso durante una controversia sull’affidamento dei figli. Secondo uno studio, l’alienazione parentale si verifica nell’11-15% dei divorzi che coinvolgono figli. L’alienazione parentale può causare nei bambini bassa autostima, depressione e ansia, problemi di attaccamento e altro ancora. Centinaia di studi confermano la portata globale dell’alienazione parentale. In risposta a ciò, sono state approvate leggi in Brasile, Messico, India e altrove, e numerose sentenze hanno cercato di arginare la piaga dell’alienazione parentale.

La liberazione dal femminismo.
Ma incredibilmente, molte femministe negano categoricamente la scienza dell’alienazione parentale. In Italia si appigliano disperatamente alla versione sindromica ipotizzata anni fa dallo psichiatra Richard Alan Gardner, una tesi ampiamente respinta dalla scienza, la quale però ha approfondito e cristallizzato comunque l’Alienazione Parentale come una condotta ben riconoscibile. All’estero le femministe sono invece decisamente meno infantili e più ingegnose nella loro lotta contro la scienza. Ad esempio, la Relatrice Speciale delle Nazioni Unite Reem Alsalem ha pubblicato nel 2023 un rapporto “Custodia, violenza contro le donne e violenza contro i bambini”, per l’esame del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, che respinge l’esistenza dell’Alienazione Parentale, deridendo la condizione come uno “pseudo-concetto non scientifico”. Il rapporto di Alsalem ha suscitato così tante critiche che il Consiglio per i diritti umani ha rifiutato di approvarlo.
Successivamente, il gruppo di ricerca SHERA, di ispirazione femminista in Inghilterra, ha proposto una nuova versione del concetto di negazione dell’alienazione parentale. SHERA ha riconosciuto che l’alienazione parentale esiste effettivamente, ma che solo i padri si comportano in questo modo (sì, hanno avuto la faccia tosta di sostenerlo…). Così, nell’ottobre 2023, ha iniziato a sollecitare i tribunali a usare il nuovo termine “Sabotaggio di figli e madri”. Una sollecitazione miseramente fallita: diciotto mesi dopo, non risulta che un solo tribunale utilizzi la fuorviante terminologia “Sabotaggio di madri e bambini”. In riconoscimento dei gravi effetti e della portata globale dell’alienazione parentale, invece, venerdì 25 aprile è stato designato come Giornata Internazionale della sensibilizzazione sull’alienazione parentale, con gruppi in tutto il mondo che organizzano eventi per promuovere la consapevolezza pubblica del problema. Curiosamente la data corrisponde, in Italia, alla Giornata della Liberazione, che a questo punto può essere interpretata anche come “liberazione dall’inquinamento femminista”.